IN-POST-AZIONI
Una crisi epocale per tutti: non è andata bene affatto, adesso è un "si salvi chi può"
A seguito della decisione del sindaco, Leoluca Orlando, di chiudere le scuole di Palermo dilaga una "schizofrenia" che oggi trova posto sui social, tra applausi e contestazioni
Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando
I numeri parlano di 264 contagi su 60.000 studenti di 74 istituti. Non sono un epidemiologo e quindi non entro nel merito, non voglio giudicare se una percentuale dello 0,44% sia allarmante o meno. Tengo per me la mia opinione.
Gli schieramenti in capo sono però già chiari, da una parte gli allarmisti preoccupati e ben felici di questo ulteriore provvedimento di chiusura che pone gli aspetti sanitari come centrali nelle decisioni da assumere. Sono nella chat WhatsApp di scuola dei miei figli per sapere che questo provvedimento incontra il plauso di tante mamme apprensive.
Dall’altra i meno allarmisti, guardano alle questioni economiche e di organizzazione della società nel medio e lungo periodo. Indubbiamente i figli di impiegati privati, di liberi professionisti, considerata l’assenza di un sistema di supporto, saranno sballottati tra nonni, zii, parenti anziani.
Non ultimo quanti figli di povera gente nelle periferie di questa città dispongono di strumenti informatici e di genitori in grado di supportare i figli nella didattica a distanza? Qualcuno se lo è chiesto? Forse accanto alle rotelle sotto i banchi andavano poste anche questioni più di sostanza a tempo debito. I negazionisti li terrei fuori da questa riflessione, perché negare oggi l’esistenza del virus è un non senso logico.
Le due parti sono divise da quando è iniziata la crisi. In realtà da principio il coro unanime (e se mi consentite un po’ patetico) era “andrà tutto bene”, abbiamo suonato alle finestre abbracciandoci forte forte. Ma non è andata bene affatto. È andata di schifo. E non sta andando bene affatto.
Nonostante la seconda ondata fosse stata ampiamente prevista, anticipata, temuta non si sono messe in atto procedure e soluzioni degne di nota. Non è la responsabilità di questo o quel politico. Io credo che sia il sistema nel suo complesso che stia scricchiolando. L’inadeguatezza dei singoli rafforza la fragilità del sistema delle nostre istituzioni.
Se una cosa il Covid sta insegnando è che a crisi finita, dovremo azzerare tutto e ricostruire l’impalcatura della nostra società. La prossima crisi, ammesso che supereremo questa, potrebbe essere fatale. Non stiamo reggendo in termini organizzativi e neanche psicologicamente.
È un dato che a valle di una crisi che è conclamata dallo scorso febbraio, persiste l’inadeguatezza del sistema sanitario regionale, l’inefficienza dei trasporti nelle città, mentre la richiesta a pubblici esercizi di attrezzarsi con investimenti economici ingenti è risultata del tutto inutile, e queste sono solo alcune cifre di quanto non siamo stati all’altezza non solo di gestire l’imprevisto, ma anche di governare il previsto. Perché sono passati dieci mesi dal primo focolaio italiano e sembra essere al punto di partenza.
Occorre fidarsi ed affidarsi alla politica ed alle decisioni, mi viene detto. Concordo. La chiusura delle scuole è un gesto compiuto dal Sindaco in controtendenza rispetto alle indicazioni di chi ha per ruolo una visione macro della vicenda, mi riferisco agli assessorati Sanità e Istruzione che indicano direzioni diverse da quelle adottate dall’amministrazione comunale.
Da cittadino mi chiedo, ma com’è che in questo momento così drammatico non riusciate a sedervi attorno ad un tavolo, al di là delle appartenenze politiche ed a concordare una soluzione? Questa frattura ed incapacità di dialogo si riversa ovunque: sui social, per strada. Progressivamente mi sembra che “andrà tutto bene” stia lasciando posto al “si salvi chi può”.
Andrà tutto bene? Non lo credo più. Succede che anche per chi come me prova a rispettare le leggi, non solo mettendole in atto, ma riconoscendone l’autorità, diventa sempre più complesso da accettare un sistema di regole che l’autorità di turno produce in modo discordante dall’autorità di ordine inferiore o superiore come se allo stesso momento vivessimo in uno spazio con e senza virus, con e senza pericolo, con e senza ospedali e via dicendo.
Siamo di fronte ad una crisi epocale. La più grave crisi attraversata dalla società occidentale dopo la seconda guerra mondiale. Penso sia più drammatica anche della guerra fredda. L’immagine che stiamo lasciando alla storia è abbastanza imbarazzante.
Siamo in panico, invece di fermarsi, mantenere la calma, effettuare valutazioni, prendere decisioni ragionate, mantenere la barra dritta con attenzione, se necessario cambiare la propria decisione, ovvero fare quello che insegno ai miei figli per affrontare un pericolo inaspettato.
Viviamo in un turbinio di decisioni contraddette da se stesse. L’immagine che la chiusura delle scuole ed i contrastanti provvedimenti mi restituiscono è quella di grande confusione, soprattutto in chi è deputato a scegliere e decidere.
Tutto questo mi ricorda un po' una scena dell’aereo più pazzo del mondo: mentre l’aereo precipita una fila infinita di passeggeri è in coda per dare uno schiaffo alla passeggera in preda al panico. Lo schiaffo in sè ha senso, come gesto singolo per produrre un cambiamento di stato alla poverina, ripetuto in modo spasmodico da tutti i passeggeri dà l’idea che siano loro nel panico, e che lei abbia ragione di averne.
Ecco mi sento quella passeggera.
Questa "schizzofrenia" trova posto oggi sui social, applausi e contestazioni sulla pagina del sindaco, ed una raccolta firme predisposta da Confasicilia che in poche ore ha superato le 1000 sottoscrizioni. Come anche questa petizione online su change.
Andrà tutto bene in attesa del prossimo schiaffone!
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