STORIA E TRADIZIONI
Un bagliore e l'orologio fermo alle 2:27: la tragedia del dirigibile precipitato a Sciacca
Quella notte un gruppo di lavoratori della Ferrovia si preparava a prendere un treno per tornare a casa, quando videro il cielo a ovest accendersi, ma non era un fulmine
Il dirigibile Dixmude
Alle due e trenta per un gruppo di lavoratori della Ferrovia il turno era finito e gli operai, insieme ai macchinisti, si preparavano a prendere un treno per tornare a casa, quando videro il cielo a ovest accendersi, ma non era un fulmine.
Il bagliore fu intenso e anche veloce a spegnersi e uscì fuori presto dalla loro vista. Quella notte anche un cacciatore, che aveva la casa in riva al mare, era sveglio e guardava il temporale, quando vide anche lui un lampo di luce, seguito da un bagliore rosso all'interno di una nube e qualcosa in fiamme che cadeva dal cielo.
Non sapevano che stava assistendo ad una delle prime e più gravi tragedie dell’aeronautica francese. Nelle prime ore del mattino era tornato il sereno e sulla spiaggia di Sciacca alcuni pescatori trovarono due serbatoi di alluminio, recanti i numeri "75 L-72" e "S-2-48 LZ-113" e vari altri detriti, compresi scarti di tessuto carbonizzato e anche frammenti di travi di alluminio.
Ma il 26 dicembre tre pescatori trovarono impigliato tra le reti un corpo e rientrarono subito al porto. Sopraggiunsero le autorità sanitarie e un magistrato. Venne identificato come Du Plessis de Grénédan dai documenti trovati nelle tasche. Il suo orologio si era fermato alle ore 2:27.
Un altro corpo, quello di QM Guillaume verrà ritrovato in seguito. Nel corso dei giorni successivi, altri corpi furono recuperati e portati provvisoriamente nel cimitero di Sciacca.
Oltre le Alpi, in Francia, in quei giorni di fine anno il comando dell’aeronautica militare teneva segreta una nota arrivata dal nord Africa: il 21 dicembre la stazione radio di Algeri aveva captato due messaggi dal dirigibile Dixmude, poi più nulla. Il governo francese, per motivi politici, non voleva ammettere la possibilità di aver perso un dirigibile.
Ma dopo il ritrovamento del corpo del comandante del dirigibile Du Plessis de Grénédan, un militare francese, nelle acque della Sicilia, non era più possibile tenere nascosta la tragedia. Il Dixmude era un dirigibile Zeppelin, costruito per la Marina imperiale tedesca come L 72 (c / n LZ 114) e rimasto incompiuto alla fine della prima guerra mondiale.
Dopo la sconfitta nella prima guerra mondiale, fu dato alla Francia come riparazione di guerra e rimesso in servizio in servizio della Marina francese, ma venne ribattezzato Dixmude, località francese dove venne combattuta nel primo conflitto mondiale una battaglia contro i tedeschi.
Il 18 dicembre 1923, il dirigibile Dixmude lasciò la sua base a Cuers-Pierrefeu per un raid di prova non-stop sopra il Sahara. Dixmude completò con successo il suo addestramento e il dirigibile fece ritorno verso la Francia. Aveva a bordo cinquanta persone, quaranta membri dell’equipaggio e dieci ospiti.
Raggiunse In-Salahe e mise poi la prora verso Algeri nei tempi previsti, iniziando il viaggio di ritorno verso la Francia. Alle 22:00 raggiunse la regione di Thala, in Tunisia. L'aeronave disponeva ancora di circa 36 ore di carburante e rinunciò a raggiungere Baraki, mettendo la prora verso il Mediterraneo.
Oltrepassò la costa tunisina a Médenine, dirigendo verso la Sardegna. Fu visto attraversare la Tunisia la sera del 20. Il 21 dicembre la stazione radio di Algeri captò due messaggi, all’una e 21 e poi alle 2 e 8 minuti, con cui si diceva che il dirigibile vacillava a causa di un temporale e poi più nulla.
Verso le 2:30 del mattino, mentre il dirigibile transitava al largo della Sicilia, una luce di un fuoco ardente illuminò il cielo di Sciacca. Si ritenne che probabilmente il dirigibile fosse stato colpito da un fulmine che aveva acceso e bruciato i suoi palloni all'idrogeno. Il Dixmude e tutto il suo equipaggio caddero in mare a poche miglia dal porticciolo di Sciacca.
Si organizzò un’opera umanitaria e di soccorso organizzata da Padre Arena, prete della chiesa delle Giummare, per il recupero delle vittime. Ma in una relazione del Comitato consultivo nazionale per l'aeronautica francese dell’aprile del 1924 leggiamo che «l'aeronave non è stata colpita da un fulmine e che l'idrogeno nelle celle a gas non è stato incendiato da un lampo, ma che il dirigibile fu, molto più probabilmente, distrutto dalla benzina che prendeva fuoco».
Secondo questo comitato ci fu «un incendio di benzina nel corridoio della chiglia». Si osserva inoltre che: «Il dirigibile veniva impiegato, in una stagione dell'anno molto critica e burrascosa, per svolgere compiti per i quali non era stato progettato».
E così conclude la relazione: «Il futuro probabilmente spiegherà perché il Dìxmude è stato guidato così rapidamente in Sicilia e lì naufragò». Il mistero della tragedia del Dixmude rimane invece ancora fitto e non tutti sono convinti che sia stato un fulmine ad incendiare il dirigibile.
Quella tragedia è rimasta a lungo nella memoria dei cittadini di Sciacca. Per onorare quei morti al cimitero di Sciacca nel 1927 venne eretto un monumento ossario. Qualche anno dopo un sacerdote, don Michele Arena, volendo tenere vivo il legame tra Sciacca e quei caduti francesi nel mare della Sicilia, si adoperò per innanzare un monumento presso il convento delle Giummarre, di fronte al mare.
In cima ad una colonna è stata posta una statua di bronzo raffigurante Notre Dame de Fourviere.
Nella lapide del monumento leggiamo: "In procella maris mater et salus semper vobis ero. Sciacca ricorda i caduti del "Dixmude" e i suoi gloriosi caduti vincoli di pace tra la Francia e l'Italia creati da 20 secoli di Cattolicesimo. Questa colonna votiva nel XL anniversario della perdita del "Dixmude" è stata inaugurata alla presenza di alte autorità italiane e francesi - 28-6-1964"
In occasione dell'inaugurazione della colonna, vennero infatti a Sciacca diverse autorità francesi. Di recente una compagnia teatrale saccense ha portato in scena uno spettacolo teatrale che ha ricostruito la tragedia del Dixmude, suscitando grande interesse tra quanti non conoscevano gli eventi.
La vicenda quindi a distanza di un secolo permane nella memoria collettiva con tutto il suo carico di dolere e di profonde emozioni.
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