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Tra canyon, borghi e il castello Pollicino: la valle in Sicilia dove scorre il Santo Stefano

Un itinerario fra opere d’arte, importanti realtà produttive, una campagna rigogliosa e bizzarri scenari naturali in tre località: Mezzana, Soprana e Sottana

Santo Forlì
Insegnante ed escursionista
  • 11 aprile 2025

Il Castello Pollicino

In Sicilia c’è il paesino di Santo Stefano Medio dove si ammirano castelli, castellacci, guglie, pinnacoli e obelischi. Una bella camminata fra pregevoli opere d’arte, importanti realtà produttive, una campagna rigogliosa e bizzarri scenari naturali. Ma raccontiamo tutto per intero.

A fine marzo col gruppo Valli Basiliane siamo partiti per l’ampia e popolosa vallata del torrente Santo Stefano, a 10 chilometri circa da Messina centro. Comprende tre distinte località: Soprana (Santo Stefano Briga), Mezzana (Santo Stefano Medio), Sottana (Santa Margherita).

Arrivati sul ponte che supera il torrente Santo Stefano fortunatamente quest’anno con una buona portata d’acqua, ci siamo incamminati nella principale piazza di Santo Stefano Medio.

Quivi abbiamo notato, cosa non comune, un palco stabile con sedili in cemento e leggii in ferro battuto per ospitare una banda musicale. Di fronte sorge la chiesa che vista dall’esterno appare semplice, ma ci siamo entrati e ci siamo trovati in un interno straordinariamente ricco, oltremodo impreziosito da marmi multicolori ma tendenti al rosso.

C’erano quadri di pregevole fattura di immagini sacre fra cui quello di Santo Maria dei Giardini in legno dipinto. Abbiamo poi proseguito dando uno sguardo al paese, abbiamo notato situato vicino al suo centro un castello semi diroccato con le mura annerite dal tempo e con un aspetto cupo e per certi versi inquietante.

Infatti abbiamo appreso strane leggende su di esso, fra cui quella della bella dama che fu imprigionata e del suo amore impossibile ostacolato dalle differenze sociali e che per questo motivo ne morì. Si dice che il suo spirito vagherebbe ancora in una torre del castello.

Invece un po' più in lontananza su un leggero rilievo si erge il castello Pollicino ancora intatto con la sua facciata chiara e con innumerevoli merli sul prospetto, è delimitato da due terrapieni e da due cinte murarie.

Il proprietario ci ha fatto entrare ed abbiamo ammirato il cortile con erbetta e delle belle palme e con un bellissimo affaccio panoramico su tutta la vallata e con la vista del mare come sfondo.

Dopo abbiamo sceso le scale per vedere la cantina ipogea piena di botti della sua importante azienda vinicola Lepardo che esporta vino pregiato all’estero.

Terminata la visita abbiamo imboccato una sterrata lungo il greto del torrente ed abbiamo camminato vedendo fluire le sue acque e udendone il gorgoglio, sensazioni entrambe piacevoli.

Lungo le sue rive c’erano delle euforbie in fioritura, alcune avevano un disegno così regolare da sembrare dei grandi ombrelli dipinti con fiorellini di un giallo tenue.

Dopo avere attraversato il torrente per un tratto ce ne siamo allontanati affrontando un sentiero un po’ in ascesa che si snodava fra massi e cespugli fino a quando siamo giunti in un luogo inondato di chiara luce, uno spettacolare canyon: le gole di Pietroieni costituite da alte pareti di roccia bianca a strapiombo su ambedue i lati.

Su una delle pareti c’è l’edicola di San Gaetano e da un foro della stessa sgorga un abbondante getto di acqua limpida, questa fonte è denominata "dell’acqua vena".

L’alveo del torrente è costituito da un pavé perfettamente compatto, lucido, chiaro e levigato da suscitare ammirazione. Dopo una breve sosta in questo grandioso scenario naturale, per un tratto abbiamo fatto lo stesso percorso a ritroso.

Poi invece per completare l’anello ci siamo inoltrati in mezzo ai campi di agrumi in piena fruttificazione che con i loro colori brillanti conferivano gaiezza al paesaggio che sembrava addobbato a festa come quando nel paese ci sono le luminarie in occasione di grandi eventi.

Il giallo brillante era conferito dai limoni Interdonato che si presentano in forma ellittica con un umbone pronunciato (chiamato anche naso del limone).

È buonissimo da mangiare, la polpa è spessa e dolce. Esso viene esportato ed ha vari utilizzi in ambito industriale anche per delle essenze profumate.

Siamo da qui pervenuti in contrada Fornaci ospiti di una parrocchia dove in mezzo alla campagna abbiamo avuto la gradita sorpresa di ammirare l’interno di una cappella normanna con i caratteristici archi di mattoni sovrapposti e convergenti fra di loro.

Abbiamo poi proseguito fra i campi da dove volgendo lo sguardo verso l’alto potevamo scorgere i famosi castellacci di Santo Stefano Medio. Sono questi delle formazioni rocciose color bruno scuro spoglie di vegetazione più compatte in alcune zone, più frammentate in altre, scolpite dalla pioggia e dal vento assumono varie forme.

Abbiamo visto una mastodontica roccia quadrangolare che aveva un aspetto quasi minaccioso di una temibile fortezza a dominare la valle. Altrove c’erano guglie e pinnacoli e due obelischi somiglianti a quello di Assuan.

Infine siamo giunti nel pianoro di contrada Landolina interamente ricoperto di tenera erbetta e con una bella vista sullo stretto e sul braccio di mare fra le due sponde la siciliana e la calabra.

In mezzo a tanto verde abbiamo rinvenuto i colori vivaci e screziati di alcuni giacinti romani, fiori esotici che si trovano solo in Africa e in alcune zone del medio oriente.
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