STORIA E TRADIZIONI
Una storia di amore, fortuna (e una gobba): la leggenda sicula di Paulinu d’i Setti Scogghi
Se vi sentite spaesati, il punto di riferimento del nostro tragitto sono sette scogli che emergono dal mare turchese. In questo punto dell'Isola inizia la nostra storia
I luogo conosciuto come "I sette scogli" di Ortigia
Se vi sentite spaesati, il punto di riferimento del nostro tragitto sono sette scogli che emergono dal mare turchese. Ecco, proprio qui inizia la nostra storia, o meglio una leggenda, che parla di fortuna, amore e una gobba: quella di Paulinu d’i Setti Scogghi.
Un giorno, proprio di fronte ai sette scogli nella cosiddetta "villa re varagghi", piccolo spazio alberato vicino alla Fonte, si trovava Capitan Michele Fortuna.
Un mozzo dalla giovinezza e vita non proprio raggianti. Infatti, era disprezzato da molti per il suo aspetto tarchiato e muscoloso e per il caratterino, irascibile e litigioso.
Dalla sua parte aveva la volontà, anche se non bastava a includerlo nelle ciurme di qualunque peschereccio. Quel giorno, però, di fronte al mare cristallino e a quegli scogli, bussa alla porta il destino.
Capitan Michele si accorge che il ragazzino aveva proprio una sporgenza tra una scapola e l’altra, la cosiddetta gobba. Pena e compassione si impossessano del Capitano mentre osserva i ragazzini passare dalle pallonate, ai tuffi in mare; in quell’istante, nota che il giovinetto con la gobba pare essere nel suo habitat naturale.
Infatti, batte alla velocità della luce i compagni al giro dei sette scogli di Ortigia. Capitan Michele si complimenta con lui e gli chiede il nome, al che uno dei compagni dice: “Paulinu dê Setti Scogghi pirchì ni batti tutti ê Setti Scogghi. Si ci scummetti, batti macari a tia!”.
Da lì, nasce subito un bel rapporto, tanto che Capitan Michele chiede ai genitori di Paulinu di allevarlo per fargli fare la vita del marinaio e del pescatore insieme a lui; poco male, una bocca in meno da sfamare.
Il loro legame è sempre più forte e Paulinu diventa una sorta di amuleto portafortuna: ogni peschereccio vuole assumere Capitan Michele, a patto che ci sia anche Paulinu.
Nel frattempo, Capitan Michele diventa realmente capitano dopo l’opera di convincimento dal suocero a prendere in moglie la sua unica figlia, Rosa “ma che rosa non lo era minimamente”.
In cambio, riceve un appartamento e un motopeschereccio super accessoriato e innovativo. La famiglia di Michele si allarga e arrivano tre figlie, di cui l’ultima di nome Gioia, la più amabile e bella. Michele fra tutte decide di dare in moglie al figlioccio Paulinu la prima figlia. Ma come spesso accade, il fato ha in serbo altri piani: Paulinu si innamora di Gioia.
I due però non possono sposarsi, perché secondo tradizione la terza figlia deve prendere marito solo dopo la prima e seconda. Capitan Michele le prova tutte per far innamorare Paulinu e Gelsomina, pure comprandolo con regali fatti consegnare dalla figlia, ma nulla.
I sentimenti di Paulinu per Gioia crescono, facendo attenzione a non far trasparire nulla (ricordiamoci sempre del temperamento di Michele che non accetta obiezioni, e pronto a una minima scintilla a diventare un satanasso). I regali di Gelsomina aumentano e anche l’indifferenza di lui, fino a quando la primogenita del Capitano intuisce il legame tra Paulinu e la sorella, rivelando tutto al padre.
Così, Michele non ci pensa due volte ed escogita un piano: fare saltare a Paulino un giorno in mare e far coricare Gelsomina al suo fianco mentre dorme. Michele avrebbe chiamato Gioia per fargli vedere la scena scandalosa. E a quel punto, il povero Paulinu avrebbe avuto due opzioni: sposare la ragazza minorenne o andare in carcere.
Ma fortuna vuole che Gioia ascolti il piano, e dopo aver messo al corrente di tutto Paulinu organizzano una fuitina; e grazie all’aiuto di alcuni amici pescatori arrivano a Malta. Immaginate la reazione di Michele e quella di Gelsomina trovandosi nella stanza con un fantoccio e leggendo un biglietto con scritto: “Non cercateci mai! Siamo insieme e siamo felici per sempre: vostri figli Paolinu e Gioia!”.
Una notizia scioccante. Da quel momento, la sventura si abbatte su Capitan Michele che naviga tra i debiti e decide pure di vendere il motopeschereccio super innovativo.
Ma non sa che, attraverso una delega a un amico, il motoveicolo lo acquista Paulinu Setti Scogghi che nel frattempo a Malta ha trovato la sua fortuna e avuto con Gioia una figlia di nome Rosa.
Paulinu per far piacere alla moglie, incinta del secondogenito e venuta a conoscenza delle condizioni e delle parole del padre alla vendita del motopeschereccio: "Si ci fussi statu Paulinu, nun m’avissi arridduttu a ’stu puntu", decide di andare a trovare Michele.
Di fronte a questa sorpresa, il Capitano mette da parte orgoglio e caratteraccio, e fa ammenda delle sue colpe; porge le scuse ai due sposi e affida a Paulinu il controllo del peschereccio. Un ritorno, che è di nuovo la fortuna della famiglia: le ricchezze tornano, permettendo anche alle altre due figlie del Capitano di prendere marito.
La fortuna è ripristinata, dunque, e tutto grazie a Paulinu d’i Setti Scogghi portatore di un nome che non ha cambiato neanche all’atto del matrimonio, perché simbolo dell’identità, di un incontro e quell’unico "scoglio" dietro le spalle, buona ventura per lui e tutta la sua famiglia.
Fonte: Arturo Messina - Tra realtà e leggenda.
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