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Una fortezza gotica immersa nel bosco messinese: storia e curiosità di un'abbazia medievale

Si tratta di uno dei monumenti storici più antichi della città che si trova fuori dal centro abitato lungo il percorso del valico dei Peloritani ai piedi del Colli San Rizzo

Balarm
La redazione
  • 8 febbraio 2021

La Chiesa di Santa Maria della Valle o Badiazza a Messina

Una storia molto particolare e poco conosciuta è quella che ci arriva dal Club territorio di Palermo del Touring Club Italiano - un'associazione non profit, che si occupa da oltre cent'anni di turismo, cultura e ambiente - e che riguarda una chiesa di Messina.

Si tratta di uno dei monumenti storici più antichi della città che si trova fuori dal centro abitato lungo il percorso del valico dei Peloritani ai piedi del Colli San Rizzo. Parliamo della Chiesa di Santa Maria della Valle o Badiazza che si trova sulla strada di collegamento Palermo-Messina ed è circondata da un bosco.

La storia di questa chiesa risale al XI secolo quando, si racconta, durante il regno di Federico II, una nave di mercanti proveniente dall’Oriente attraccò al Porto di Messina. Scaricata la merce al momento di lasciare il porto la nave non riusciva a staccarsi dal molo e i marinai dovettero confessare all’arcivescovo che era venuto a cercare di sciogliere il mistero, il furto di un’icona nascosta all’interno della nave che raffigurava una Madonna.
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Portata a terra la sacra immagine la nave riuscì a ripartire. L’icona - issata su un carro tirato da giovenche senza una guida - si avviò lungo il letto dell’attuale torrente Giostra arrivando all’eremo di Santa Maria della Valle, un convento di monache benedettine dell’ordine circestenze che si trovava ai piedi dei colli San Rizzo.

A seguiti di questo fatto miracoloso, nel 1167 - poiché la Madonna raffigurata nell’icona era quella di S. Maria della Scala - la denominazione del monastero e della chiesa venne cambiata.

Nel 1168 il Re di Sicilia, Guglielmo il Buono fece costruire una nuova chiesa che sorge sul letto del Fiumara Badiazza chiamato in dialetto "a ciumara" che venne poi ampliata durante la prima metà del XIII secolo.

A prima vista questo edificio ha un aspetto molto particolare, somiglia più ad un elegante palazzo medievale fortificato che ad una chiesa. Per fortuna, malgrado i numerosi interventi dovuti alle ristrutturazioni e ripristino delle parti pericolanti e erose dal tempo non hanno intaccato la sua meravigliosa monumentalità.

L’abbazia ha attraversato molteplici vicissitudini.

Durante la rivolta dei Vespri Siciliani nel 1282 subbi l’assedio delle truppe di Carlo d’Angiò che la saccheggiarono e incendiarono, distruggendo molte opere d’arte. Successivamente il complesso fu restaurato e decorato agli inizi del XIV secolo.

Nel 1347 in occasione della peste l’icona fu portata in processione per scongiurare la pestilenza.

Con il Concilio di Trento (1545) le monache furono costrette alla clausura nel monastero della città e abbandonarono la chiesa che iniziò un rovinoso decadimento.

Placido Samperi, scrittore messinese, nel 1644 scrive: «….a guisa di un cadavero, spira tutta volta, come i cadaveri Reali, Maestà e grandezza».

Oltre ai danni creati dal totale abbandono, la chiesa risentì, anche, delle alluvioni della prima metà del XIX secolo, in particolare quelle del 1840 e del 1855 che causarono l’interramento interno ed esterno della chiesa e il terremoto del 1851 e del 1908 che provocarono il crollo di alcune arcate.

Dal 1951 al 1955 la Sovrintendenza alla Belle Arti di Messina fece effettuare dei restauri ripristinando archi, pilastri e capitelli e fu costruito un muro per impedire, in occasioni di alluvioni, nuovi interramenti.

L’esterno della chiesa si presenta in stile gotico, ma vi sono rappresentati vari aspetti dell’architettura siciliana del tempo.

L’interno, a croce latina, suddiviso in tre navate di cui la più grande quella centrale, terminava con un ampio transetto sormontato da una cupola emisferica influenzata dall’architettura araba che richiamava lo schema della “qubba islamica” che siu ritrova nelle chiese cristiane di età normanna.

Le navate coperte da volte a crociera sono delimitate da poderosi pilastri ornati da capitelli con motivi floreali. La cupola crollata nel secolo scorso fu ricostruita negli anni successivi ma venne ripristinata con l’influenza dallo stile gotico del tempo.

Il dipinto della Madonna della Scala quando le monache si erano trasferite al monastero in città fu trasferito, a sua volta, ma nel terremoto del 1908 andò perduto.

Alcuni richiami architettonici, secondo gli studiosi, possono essere accostati alla Chiesa cistercense del cimitero di Sant’Orsola a Palermo edificata intorno al 1173 e il transetto richiama quello delle cattedrali di Palermo e Monreale.
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