CRONACA
Troppo piccoli in confronto alla guerra: possiamo solo non dimenticare la nostra storia
Qual è l'errore più grande che possiamo commettere in questi tristi momenti? Odiare un popolo, cedere alle trame della paura e dell’ansia, ritenendoci giudici superiori
Il Monumento ai Marinai Russi di Messina
I nostri sentimenti contrastanti sono spesso frutto di notizie e d’immagini manipolate e usate, dove è difficile capire cosa è vero, specie in un mondo dominato dalle “ fake”. Alcune di queste sono goffe, altre manipolate ad arte e con competenza. Questa confusione contribuisce a creare uno stato di allerta, specie se ci mancano dati oggettivi di valutazione, unici in grado di formare un giudizio critico che tenga conto di tutto.
Condizione difficile anche per chi abbiamo delegato a rappresentarci che ha l’onore e l’onere di fare scelte che potrebbero avere gravi ripercussioni interne. Sentiamo anche in loro imbarazzo, agitazione, che spesso oscilla tra bieco cinismo, a semplice attesa aspettando che gli eventi si compino, o a improvvise speranze di dialogo.
I dati ci dicono che sin dal mese di gennaio erano stati registrati movimenti nel Canale di Sicilia di navi russe, come risulta da diversi documenti in dotazione della difesa. La base di Sigonella come le altre in Italia sono diventate quasi esclusivamente territorio Nato e sin da allora partivano missioni di pattugliamento e controllo. Gli Analisti non ignorano l’importanza strategica del Mediterraneo, non a caso John Kirby portavoce del Pentagono, non ha escluso, in una sua dichiarazione, che il Mar Mediterraneo potrebbe diventare “ un secondo fronte della crisi Ucraina”.
A questi di Venti di Guerra che spiravano ben prima di Febbraio, si aggiunge la condizione di difficoltà ultimamente denunciata da vari settori, specie da quello alimentare. Nei gruppi "social" siciliani s’incominciano a registrare post, dove viene lamentata la mancanza di farina che potrebbe fermare le attività di pastifici e panifici, avanzando un uso autarchico dei beni prodotti in Italia.
Siamo consapevoli dell’import/export con la Russia, sappiamo cosa compriamo e cosa vendiamo e di come questa situazione possa essere uno degli aspetti di crisi: si può fare a meno di un prodotto di lusso made in Italy, ma non si può fare a meno di grano e gas. Così come sappiamo che dovremo accogliere dei profughi, la maggior parte di Ucraini presenti in Sicilia e in Italia è costituito da donne che chiederanno il ricongiungimento famigliare per i parenti che disperatamente cercano di fuggire.
Al netto di questi dati reali, resta questo senso di sconforto, d’interrogativi che ancora non trovano risposta, che mutano di ora in ora e che arrivano dopo due anni durissimi di Covid. Da qui potrebbe nascere quel sentimento di ostilità, rabbia e forse odio, verso un popolo che oggi è il “cattivo” da combattere e allontanare.
Potremmo essere portati a dimenticare dei gesti che ci hanno riguardato da vicino, come l’aiuto fornito dalla Marina Russa durante il terribile terremoto di Messina. Era il 1908 quando la “Tsarevic”, la “ Slava” e gli incrociatori "Markoff” e “Bogatyr”, ancorati nel porto di Augusta per un'operazione di addestramento, accorsero per primi dopo le scosse. Questa Flotta del Mar Baltico, si riunì dopo la prima scossa, in quello che era, di fatto “ un consiglio di Guerra” sotto il comando dell’Ammiraglio Litvinov.
All’unanimità e senza attendere conferma dallo Stato Maggiore, decise di levare le ancore per dirigersi verso Messina. Arrivati prospicienti la costa, calarono in mare le scialuppe, dividendosi gli incarichi: una parte in aiuto nella ricerca dei dispersi , l’altra avrebbe imbarcato feriti e profughi. In tutto furono soccorsi circa 2000 messinesi.
Molti di questi marinai, arrampicandosi su cumuli di macerie, tra gli incendi, lavorarono per ore senza mai fermarsi nonostante fossero contusi o feriti, rischiando la vita. Furono chiamati dalla popolazione gli “Angeli Russi”. Oggi a Messina in “Largo Marinai Russi” c'è un monumento che li ricorda: baffuti marinai in divisa, traggono dalle macerie di una casa una donna e un bambino. Nel Museo della guerra di San Pietroburgo, c’è una rassegna fotografica che ricorda questi tragici momenti.
Se poi oltre questa storia che ci riguarda da vicino, proviamo a ricordare il sacrificio umano dei soldati russi durante la seconda guerra mondiale, forse potremmo guardare con più obiettività soppesando ragioni ed eventi .
La storia non è mai del tutto “vera”, spesso nell'immediatezza è frutto del comune sentire del momento, degli indirizzi delle scelte che spesso vengono prese sopra le nostre teste. Capire le ragioni e arrivare a un convincimento richiede un lungo tempo di decantazione, che per ora non è possibile avere. Un dato certo è che a quel tribunale della storia non saremo seduti noi. Che cosa fare quindi in queste ore e giorni? Sicuramente accettare che è impossibile fare delle previsioni, possiamo sperare, ascoltare tutto e tutti, anche quelle voci che non ci fanno piacere, cercando di tenere insieme tutte queste informazioni per provare a comprendere.
Quello che sicuramente non dovremo fare è giudicare, odiare, dimenticando la pietà, compassione e ragionevolezza; dovremo ricordare che ogni singola perdita, da dovunque provenga, è una sconfitta nostra e dell'intera Umanità.
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