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Tutta colpa dell'amore: O’Tama, la pittrice giapponese che s’innamorò di Palermo

Tam è stata una pittrice giapponese che ha vissuto gran parte della sua vita a Palermo dopo aver sposato lo scultore siciliano Vincenzo Ragusa, conosciuto in terra d'Oriente

  • 28 gennaio 2020

O'Tama Kiyohara

Da un magnifico ritratto in terracotta che le fece lo scultore siciliano Vincenzo Ragusa, insegnante di scultura a Tokyo all’epoca del 1878, Kiyohara Tama (alla nascita Kiyohara Tamayo), s’innamorò della Sicilia fino a trasferirsi a Palermo, dove passò gran parte della sua vita.

Figlia di Kiyohara Einosuke, Tama nacque a Shiba, quartiere di Minato a Tokyo, dove il padre era custode del famoso tempio buddista Zōjō-ji, e già dalla scuola elementare iniziò a studiare l’arte della pittura in Giappone. Conosciuta anche con i nomi di Kiyohara Otama, Eleonora Ragusa e Otama Ragusa, Tama è stata una pittrice giapponese che ha vissuto gran parte della sua vita a Palermo: dopo aver posato all’età di 17 anni per lo scultore Ragusa, Tama, nel 1882, a soli 21 anni, lo seguì fino in Sicilia.

Insieme a lei si trasferirono in Sicilia anche la sorella O'Chiyo e il cognato: il loro ambizioso progetto era di aprire una scuola d’arte orientale in Sicilia, unica nel suo genere, nella quale insegnare ai palermitani le tecniche giapponesi di pittura, ricamo e lacca.
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E come nelle più belle favole d’amore, nel 1889 O’Tama Kiyohara (così l'artista giapponese firmava le opere), dopo essersi convertita alla religione cattolica, convolò a nozze con il suo mentore Vincenzo Ragusa, prendendo il nome italiano di Eleonora Ragusa o O'Tama Ragusa.

Durante il suo soggiorno palermitano la pittrice giapponese produsse molte opere pittoriche e lavorò anche come illustratrice reporter; nel 1884 fu nominata direttrice della Sezione femminile della scuola d'arte Museo Artistico Industriale - Scuole Officine che il Ragusa aveva aperto (scuola esiste ancora sotto il nome di Liceo Artistico - Vincenzo Ragusa Otama Kiyohara).

Molte opere dei due innamorati si trovano ancora a Palermo e testimoniamo l'importanza di questo gemellaggio Palermo-Tokyo realizzatosi a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento grazie all'esperienza condotta dal Ragusa in Giappone de alla presenza di O'Tama a Palermo.

Il “Ritratto di Tama” realizzato dallo scultore siciliano nel 1883 si trova ancora esposto presso la GAM di Palermo, mentre “Un ponte tra Tokyo e Palermo”, la prima antologica in assoluto in Italia, è stata allestita al palazzo Sant'Elia di Palermo nel luglio 2017 per ripercorrere in un unico percorso espositivo le opere pittoriche di O'Tama Kiyohara e le sculture di Vincenzo Ragusa.

Dopo ben quasi 51 anni di lontananza dal suo paese, e dopo aver imparato a parlare l’italiano meglio del giapponese, O'Tama Ragusa dovette rientrare in patria nel 1933 richiamata dai discendenti della sua famiglia che inviarono, per sollecitare il suo ritorno in Giappone, una giovanissima pronipote che la condusse da Palermo a Tokyo.

Eleonora Ragusa morì a Shiba, nel 1939, dove ancora in vita aprì un atelier. Rispettando i suoi ultimi desideri in punto di morte la sua famiglia divise i suoi resti: la metà delle sue ceneri infatti si trova in Giappone, nel tempio di famiglia Chōgen-ji, mentre l'altra metà è sepolta nella tomba del marito, nel cimitero palermitano dei Rotoli, sulla cui tomba c'è una colonna sormontata da una colomba realizzata dallo stesso Vincenzo Ragusa.
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