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Un mistero lungo 80 anni tutto siciliano: Ettore Majorana, dalle ipotesi a Cannes

Ne parliamo perché all'ultimo festival del Cinema è stata presentata l'idea di una fiction: il fisico nucleare Ettore Majorana scompariva (per sempre) il 26 marzo del 1938

Balarm
La redazione
  • 28 maggio 2019

Al centro il nazista in fuga Adolf Eichmann e a sinistra un uomo del mistero che, secondo alcuni, è Majorana

La sua vita è degna del cinema: il fisico nucleare 31enne che scompare negli anni Trenta in una assolata primavera del sud Italia, Ettore Majorana, è uno di quei personaggi di cui non si può fare a meno di parlare, anche al festival del cinema di Cannes.

Infatti è lì che è stato presentato il progetto di una serie, il corto "La Radio", scritto da William Lombardo con l’attore palermitano Sergio Vespertino a fare da protagonista.

Nell'attesa di vederlo sugli schermi, è bene ricordare la storia di Majorana dagli avvistamenti nei luoghi e nei momenti più disparati, agli studi, al mistero che ha avvolto la sua scomparsa e fino alle teorie più affascinanti.

Ettore nasce il 5 agosto del 1906 a Catania: il nonno era stato due volte Ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio, il padre (Fabio) era un ingegnere e i fratelli del padre erano un giurista, rettore e deputato, uno statista, un fisico e un giurista e rettore.
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Classico bambino prodigio, Ettore a quattro anni era in grado di compiere a mente calcoli matematici complessi: sceglie di studiare Fisica laureandosi in due anni a pieni voti e lode con una tesi sulla Teoria quantistica dei nuclei radioattivi sotto la guida di Enrico Fermi.

Nel 1932 consegue la Libera docenza in Fisica teorica e vince, un anno prima di scomparire nel nulla nel 1937, la cattedra di Fisica Teorica fuori concorso: al di fuori dei posti messi a concorso gli è stata riconosciuta la cattedra "eccezionale" per alta e meritata fama in una Università del Regno, "indipendentemente dal concorso".

Ettore, trentenne, finisce così a insegnare all'istituto di Fisica dell'Università di Napoli nell'anno accademico 1937/38: una sera di marzo si imbarca su un traghetto di ritorno a Palermo, le sue ultime tracce sono datate all'indomani, 26 marzo 1938.

Da Napoli scrive, prima, una lettera con propositi vagamente suicidi al direttore dell'Istituto, Antonio Carrelli. Da Palermo invia due telegrammi (uno al Carrelli ed uno all'albergo di Napoli in cui alloggiava) ed un espresso, sempre per il Carrelli, in cui si rimangiava il contenuto del precedente telegramma.

Naturalmente partono immediatamente le indagini: indagini che vedono un testimone attendibile (professore Vittorio Strazzeri, dell'Università di Palermo) che, con un marinaio, dice di aver visto Majorana sul ponte del traghetto diretto a Napoli all’alba del 27 marzo.

Da quel momento in poi tutte le ricerche sono vicoli ciechi e iniziano a comparire teorie sui motivi della scomparsa.

Le prime voci si indirizzano sull'ipotesi che si sia ritirato in un convento per continuare i suoi studi e perfino Leonardo Sciascia scrive negli anni Cinquanta sette articoli caso in cui descrive Majorana come un "intellettuale in opposizione agli scienziati" che contribuirono alla costruzione delle armi nucleari.

Viene anche visto, spesso.

In Calabria, per la precisione nella Certosa di Serra San Bruno, ipotesi da sempre negata dai monaci ma avvalorata da Papa Giovanni Paolo II che nell'ottobre 1984, va in visita alla Certosa e menziona la "presenza di personaggi illustri" tra cui proprio il Majorana.

Nel 1978 grazie al giornalista Gino Gullace il settimanale "Oggi" scrive che Ettore Majorana si trova a Buenos Aires per sfuggire "al soffocante affetto materno" e nel 2010, è stata pubblicata una foto del 1950, del nazista Adolph Eichmann accanto a uno sconosciuto in che in molti pensano sia Majorana, su una nave diretta in Argentina (nella foto).

Nel 2016 esce il libro di Andrea Sceresini, Giuseppe Borello e Lorenzo Giroffi "La seconda vita di Majorana" che indaga proprio sulla vita nascosta del fisico in Sud America, nella città di Guacara, e una perizia dei Ris conferma che Majorana visse lì dal 1955 al 1959.

Ovviamente è stato visto In Sicilia, a Mazara del Vallo, tra il 1940 e il 1973: in questi anni è opinione diffusa che un barbone di nome Tommaso fosse in realtà il Majorana: Tommaso a quanto pare aiutò uno studente di fisica e matematica e che confessò la sua vera identità a un muratore.

A Roma è stato visto negli anni Ottanta: un testimone anonimo dice di aver visto un clochard avere la soluzione dell'Ultimo teorema di Fermat, all'epoca ancora irrisolto.

Nei giorni successivi alla scomparsa si parla anche di rapimento: per via della sua padronanza della materia e del suo genio si dice che gli agenti - forse tedeschi - di una potenza straniera lo abbiano costretto a lavorare alle armi atomiche.

Una tesi che viene ripresa anni dopo da una signora di Firenze che sul settimanale "Epoca" dice di avere frequentato Majorana nel 1935 a Firenze insieme a persone straniere e il professore Giorgio Dragoni nel 1974 afferma che Majorana si trasferì in Germania per collaborare alle armi del Terzo Reich.

Del resto negli anni Ottanta viene fuori una lettera di Majorana (del 1933) in cui si mostrava "entusiasta di Hitler".

Ma l'ipotesi che trova più credito tra gli amici e i parenti è quella del suicidio: Ettore si è buttato a mare secondo tutti, meno che secondo la madre che al contrario, pensa che sia scappato.

Gli studi forse alla base della disperazione: Majorana veva previsto la bomba atomica e infatti nel 1972, la Rai manda in onda il film di Leandro Castellani "Ipotesi sulla scomparsa di un fisico atomico", in cui viene ipotizzato che il suo sconforto profondo trovava radice proprio nelle sue conoscenze che gli permettevano di prevedere gli sviluppi delle armi.

Era forse omosessuale? Dietro la fuga o il suicidio potrebbe esserci la paura di non essere accettato come gay.

Il (sedicente) pronipote Stefano Roncoroni afferma che il Majorana era un omosessuale represso e infelice, contrastato dalla famiglia che sapeva ma non accettava.

Tornando al progetto della fiction: la storia alla quale si ispirano regista e co-sceneggiatori è differente grazie a Erasmo Recami - biografo ufficiale di Majorana - che stronca molte delle teorie succitate.

Il sequel de "La Radio" sarà la particella fantasma in cui si snoderanno gli episodi misteriori vissuti dalla famiglia di Ettore grazie alle testimonianze di parenti stretti, come la sorella e il nipote.
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