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Tra le mogli (sfortunate) di Federico II ce ne fu una che si tagliò i seni: drammi d'amore siciliani

Lo Stupor Mundi era noto anche ai contemporanei per la sua esuberanza sessuale. Vi raccontiamo la storia di un’amante abbandonata, condannata a difendere per l’eternità la propria innocenza

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 12 maggio 2022

Codex Manesse - il cantore Konrad von Altstetten con la sua amante, spesso identificato con Federico e Bianca Lancia

L’imperatore Federico II (1194-1250), figlio di Enrico VI e di Costanza d’Altavilla, era noto anche ai contemporanei per la sua esuberanza sessuale: ebbe quattro mogli, molte amanti e (secondo alcuni) persino un harem. Si dice che il mistico calabrese Gioacchino da Fiore (1130 – 1202) interrogato da Enrico sul futuro di Federico, abbia risposto: “Perverso il tuo bambino! Cattivo il tuo figlio ed erede!”.

Il cronista fiorentino Giovanni Villani (1280-1348) riporta che Federico “fu dissoluto in lussuria in più guise e tenne molte concubine e mammalucchi a guisa dei Saracini: in tutti i diletti corporali volle abbondare, quasi vita epicurea tenne.” (Cronica VI).

Si dice anche che le prime tre consorti furono imposte all’imperatore svevo dalla ragion di Stato e che egli amò sinceramente solo Bianca Lancia, l’ultima moglie, la cui stessa esistenza sembra sospesa tra storia e leggenda.
Nel 1209, a soli 15 anni Federico si sposò per la prima volta, con la venticinquenne Costanza, figlia del re d’Aragona e vedova del re d’Ungheria. Le nozze erano state fortemente caldeggiate dal Papa, Innocenzo III, che voleva affiancare al giovane una donna matura, affidabile e con una forte fede religiosa. Nel 1211 nacque l’erede, Enrico, futuro re di Germania. Nel 1222 Costanza morì a Catania, di malaria.
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Le nuove nozze del trentenne Federico con Jolanda di Brienne. figlia del re e della regina di Gerusalemme, furono sollecitate anche questa volta da un pontefice, Onorio III, in vista della Crociata in Terra Santa. Jolanda che aveva allora 13 anni fu la moglie più sventurata: bruttina, immatura, non amata da Federico e abbandonata già nella prima notte di nozze. Tuttavia diede al marito due figli, Corrado IV e Margherita, e morì nel 1228 a soli 16 anni.

La terza consorte, Isabella d’Inghilterra, figlia di re Giovanni Senza Terra, inizialmente promessa ad Enrico, figlio dell’imperatore, nel 1235 finì per sposare proprio Federico II, vedovo dal 1228 di Iolanda di Brienne. Fu (neanche a dirlo) l’ennesimo papa, Gregorio IX, a spingere Federico a queste nozze per consentire all’imperatore di avvicinarsi ai ricchi guelfi germanici che non riusciva a controllare. Isabella, che fu madre di 2 bambini, Margherita ed Enrico (morto in giovanissima età), spirò a soli 27 anni nel dare alla luce una bambina, che morì poco dopo la nascita.

Infine la quarta e ultima moglie dello Stupor Mundi fu Bianca Lancia: con la nobile fanciulla Federico a partire dal 1225 mantenne una lunga relazione illegittima. L’imperatore la conobbe quando era ancora sposato con Jolanda di Brienne (dalla quale in realtà viveva separato). Avrebbe potuto fare di Bianca una donna onesta, una volta rimasto vedovo, invece preferì per motivi politici impalmare Isabella d’Inghilterra e mantenere una relazione clandestina (ma tutt’altro che segreta) con la donna amata. Bianca partorì infatti due figli: Costanza e Manfredi (o forse secondo alcuni anche una terza figlia, Violante).

Non vi sono fonti documentarie certe su Bianca Lancia e ciò rende problematico ricostruirne la figura; anche la sua posizione nell’albero genealogico della famiglia Lancia/Lanza risulta difficile e numerose sono le supposizioni sulle sue origini. Il genealogista siciliano Filadelfo Mugnos (1607-1675) ad esempio la vorrebbe figlia di Corrado Lancia dei duchi di Baviera e sorella di Galvano Lancia, signore di Brolo e barone di Longi, capostipite di tutti i Lanza di Sicilia. Forse il suo vero nome era Beatrice e potrebbe aver vissuto in giovane età fra le mura del castello dei Lancia a Brolo (Messina) e poi forse nel maniero di Paternò (Catania) oppure in quello di Gioia del Colle (Bari) in Puglia.

Una fonte cronologicamente coeva ai due amanti, il cronista inglese Matthew Paris (1200-1259) riferisce che circa vent’anni dopo il primo incontro con Federico, Bianca gravemente malata, supplicò il sovrano di sposarla in articulo mortis (all’atto della morte) per la salvezza della sua anima; gli chiese inoltre di legittimare il figlio Manfredi. Federico nuovamente vedovo avrebbe acconsentito alle nozze e così Bianca, anche se solo per poco, sarebbe stata imperatrice. Secondo la Chronica di fra’ Salimbene da Parma (1221-1288), la coppia si sposò poco prima della morte dell’imperatore, quindi alla fine del 1250.

Secondo molti storici il matrimonio tra Bianca e Federico avvenne dopo il 1247 ma prima del 1250, perché nei patti matrimoniali del 1247 con Beatrice di Savoia Manfredi non era stato ancora legittimato ed era ancora indicato con il cognome Lancia, mentre nel testamento dell’imperatore veniva citato come figlio legittimo.

Una leggenda, che ci è stata tramandata dallo storico padre Bonaventura da Lama, narra che durante la gravidanza di Bianca, Federico sospettando un tradimento e temendo che il bambino non fosse figlio suo, abbia rinchiuso l’amante in una torre del castello di Gioia del Colle (ma la stessa storia è tramandata anche a proposito del castello di Monte Sant'Angelo). Dopo il parto, l’aspetto del figlio, molto somigliante al padre, fugò ogni dubbio.

Scriveva Padre Bonaventura da Lama (1650 – 1739) che a Gioia del Colle “v’è una prigione chiamata l’Imperatrice, dove è fama che qui Federico avesse tenuta carcerata per capriccio di gelosia la moglie gravida, diceva, d’un paggio, ed avendo partorita dentro il carcere un figlio qual portava sopra di se un segno del padre, si troncò da se medesima le mammelle, ed insieme col parto (col neonato) le inviò al suo marito, perlocchè passò all’altra vita (passò a miglior vita)”.

Bianca dunque sentendosi profondamente umiliata e addolorata si tagliò i seni e, come prova d’amore e fedeltà, li inviò all’amante, sopra un vassoio insieme al neonato, poi spirò.

In quelle che erano un tempo le celle della prigione, scolpiti sulla parete, si ammirano oggi due elementi bombati che assomigliano a due mammelle di pietra. Ricciotto Canudo (1877-1923), poeta e scrittore, in visita alla prigione del castello di Gioia affermava: “Ed io ho veduto le mammelle di Bianca Lancia, le ho vedute nel ricordo eternato della pietà del popolo, perché i carcerieri dell’infelicissima adultera amante del Re le scolpirono nel mezzo, ad altezza di uomo per indicare dove l’Imperatrice era morta.

Ed il popolo che ha talvolta il concetto sacro dell’amore più di quello della gerarchia, battezzò la morta col nome di Imperatrice già che il grande Imperatore l’aveva amata e poi odiata e poi lacrimata”. A Gioia del Colle si dice che ogni notte, in quella torre che fu carcere di Bianca si ode un pianto che spezza il cuore: è il lamento di un’amante abbandonata, condannata a difendere per l’eternità la propria innocenza.
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