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Tra piume, armature e sogni a occhi aperti: la magia dei Pupi nelle mani di Salvatore

Aveva cinque anni quando si è innamorato di questo mestiere e ha iniziato a capirlo guardando il padre: l'Opera dei Pupi è una "magia" dalle antiche radici

  • 2 settembre 2019

Salvatore Bumbello

Salvatore Bumbello, 42 anni, palermitano di nascita, di professione fa il Puparo. Una tradizione che si tramanda di padre in figlio, da maestro ad allievo, un’arte legata alla tradizione siciliana dell’opera dei Pupi.

Salvatore ha appreso questa arte dal suo papà, anch’egli puparo di mestiere e apprendista del rinomato puparo del Capo, Francesco Sclafani.

«Mia nonna lavorava e quindi spesso le capitava di lasciare mio padre, fin da piccolo, dal puparo del Capo Francesco Sclafani - racconta Salvatore - Nei pomeriggi passati li, mio padre si è appassionato a questa arte e ne ha fatto il suo lavoro. Io sono il più piccolo di quattro fratelli e ho deciso di seguire le sue orme».

Salvatore é un puparo, ossia materialmente colui che si occupa di costruire i pupi e di metterli in scena. Ma all’interno del mondo dei Pupi esistono anche altre mansioni.

C’è il "Maniante", cioè chi semplicemente manovra i pupi senza recitare, poi c’è "l’Oprante", che si occupa invece di scrivere la storia da mettere in scena e di assegnare i ruoli ai diversi personaggi, un po’ come fosse il regista dell’opera, e infine c’è il Puparo che si occupa sia di costruire il pupo che di metterlo in scena.
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«Da quando avevo 5 anni, subito dopo la scuola, guardavo mio padre lavorare e mi sono innamorato di questo mestiere - continua Salvatore - Quella del Puparo non é un’arte semplice, perché colui che mette in scena deve conoscere il carattere del pupo, ci sono dei codici che ci tramandiamo di padre in figlio, da maestro ad allievo, ed inoltre ogni pupo ha il suo stemma e ogni storia ha dei ritmi diversi, come quello della battaglia o del bambino».

Come repertorio principale l’opera dei Pupi racconta la Storia dei Paladini di Francia, scritta in vari episodi da Giusto Lo Dico nella sua prima edizione del 1870. Ma non è sempre stato così, spiega Salvatore.

«In origine, nei teatri si esibivano i Pupi in Paggio (senza armature), che raccontavano storie di briganti o storie di vita quotidiana, le c.d vastasate siciliane».

«Poi però ci fu l’avvento nelle piazze dei c.d. Rinaldini o Cuntastorie, che iniziarono a cantare a puntate le storie dei Paladini di Francia, e la gente si appassionò cosi tanto a questi racconti a puntate che mentre le piazze si riempivano i teatri si svuotavano».

I Pupari quindi dovettero reagire alla crisi dei teatri mettendo in scena dei Pupi armati e raccontando anche loro la storia dei tanto amati Paladini di Francia, offrendo all’affamato pubblico ogni sera un episodio diverso. Quasi un anno di storia, che va dalla morte di Pipino Re di Francia fino alla morte di tutti i Paladini nella battaglia di Roncisvalle.

«Dal 2010 ho fondato una compagnia che si chiama Opera dei pupi Brigliadoro, e oggi ho la fortuna di lavorare insieme ai miei 3 figli, che subito dopo la scuola vengono ad aiutarmi in scena».

«Facciamo tanti spettacoli al Museo delle marionette a Palermo e negli ultimi anni giriamo il mondo anche con un teatro itinerante per diffondere questa magnifica arte in tutto il mondo».
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