ATTUALITÀ
Una targa intimidatoria per i palermitani: sembra un'idea di oggi ma è di 300 anni fa
Ci svela che i rifiuti a Palermo sono un problema ricorrente: la targa è del Settecento ed è stata posta (come oggi) per dissuadere chi sporcava e premiare chi segnalava
Mi vede trafficare per scattare alcune foto alla targa e mi guarda divertito. Alla fine mi interpella: "Fotografie?" Ed io rispondo: "Si, alla targa; lei sa cosa c'è scritto?" Mi fa cenno di diniego con la testa e non me ne meraviglio: in pochi sanno cosa intima quella lapide del 1760.
Ma soprattutto cosa racconta. Ebbene, racconta che a Palermo il problema "munnizza" ha radici antiche e profonde. Tanto da sollecitare, nell'allora Deputazione delle strade, la necessità di pubblicare un'ordinanza per debellarlo.
Ecco il testo della targa: "Contestabile d'ordine dell'Illustrissima Deputazione delle strade, ingiunge ed intima a tutte e qualsivoglia persona di qualsisia stato, grado e condizione, che fossero esistenti e abitanti vicino la Venerabile chiesa di san Francesco Xaverio, qualmente d'oggi innanti abbiano vogliano e debbano astenersi ed aversi astenuto di buttare o far buttare qualsisia sorta di terra o sterro ne tampoco qualsiasi sorta d'immondizia o lordure di qualunque sorte a canto o vicino della venerabile chiesa.
Dunque il recente invito da parte dell'Amministrazione comunale di Palermo a segnalare coloro che sporcano ignobilmente la città non è un'idea nuova. E probabilmente poteva essere presa come spunto anche prima. Ma la settecentesca Deputazione delle strade aveva addirittura previsto una ricompensa per i segnalatori, riconoscendo loro un terzo della sanzione applicata ai sudicioni, stabilita in cinque onze, riservandosi le due restanti parti.
Ed inoltre l'ordinanza disponeva che se taluno di codesti sporcaccioni fosse stato inabile, cioè inadempiente, sarebbe incorso nella pena di un anno di carcere ed altre pene previste, ma non meglio identificate. Abbiamo quindi un quadro preciso della situazione "munnizza" a Palermo nel Settecento. Benché, dalla lettura del testo, pare che la ragione principale che indusse l'emanazione dell'ordinanza fu esclusivamente religiosa: "E questo per la poca riverenza che portano alla Casa di Dio".
Si può solo immaginare quanto numerose e pressanti furono le lamentele dei Gesuiti per la costante presenza di spazzatura davanti alla loro chiesa di san Francesco Saverio. In realtà, come periodo, siamo lontani ancora di qualche anno dalla loro espulsione dal Regno di Napoli e di Sicilia, che poi avvenne nella nostra isola nel 1767, ancor prima della soppressione della Compagnia di Gesù del 1773.
E pertanto le loro richieste erano sicuramente tenute in grande considerazione, senza tuttavia a mio avviso tralasciare il generale aspetto di riverenza religiosa largamente diffuso in passato. D'altronde i Gesuiti avevano lavorato tanto nel quartiere Albergheria per l'assistenza materiale e spirituale dei disagiati abitanti fino a fondare in loco, dal 1633, la loro sede: la Casa di Terza Probazione.
In questa casa i nuovi sacerdoti gesuiti si preparavano a professare solennemente il loro quarto voto. Mentre dal 1685 cominciarono i lavori per la nuova e magnifica chiesa di san Francesco Saverio annessa alla Casa.
Quella targa intimidatoria non fa paura più a nessuno e conosciamo bene la realtà del problema spazzatura, sia in quel punto che altrove. Si può solo concludere, in attesa che i moderni provvedimenti siano davvero efficaci, con la frase che mi ha rivolto l'uomo prima che mi congedassi: - Signò, a munnizza è cuosa antica 'mPaliermu!
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