STORIE
Storia, chiese e palazzi nobiliari: l’Ibla raccontata da Giovannino (e la sua lettera gialla)
Incontri casuali in giro per la Sicilia, grazie ai quali è possibile scoprire storie che riportano al passato e guardare i luoghi dell'Isola in maniera diversa e decisamente inaspettata
Giovannino, "cicerone" d'eccezione
Dal sagrato non puoi fare a meno di pensare a un miraggio pronto a sparire al primo battito di ciglia. Con Francesco ragioniamo su cosa fare: andare a piedi, scendendo gradini e collina, ipotesi scartata, oppure in macchina, non sapendo dove andare? Siamo lì a decidere quando ci accorgiamo di un Signore anziano che ci “spia” porgendo l’orecchio.
Ha una faccia simpatica e benché sorpresi, gli sorridiamo. Il nostro atteggiamento lo irradia e come se avesse ricevuto un consenso che trepidamente attendeva, ci rivolge la parola: “Prima volta a Ibla?” Non attende la risposta: “Sono Giovannino e sono di qui, ma voi sapete che Ragusa sono tre città? Quella costruita da Mussolini, quella dell’800 e Ibla”. Mentre parla, gesticola, saltella sembra un folletto.
Aggiunge che lui conosce tutti gli episodi “ Lo sapete… Vigata è Ibla!”. Riprende a raccontarci la sua vita, ci dice che era fidanzato con una ragazza del posto, partì per Roma per fare il sarto. Nella capitale si trovava benissimo, aveva casa amici lavoro. Tutto questo finì quando il padre della ragazza lo convocò urgentemente a casa.
Giovannino doveva tener fede all’impegno e sposare la figlia. Inoltre doveva restare lì, “Non ti sugnari ri purtari mi figghia luntanu ri ccà”. Giovannino per meglio farci capire la situazione fa un gesto, si passa il pollice sulla guancia come una lama affilata. Non chiediamo oltre, abbiamo capito, il futuro suocero aggiungerà che diversamente gli avrebbe fatto fare “Boom”.
Un po' scioccati lo ascoltiamo, ci dice che rimasto a Ragusa dopo aver fatto il sarto e altri lavori, entrò al Club Med di Camarina come guida turistica. Stanchi di guardare dall’alto Ibla decidiamo di andarla a conoscere, chiediamo consigli a Giovannino, che così ci risponde: “mi date un passaggio a Ibla, a piedi è faticoso, e il pullman passa fra troppo tempo e fa troppo caldo…”.
Come dirgli di no. Contentissimo sale in macchina, ci indicherà dove parcheggiare. Mentre scendiamo da Ragusa alta, rimaniamo incantati dalle abitazioni addossate sulla collinetta sottostante, alcune sono abbandonate, la collina sta lentamente franando. Ma il posto è un “presepe” stupendo.
Gli chiedo se abita a Ibla, mi risponde di no, deve andare alla posta per spedire una lettera alla sua governate francese, mentre lo dice, ci mostra una busta gialla. Noto lo sguardo interrogativo di mio marito dallo specchietto, non posso che contraccambiare. Non capiamo perché deve andare fino a Ibla per spedirla. Abbiamo incontrato diversi uffici nella città alta, compreso il magnifico Palazzo delle Poste, ma preferiamo non ribattere.
Lasciata la macchina,come una guida ci indica quasi tutte le cinquanta chiese di Ibla, dalla Chiesa della Madonna dell’Idria, con il campanile colorato dalle ceramiche di Caltagirone, alla Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio con la sua scalinata, a tante altre. Dice che una volta ogni nobile, costruiva una sua chiesa e che il motivo di tanto sfarzo, aveva uno scopo preciso avere una propria regale sepoltura in un luogo di culto.
Questa vanità terminò quando il Vaticano non consentì più tumulazioni di laici, seppur nobili, all’interno delle chiese riservandolo solo ad alti prelati. In questo tripudio di Barocco vediamo le splendide dimore nobiliari come Palazzo Cosentini con i suoi mascheroni e figure grottesche, abitazioni diventate dopo il declino dell’aristocrazia dei B&B di lusso.
Durante il tour, continua a parlare di Montalbano, ci dice che sempre sul set della fiction, Zingaretti gli offrì un ruolo di comparsa, lui fu così emozionato da provare per giorni la parte, salvo poi non poterci andare per un atto notarile. Ci fa sorridere questo anziano signore, ancora triste per aver mancato quello che per lui era un appuntamento con la storia.
Arriviamo a Piazza Duomo, la memoria ci restituisce immediatamente tante immagini della serie, ma è un attimo, la bellezza di questo posto ci rapisce. Ci porta poi a Piazza Pola, il “Commissariato di Vigata” e al “Circolo di Conversazione” luogo, dove trascorrevano il tempo nobili e ricchi, e dove il “Medico Pasquano” si “scassava i cabbasisi” mentre giocava a carte.
Il Duomo di San Giorgio è uno splendore ci spinge ad andarlo a visitare, gli facciamo notare che è chiuso ma non si scompone, dice che c’è una porticina laterale che è sempre aperta. Entriamo con qualche remora e visitiamo la chiesa, ci accorgiamo che Giovannino ci controlla, vuole essere sicuro che seguiremo le sue indicazioni. Rimasti soli ci consultiamo; si aspetta qualcosa da noi o potrebbe offendersi? Tornati gli chiediamo se ci consiglia un ristorante e se vuole essere nostro ospite. Immediatamente ci fornisce il nome e il piatto: gnocchi.
Risponde che verrebbe con piacere ma deve spedire la lettera gialla, poi ha incontrato un amico che si è offerto di riportarlo in macchina su a Ragusa, aggiunge: ”Sapete sono anziano, a quest’ora fa troppo caldo per me, torno a casa”. Siamo confusi, lui intuisce, ci saluta con un inchino, dirigendosi poi infondo alla piazza, agita la mano in direzione di qualcuno che non scorgiamo, sparendo poi in un vicolo.
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