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Sulle orme del "Grande Paradiso" in Sicilia: il borgo (della tabisca) che non ti aspetti

Sgorga acqua pura, di color chiaro velato trasparente. Sono trentatré le fontane sparse nel piccolo comune. Le acque limpide provengono da quel rilievo lassù

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 15 dicembre 2024

Palazzo Adriano, piazza Umberto 1, set dove fu girato "Nuovo Cinema Paradiso"

"Vattinni, chista è terra maligna. [...]. La vita non è come l’hai vista al cinematografo, la vita è cchiu difficile. Vattinni. Tu si giovani, il mondo è tuo e io sugnu vecchiu. Vogghiu sentiri parlari di tia". Quante volte abbiamo visto questa scena? E sentite queste parole? E le emozioni vissute grazie a “Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore?

Palazzo Adriano, i luoghi, l’entroterra, gli ambienti, i profumi, la ruralità, la Sicilia operaia e difficile. Toccarla con mano - nonostante siano passati 36 anni - è cosa da fare almeno una volta nella vita. La Sicilia è terra di conquiste, siamo gli eroi contemporanei, non dimentichiamolo.

La statale 188 è una via piena di mete, custodisce tesori, anima i palati fini dei viaggiatori. Superato uno degli scorci panoramici "più intensi" dei Monti Sicani, Pallaci "in arbereshe" o Palazzu (in siciliano) si avvicina. Pochi chilometri ci separano dalla terra di Totò e Alfredo. È tutto un divenire, ricco, meraviglioso, alle pendici del monte che canta.
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Una storia da vivere, raccontare appassionatamente. Mettere piede a Piazza Umberto I è l’inizio di tanti passi. Ci voltiamo subito alla ricerca del “Cinema”, ma non esiste. Non è mai esistito. Noi lo immaginiamo lì, a pochi metri, vicino a noi. “Partemu in quarta, forse in quinta”, vivaci e imperterriti.

Il rito bizantino mescola tradizioni e culture con quello latino. Da un lato la splendida Chiesa di Maria Santissima Assunta (una delle migliori in termini di decorazione delle regioni Sicilia-Calabria).

All’interno sono custoditi i simulacri di Sant’Antonio il Grande e dell’Immacolata Concezione. Di fronte, a dimostrazione della coesione di ambedue le comunità, si erge nel suo splendore la Chiesa di Maria Santissima del Lume (ex bizantina). Custodisce i simulacri di Madonna di Fatima, Sant’Antonio di Padova e Francesco di Paola.

Al centro della piazza - nella sua migliore versione - si trova la Fontana. Risale al 1608. Di forma ottagonale fu costruita dal burgitano Vito Lo Domino e i chiusesi Nicolò Gagliano e Vito Termini.

Sgorga acqua pura, di color chiaro velato trasparente. Sono trentatrè le fontane sparse nel piccolo comune. Le acque limpide provengono da quel rilievo lassù. È il Monte delle Rose (1436 m.s.l.m). La giornata è lunga, meglio rifornirsi di energie. Come? Una muffuletta o gostedda fritta non guasta mai.

Giunge il momento di cercare, divincolarsi tra le strette vie verso l’alto. Sì, dicono che a San Nicola sono custoditi tanti tesori. A partire dal Castello Borbonico (approfondito in un altro luogo).

Pochi metri, una scalinata e il rito bizantino (Chiesa di San Nicola) conserva il simulacro del Santo Patrono (Nicola) e la “vara” del SS. Crocifisso. E’ l’edificio religioso più antico del paese. I tetti delle vecchie case fanno da contorno. Ci affacciamo e diamo una sbirciatina.

"Lu ciavuru di lu manciari" si fa sentire. Eccome! A occhio e croce sembrerebbe il profumo delle "virgineddi" (minestra di verdura). Forse è la gidata (schiacciata ripiena di verdure salate).

La "scia culinaria" non lascia spazio a ripensamenti. I tempi stringono, rischiamo di rimanere parecchio tempo a Palazzo Adriano (ne vale la pena).

Ci svestiamo da semplici curiosi e otteniamo il "pass" di attori non protagonisti. Alfredo e Totò (nell’immaginario collettivo) ci aspettano nei luoghi prediletti. La casa del primo si trova sotto l’arco di via Chiara, mentre per la seconda bisogna andare a nord del paese, in via Molinello. Una visita approfondita la merita il museo dedicato al film.

Si entra in punta di piedi e poi, grazie alle guide eccezionali, tutto diventa una festa. Tra oggetti, curiosità, rivisitazioni e l’intero impianto fotografico, entri di diritto dentro la cinepresa e credi fortemente di averne fatto parte.

Dal balcone guardi tutti dall’alto, ammiri la bellezza del centro storico di Palazzo Adriano. Improvvisamente da quel monte si odono voci lussureggianti.

"Moj e bukura more" è il richiamo. Rivolto al popolo, cantato ogni anno in ricordo della tradizione. “Il monte dà, il monte merita”. Le musiche accompagnano i curiosi alla visita dei palazzi nobiliari, l’ex Lavatoio, il passaggio alla vecchia stazione (ristrutturata) e la Cartiera. Quest’ultima fu costruita nel 1595 da Papiro Opezinghi.

Inizialmente produceva e forniva carta ai paesi limitrofi. Successivamente venne utilizzata per la produzione di carta filigranata e moneta (carta). L’ingresso di nuove tecnologie e la fase del progresso portarono al declino definitivo targato 1842. Il borgo ha una storia? Quella non manca, come sempre integra ciascuna visita.

I primi cenni risalgono ai Vespri Siciliani (1282), altri addirittura al vecchio casale Aranium (1060). Qual è la verità? Un ulteriore documento evidenzia l’esistenza di acqua che divideva i territori di Palazzo Adriano e Prizzi. Correva l’anno 1160. La solita storia, le solite affermazioni, gli storici non riescono a trovare un punto d’incontro.

Fa parte dei misteri siciliani. Durante l’era moderna - a partire dal XV sec. - giunsero gli albanesi. Mantennero e diffusero nel tempo la loro cultura e continuarono a parlare la madrelingua albanese.

Le informazioni "leggerissime" non ingannano i turisti, le vicende sono tante. Vanno approfondite una volta messo piede in paese, accompagnata da un altro piatto tipico locale. Quale? La tabisca: è il pane schiacciato con le dita e unto di olio-d’oliva precotto.

Magari a braccetto con un dolcetto finale (mastrazzole, cuddureddi e sfince). Chiese (tra tutte quella del Carmelo), ville, biblioteche, la Riserva della Valle del fiume Sosio (approfondita precedentemente), le fiere, festività, sagre ed eventi vari rappresentano il pretesto per allungare (la visita) o ritornare a Palazzo. Non esistono date precise né periodi specifici. Il borgo è aperto a qualsiasi soluzione, per tutti.

Con il piglio degli attori protagonisti e pronti a riscrivere un nuovo copione di questa terra.
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