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Un'oasi (quasi) sconosciuta nel cuore della Sicilia: i tesori di un luogo da preservare

Il primo impatto è forte, di quelli che lasciano il segno. La vegetazione rigogliosa nel periodo primaverile mescola colori luminosi ad altri celestiali. Vi ci portiamo

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 14 aprile 2025

Il laghetto Gorgo

"Sarà capitato anche a voi, di avere un’oasi in testa, sarà una specie protetta… girare, viaggiare e [...]”. Canticchiando sulle orme di Mina o Sylvie Vartan (Zum, Zum, Zum), proviamo a riscuotere successo (non canoro) con la visita di un’oasi a molti sconosciuta: il laghetto Gorgo.

Quanti di voi hanno percorso la statale 115 in prossimità di Montallegro? Tanti! Ma quanti di voi sono riusciti a scorgere il bacino? Domanda da un milione di dollari? No! Uscendo appunto dallo svincolo per la piccola cittadina agrigentina, dal lato opposto, ecco spuntare un invaso poco battuto (e conosciuto).

È tempo di scendere dai mezzi e camminare! Il tracciato si snoda su un percorso che porta gli intrepidi curiosi a visitare, ascoltare e toccare con mano le caratteristiche peculiari del luogo.

Il primo impatto è forte, di quelli che lasciano il segno. La vegetazione rigogliosa - primaverile mescola colori luminosi (verde e giallo) ad altri celestiali (azzurro e celeste). L’incontro provoca un senso di libertà. I passi a cadenza lenta sono accompagnati da nozioni di natura tecnico-ambientale.

In origine, prima del 1960, la zona era un pantano naturale. L’ampliamento dello stesso ha creato un invaso fuori alveo. Costruito in terra omogenea, delimita un serbatoio alimentato dalla diga Castello. Il progetto originario si fonda su due scarichi: quello di fondo e quello superficiale.

Nel primo caso le acque sono convogliate verso il fiume Platani, mentre nel secondo (scarico non completato e ostruito dalla vegetazione naturale) le acque dovrebbero essere indirizzate verso il fosso Gurra. Nel mezzo di nozioni tecniche si respira un’aria ambientale. Infatti, il lago è diventato un passaggio dovuto per migliaia di uccelli migratori.

Questi affrontano i lunghi viaggi che dall’Europa li porterà sino in Africa. L’importanza del fenomeno ha posto un serio problema all’attenzione: la salvaguardia del luogo. Affidata alla Lipu (1986), è facile imbattersi - in alcuni periodi dell’anno - in decine e decine di suoni strani. La lista è abbastanza lunga e interessante.

Palmipedi, passeriformi e trampolieri sono specie con cui poter formare orchestre "immaginarie". Tra uno scatto e l’altro si odono voci provenienti dalle acque del laghetto, l’habitat perfetto! I 500.000 metri quadri dell’area permettono agli osservatori silenziosi di esplorare dentro la natura e non solo.

Gli attenti osservatori possono imbattersi in una serie di pietre gessose, testimoni di un percorso geologico interessante.

Il progetto della Lipu si fonda sulla ricerca dei particolari. Agli stessi che, una volta giunti al capanno, dà la possibilità di curiosare senza disturbare. I (più) fortunati possono imbattersi nell’usignolo di fiume, l’airone rosso, il cormorano, il mignattaio, lo svasso maggiore e altri ancora (un vero spasso per chi ama il birdwatching).

La vera attrazione è un rettile raro siciliano che ama prendere il sole sulle sponde del lago: la tartaruga palustre. Senza dimenticare le libellule e le farfalle, vere attrazioni estive. Come accaduto in altri contesti, purtroppo (siamo pur sempre in Sicilia), alcuni anni orsono sono state avvistate delle macchie scure.

L’associazione Mareamico ha denunciato - oltre alla presenza delle stesse, una percentuale di acque inquinate pari a 200 volte quelle delle fogne. Presumibilmente è stato un atto ignobile da parte di un frantoio della zona che ha riversato le acque vegetali nell’invaso.

Una dimostrazione di scarsa attenzione e affettività con il territorio di appartenenza.

Un problema che oggi, più che mai, andrebbe risolto velocemente. Per il bene nostro/delle specie protette e l’importanza rivestita dal Lago Gorgo.
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