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Tra i mille vicoli della Città delle 100 Chiese: perché Piazza Armerina non è "solo" mosaici

Ad accompagnarci tra le innumerevoli stradine della città normanna a pochi chilometri da Enna sono Concetto Parlascino e Giuseppe Bonanno, due amici piazzesi "doc"

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 27 dicembre 2021

Nel cuore della Sicilia a pochi chilometri da Enna troviamo "arrampicata" su un colle, Piazza Armerina. Una città, con poco più di ventimila abitanti, nota in tutto il mondo per i suoi straordinari mosaici, del IV secolo d.C, siti all’interno della Villa romana del Casale.

Un’imponente costruzione nobiliare che, dal 1997, è considerata patrimonio mondiale dell’Umanità dell’UNESCO. Un vero supremo esempio di villa tardo-imperiale che testimonia l’utilizzo di questo territorio da parte dei romani, decisamente interessati a tutelare gli interessi dell’economia rurale dell’Impero d’Occidente.

Ma Piazza Armerina non è nota solo per la Villa Romana.

Il suo centro storico è un incantevole scrigno da scoprire con le sue caratteristiche viuzze, palazzi nobiliari ma soprattutto per le numerose chiese di estremo interesse architettonico. In tutto il territorio se ne contavano cento, di cui almeno una settantina si trovano nell’abitato. Una varietà di stili architettonici che comprendono il periodo aragonese fino a quello barocco.
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Ad accompagnarmi tra le innumerevoli stradine e vicoli della città normanna, gli amici Concetto Parlascino e Giuseppe Bonanno, due piazzesi “doc” dove l’amore per il proprio territorio lo si evince palesemente dall’entusiasmo che hanno nel mostrarmi questi luoghi.

Dopo aver visitato l’imponente castello aragonese, del XIV secolo, costruito nell’antico nucleo medievale sul colle “Mira”, il passaggio successivo è la pinacoteca Comunale. Qui l’attenzione ricade su un “affresco staccato”, della prima metà del quarto decennio del XV secolo. Si tratta di una "Madonna col Bambino in trono” proveniente dalla Chiesa di Santa Maria di Gesù e attribuito al “Maestro del Polittico di San Martino” dove non è da escludere che ci sia stato anche l’intervento di un suo collaboratore.

Nella parte bassa del dipinto si legge la scritta “Sancta Maria de Yesu” che ricorda l’antica collocazione nella chiesa francescana. Di particolare interesse è il disegno preparatorio rinvenuto al disotto dell’intonaco, anch’esso custodito nella pinacoteca, che consentiva una sorta di prova generale finale dell’affresco. Altro quadro interessante è il ritratto del piazzese

Prospero Intorcetta, il missionario e gesuita del XVII che, fu il primo a tradurre in Europa le opere del filosofo Confucio dal cinese al latino. Un'altra opera di pregio, sempre conservata nella pinacoteca, è quella della "Madonna col Bambino", del XVI secolo. Si tratta di una tempera e olio su tavola di estrema delicatezza sia nei tratti che nella postura dei personaggi.

Ma ciò che è straordinario di Piazza Armerina, è la presenza di numerose chiese spesso collocate a distanza di pochi passi l’una con l'altra.

Non è un caso che la città è sede di una tra le diocesi più estese e più importanti della Sicilia. Nonostante la sua giovane costituzione, la circoscrizione vescovile comprende dodici città, tra queste quelle di Gela, di Niscemi e di Aidone, ed ha un ruolo di primo piano, testimoniata anche, dalla visita pastorale di Papa Francesco nel mese di settembre del 2018, in occasione del 25° anniversario della morte del Beato Pino Puglisi. La diocesi di Piazza Armerina venne eretta il 3 luglio 1817 con la bolla Pervetustam locorum di papa Pio VII. Il documento papale presentava un inno e un elogio alla città, descrivendo inoltre la nuova cattedrale, la dote del vescovado e del seminario.

L’imponente Cattedrale, voluta dal barone Marco Trigona il quale donò tutta la sua eredità alla chiesa, è dedicata a Maria Santissima delle Vittorie e nel febbraio del 1962 Papa Giovanni XXIII la elevò alla dignità di "basilica minore". L’edificio religioso domina il panorama e la sua grande cupola è visibile da tutta la città, questa costruzione fu iniziata nel 1604, continuata dall'architetto Orazio Torriani e completata nel 1719. Di particolare interesse architettonico è il campanile in stile tardo gotico, risalente al XV secolo ed è quello di una precedente chiesa, al posto della quale venne eretta l’attuale cattedrale.

Al suo interno e più precisamente in corrispondenza dell’arco trionfale pende una croce lignea dipinta su entrambi i lati, dove è possibile ammirare la crocifissione e la resurrezione di Cristo. Questa opera, risalente al 1485, è attribuita al “Maestro della croce di Piazza Armerina” anche se sono molteplici i richiami stilistici con la croce di Pietro Ruzzolone, custodita presso la Maggior chiesa di Termini Imerese.

Da un lato della croce e in particolare in quello del Cristo crocifisso, notiamo un Cristo Redentore benedicente, San Giovanni Evangelista, la Madonna addolorata e Santa Maria Maddalena. Sul retro, oltre al Cristo risorto, osserviamo i simboli degli evangelisti e degli angeli che sorreggono dei cartigli.

Altro elemento interessante che si può notare all’interno del Duomo è il battistero realizzato da Antonio Gagini nel 1594 e la tomba del Vescovo Mario Sturzo, fratello maggiore di Luigi.

Ma le opere custodite nelle chiese di Piazza Armerina sono così molteplici che non è sufficiente una sola giornata per visitarle. Tra queste segnaliamo gli affreschi del fiammingo Borremans della chiesa di San Giovanni, dove il noto critico d’arte Vittorio Sgarbi definì questo luogo la “Cappella Sistina di Sicilia”. Ed ancora le chiese di San Martino, di Sant’Ignazio di Loyola e del Santissimo Crocifisso, veri gioielli d’arte che vale la pena visitare.

Dopo i saluti con i miei “ciceroni speciali”, Concetto e Giuseppe, il vero rammarico rimane quello di non aver avuto più tempo per ammirare altre meraviglie. Un ottimo motivo per ritornare a Piazza Armerina.
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