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Un angolo di paradiso tra le vette dei Sicani: la meraviglia (nascosta) del "Kammarak"

La Sicilia non è solo mare e coste, ma offre una vastità di paesaggi mozzafiato anche tra le sue meravigliose montagne. Vi portiamo in una delle meno conosciute

Erika Diliberto
Giornalista
  • 5 aprile 2024

Sentiero Portella della Venere (foto di Gero Cordaro - Dipartimento dello Sviluppo Rurale e Territoriale)

Conoscere la Sicilia vuole dire conoscere un territorio capace di offrire al visitatore una varietà di ecosistemi unica al mondo.

Un’isola non è solo mare e la Sicilia non è rappresentata solo dalle sue coste e dalle sue limpide acque.

La Sicilia è un’isola ricca in ogni suo angolo e periferia ed offre una vastità di paesaggi mozzafiato a dir poco irripetibili come il suo vasto apparato montuoso che vanta tra le sue catene le Madonie, i Nebrodi, i Monti Peloritani ed i Monti Iblei.

Ognuna di queste regioni montuose ha un fascino straordinario, una storia geologica senza eguali ed una natura impareggiabile, ancora oggi, per molti versi, non contaminata del tutto dall’uomo. Molto spesso, pero, ci si dimentica di luoghi e territori che meritano di esser annoverati tra le bellezze di questa regione.

Non solo i tanti turisti ed i molti visitatori che attraversano questa terra ma molto spesso, anche i siciliani stessi ne sconoscono le meraviglie che si nascondono silenziose nell’entroterra.
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Fra queste, esattamente nella parte occidentale dell’isola si erge maestosa una montagna, un gioiello che porta il nome di Cammarata o semplicemente Monte Cammarata.

Quest’ultima con i suoi 1578 metri di altitudine è tra le vette più alte dei Monti Sicani, una catena montuosa che insiste nell'area centro-meridionale della Sicilia, tra il libero consorzio comunale di Agrigento e la città metropolitana di Palermo.

La “Montagna”, così chiamata dagli abitanti dei paesi limitrofi è magicamente rivestita da boschi di conifere e qualche latifoglia, come l'acero campestre e l'acero montano, e da residui di antichi querceti, rappresentati dalla roverella e dal leccio. In questa fitta rete di vegetazione trovano riparo e vivono molti esemplari di fauna selvatica come: la volpe, il coniglio selvatico, la lepre, la donnola, l'istrice, il riccio e il topo quercino.

L’avifauna invece è ritratta da specie sia stanziali che migratorie, tra cui il regolo, la beccaccia, la capinera, il merlo, il rampichino, lo scricciolo, la cinciallegra e il pettirosso.

Non mancano poi alcuni uccelli rapaci come la poiana, il gheppio, la civetta il barbagianni e l’allocco. Tra le specie a rischio estinzione si segnala anche la presenza del picchio rosso maggiore e della coturnice sicula.

Il monte Cammarata oltre alle sue meraviglie faunistiche e paesaggistiche è in grado di offrire, agli amanti della natura, una vasta rete di sentieri ben organizzati, da percorrere rigorosamente con scarpe da trekking.

All’interno è inoltre possibile sostare per un pic-nic immersi nella natura, nelle due grandi aree attrezzate denominate "Buonanotte" e "Savochello".

Dalla vetta della grande montagna, a forma piramidale, è possibile scorgere ed avere una visione "celeste" dell’isola.

Nelle giornate limpide, a est è visibile la cima dell'Etna (3.357 m), i Monti Erei e la collina centrale dell'isola da Enna fino a Caltanissetta, mentre a nord-est si scorge il gruppo montuoso delle Madonie e dei Nebrodi, a nord il Monte San Calogero (1.326 m) e uno scorcio del Mar Tirreno, più a ovest la Rocca Busambra (1.613 m) fino ai monti di Palermo e i monti del trapanese e a sud la catena dei Sicani tra cui il Monte delle Rose (1.436 m) e le coste del Mar Mediterraneo.

Lo stesso Caruso e anche Alimena nelle sue note scrisse così: «…dalla sua sommità all’apparire dell’aurora, sendo il cielo sereno dalla parte dell’oriente, si vede tutto il regno di Sicilia et alcune montagne della Calabria.

Vi si vede in questo monte una cosa di grandissima meraviglia perché verso mezzogiorno al tempo di està, nel nascere del sole, la ombra di questo monte arriva al monte delle Giummare così detto, vicino quasi un miglio delle città di Sciacca con tutto che sia lontano da detta montagna di miglia 40 e tanto alto che alcuna volta si ha visto che nella sua sommità risplende il sole e ci è serenità grande e verso le falde nuvoli e oscurità e gran piogge».

Monsignor Domenico De Gregorio, perla del Presbitero agrigentino del XX secolo, storico, teologo e anche poeta scrisse, a proposito di Cammarata che gli antichi Agrigentini erano soliti tenere i loro cavalli dei quali si sarebbero serviti nei giochi olimpici, in questa montagna, liberi al pascolo.

Sembrerebbe, a detta del prelato che la permanenza dei quadrupedi nel territorio servisse a far trovare loro nuova forza e vitalità. Quanto affermato è inoltre supportato dagli appunti di Caruso nei quali lo stesso enumera ben 90 erbe medicinali adoperate a scopo curativo. Ancora oggi, gli abitanti dei paesi limitrofi, di Cammarata e San Giovanni Gemini che nascono alle pendici del monte, non sono estranei a questa pratica ed i più esperti fra di loro sono in grado di riconoscere e raccogliere diverse erbe officinali.

Il territorio dei Monti Sicani custodisce in aree archeologiche i segni della presenza dell’antico popolo dei sicani. Di grande interesse sono anche alcuni elementi caratteristici dell’antica civiltà rurale: il pagliaio (esempio di abitazione destinata agli allevatori nomadi), e il baglio (struttura abitativa più complessa, utilizzata dai contadini stanziali).

Ahimè, purtroppo, è doveroso ricordare che tanta magnificenza non ha trovato il giusto supporto da parte dei politici che si sono susseguiti nel corso delle tornate elettorali.

I Monti Sicani, infatti, sono stati un Parco naturale regionale della Sicilia istituito definitivamente il 19 dicembre 2014 e successivamente soppresso nel luglio 2019.

Il Parco comprendeva, un’area di 43.687 ettari ed era suddiviso in ben 12 comuni nei territori del libero consorzio comunale di Agrigento e della città metropolitana di Palermo: Bivona, Burgio, Cammarata, Castronovo di Sicilia, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Giuliana, Palazzo Adriano, Prizzi, S. Giovanni Gemini, Santo Stefano Quisquina, Sambuca di Sicilia. Il primo decreto istitutivo del 2010 della Regione Siciliana, fu sospeso il 9 aprile 2011 dal Consiglio di giustizia amministrativa.

La procedura venne ripresa dall'assessorato regionale al Territorio ricevendo a fine del 2013 il benestare della Commissione ambiente dell'ARS e del Crppn, ma anche a causa del cambio delle deleghe per Territorio e Ambiente ed Agricoltura l'iter burocratico subì dei rallentamenti.

Il 13 gennaio del 2015 a Palazzo Adriano, una delle due sedi del parco, si insediarono Renato Saverino e Francesco Gendusa rispettivamente nelle funzioni di commissario straordinario e di direttore reggente, quest’ultimo sostituito poi da Benedetto Belnome. Sulla base di un ricorso presentato da alcuni proprietari di terreni rientranti nel parco, il TAR nel giugno 2019, annullò il decreto istitutivo.

Il 23 luglio dello stesso anno con il D.A. n. 390/GAB la Regione Siciliana soppresse il decreto assessoriale n. 281/GAB concernente l’istituzione del Parco con il conseguente reinserimento delle riserve naturali orientate di Monte Cammarata, Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio, Monte Carcaci, Monte Genuardo e Santa Maria del Bosco, che erano state integrate nel territorio nel parco, e la decadenza dell'ente gestore.

E così gli “addetti ai lavori” mettono fine e sanciscono definitivamente ad oggi, quello che era stato il sogno di tanti. Sono trascorsi oramai cinque lunghi anni da quando venne sciolto il Parco Regionale dei Monti Sicani, a causa di una sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativo.

Il silenzio è la parola d’ordine imperante al momento e non si hanno più notizie sulla sua istituzione e sul suo percorso amministrativo. Eppure il grande Parco dei Monti Sicani avrebbe certamente rappresentato l’identità, la cultura, e la salvaguardia di un ambiente che troppo spesso, oggi giorno, ci sfuggono dalle mani.
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