CRONACA
Un grande parco tra agrumeti e itinerari green: il progetto ambizioso per Palermo
Alcune associazioni e il Comune hanno stilato con cronoprogramma: il parco avrebbe dovuto aprire i cancelli il 2 settembre 2019 ma non è stato fatto nulla
Area tra Via Leonardo da Vinci e Via Raffaello Politi dell'ex tracciato ferroviario Palermo-Camporeale dove sorgerà la Greenway.
In buona sostanza c'era un progetto: il Parco Villa Turrisi (ne abbiamo parlato qui) che si trova in via Michelangelo, fa parte di un progetto ben più ambizioso che è quello della "Green Way" - il percoso naturalistico da fare a piedi o in bici che collega Palermo con Monreale lungo una vecchia ferrovia - e il parco avrebbe dovuto aprire i battenti il 2 di settembre 2019 per essere fruibile dai cittadini e invece probabilmente non sarà così, perché ancora mancano diversi passaggi.
A giugno c'è stata una riunione tra le associazioni che fanno parte del comitato per l'apertura del parco: Wwf, Addiopizzo, Italia Nostra, il comitato Bonafede Russia e Legambiente, il vicesindaco Fabio Giambrone e i presidenti delle partecipate (Coime, Rap e Reset) e si era stabilito il percorso che avrebbe dovuto portare alla riapertura del lungo tratto di questa strada che passa all'interno di quello che sarebbe dovuto essere Parco Villa Turrisi.
Il progetto del Parco, dicevamo, che si intreccia a quello della Green Way è ambizioso, prevede circa 25 ettari di verde tra agrumi e giardini, ma la sua realizzazione è complicata perché il tracciato ferroviario (di proprietà del Comune di Palermo) passa attraverso alcuni terreni privati, (sebbene tutto il verde sia vincolato) e non tutti hanno accolto con entusiasmo l'iniziativa nata dalla volontà di alcune associazioni nel lontano 2002 e sposata da questa amministrazione comunale di farne un grande parco aperto a tutti cittadini, turisti, avventori.
«Passa il tempo e nessuno ci degna di alcuna risposta - dicono gli attivisti - Abbiamo mandato diverse mail dove chiedevamo spiegazioni su come mai non si muovesse più niente e tutto quello che era stato stabilito non si stava portando a compimento, ma non abbiamo mai ricevuto risposta. Giambrone non risponde più al telefono. Crediamo che tutto questo sia una forte mancanza di rispetto nei confronti degli interlocutori, abbiamo capito che il dialogo non paga, le date le hanno fissate loro. Se continueranno a non farsi vivi procederemo per altre vie perché quel terreno è pubblico ma viene fruito da privati e non riteniamo che sia giusto».
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