MISTERI E LEGGENDE
Storie di (mitologiche) fuitine e divine corna in Sicilia: Ares, Afrodite e il canto del gallo
Per chi si fosse chiesto nella vita perché il gallo canti al mattino il mito ci consegna una storia di passione e tradimenti. A fare da sfondo la nostra splendida isola
Ares e Afrodite sorpresi da Efesto
Fino a poco tempo fa, complice il mio rincoglionimento di fronte agli spot pubblicitari, ho sempre pensato che il dio dei polli fosse Francesco Amadori, e che quindi doveva esserci il suo zampino. Poi, ad certo punto, scopro che come al solito ci colpano quei mascalzoni del monte Olimpo e in un certo qual modo la loro costante presenza in Sicilia.
Eh già, perché quel cornacchiaro di Ares aveva il brutto vizio di andare con le donne degli altri, e nel nostro caso con Afrodite, che nella trinacria era di casa e c’era pure sposata. Come ci racconta la mitologia, molti di questi incontri aumma aumma avvenivano infatti proprio nella nostra isola, giacché Afrodite era venerata ed Erice (quindi ci bazzicava spesso), e che suo marito Efesto, dio del fuoco, delle fucine, della scultura e della metallurgia aveva il suo ufficio nientepopodimeno che dentro l’Etna.
Una volta, e manco la sola, capitò che gli salì la botta di passione e s’acchiappò sua sorella Era, che tra l’altro era pure dea del matrimonio, della fedeltà e del parto. Proprio da quel parto nacque il più grande malacarne della storia dell’Olimpo: Ares.
Ora, dovete sapere che Ares non era propriamente il dio della guerra, perché anche Atena era la dea della guerra. Quello che distingueva i due è che Ares rappresentava il lato selvaggio della guerra, mentre Atena il lato strategico, questo forse perché mentre il primo nacque da un incesto, la seconda invece nacque dal cervello di Zeus.
Piccola parentesi su Atena: per un periodo il Rodolfo Valentino dell’antica Grecia, nonché il signor Zeus, si frequentò pure con Meti, figlia del titano Oceano, il peggiore suocero che si potesse avere. E siccome Meti proprio non ne voleva sapere, Zeus, preso dalla rabbia, la trasformò in una cicala e se la mangiò.
Eh, ma da lì, guarda caso, si trovò a passare pure Efesto. Invasato di invidia e di gelosia (anche perché Efesto era il più brutto di tutti e non se lo filava nessuno) spaccò la testa a Zeus e dalla ferità nacque per l’appunto Atena. Chiusa parentesi. Quando in Grecia si aveva a che fare con Ares erano sempre Kaiz amari per tutti.
Secondo quanto ci raccontano, Ares nacque in Tracia e visse sin da bambino in un tempio protetto dalle Amazzoni. Non solo si vestiva come un bulletto, con armatura di bronzo e lancia, in più si portava appresso una schifezza di amici che erano uno più bello dell’altro: il Demone del frastuono, lo Spirito della battaglia e dell’omicidio, il Terrore, Deimos (suo figlio e peggio di lui), Fobos, la Paura, Eris la discordia (sua sorella) e in più pure Polemos e sua figlia Alalà, che erano la rappresentazione dell’urlo in battaglia.
Oltre tutti i difetti noti, dato che ancora le figurine Panini non c’erano, gli dei avevano la grande mania di collezionare eroi, e che il più delle volte erano figli loro con umane o umani (vedi Perseo, Eracle, Teso, Giasone, Prometeo etc), che non percepivano mantenimento ma in cambio venivano dotati di super poteri. Lo scagnozzello che si portava appresso Ares si chiamava Alettrione.
Noi che imprese eroiche compì questo Alettrione non lo sappiamo, quello che invece sappiamo è che di Ares ogni tanto gli mollava le 10 euro e lui in cambio faceva il palo quando il dio della guerra si tramutava nel dio delle sveltine. Quella volta Ares ebbe la geniale pensata di portarsi Alettrione per incontrarsi non con una qualunque ma con Afrodite. Il piano era precisissimo: ostriche, champagne, l’avrebbe fatta ballare, la avrebbe fatta cantare, l’avrebbe portata dietro qualche cespuglio e infine se la sarebbe fatta.
Ares, sapendo che queste con queste in Sicilia non si scherza, non raccomandò altro ad Alettrione: “Occhio vivo, attento a Helios, il sole, che quello tiene il vizio di spiare le coppiette appartate nei parcheggi!” Alettrione niente fece? Mentre i due si davano alla pazza gioia s’addormentò come un cretino e li fece beccare con le mani nel pacco… pardon, con le mani nel sacco.
Le scannate tra parenti che ne vennero fuori furono così grosse, ma così grosse, che Ares fu costretto ad abbandonare la Tracia senza remissione di peccato. Però, visto che sempre un elemento di spiaggia era, volle levarsi uno sfizio e prima di andarsene trasformò Alettrione in un gallo. Fu così che da quel giorno il nostro eroe fu condannato per sempre a cantare per avvisare tutto e tutti quando spunta il sole. Questa è la triste storia di quel pollo Alettrione e del motivo per cui i galli cantano all’alba. Parola di Francesco Amadori!
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