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Specchio rotto, pane capovolto, sale sparso: come sconfiggere il malocchio in Sicilia

Uno specchio che va in frantumi, il pane capovolto sul tavolo, il sale sparso per casa, e chi più ne ha più ne metta. Vi spieghiamo un mondo di credenze e scaramanzie

E siamo giunti alla fine, cari amici. Qui dalle corna e dalle dita incrociate, passiamo a come resistere agli specchi rotti e al sale caduto a tavola.

E se noi uomini ci tocchiamo le parti basse contro la sfortuna, cosa si toccano invece le donne?


SPECCHIO ROTTO
Lo specchio, come ogni superficie in grado di riflettere qualcosa, acqua compresa, ha da sempre avuto un forte potere magico, legato anche alla sua capacità di rifrazione e di sdoppiamento. Quando muore qualcuno gli specchi in casa vengono coperti o addirittura capovolti perché si crede che l’anima girovaga del defunto possa riflettersi e rimanerne imprigionata, senza poter compiere il proprio viaggio nell’aldilà.

Non è un caso che in latino speculum e spectrum abbiano la stessa radice etimologica. Lo stesso problema affligge anche i vivi: non sarebbe infatti opportuno mettere uno specchio di fronte al letto, perché è una finestra per l’aldilà che potrebbe imprigionare la nostra anima mentre dormiamo e non consentirle più di tornare indietro.
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L’idea funesta dello specchio potrebbe risalire al pensiero cattolico che lo considera una vanitas che allontana l’uomo narcisista dalla contemplazione di Dio. Lo specchio è associato anche alla magia e alla stregoneria.

Si dice che persino il nostro Conte di Cagliostro – come la Strega di Biancaneve – abbia interrogato lo specchio per conto della regina Maria Antonietta! Una pratica comune già tra gli antichi Romani che credevano fosse in grado di mostrare ciò che accadeva nelle lontane colonie del loro grande Impero. Essendo lo specchio immagine riflessa di una persona, qualora infranto, arrecherà sfortuna, malessere e persino morte, come una fattura magica.

Anche in questo caso l’origine della credenza sembrerebbe risalire all’epoca romana, quando era ritenuto un materiale raro e costoso (del resto era costituito da metalli preziosi come l’oro e l’argento), per cui, se casualmente infranto, avrebbe prosciugato tanti anni di sacrifici e avrebbe condannato il malcapitato a 7 anni di sventura, ovvero il periodo di tempo in cui, per i Romani, si rinnova un ciclo di vita.

Il 7 è anche un numero magico che allude alla conoscenza mistica e alla completezza, sin dal tempo dei Babilonesi: evoca inoltre i giorni della settimana, i cicli lunari, i colori dell’arcobaleno, le note musicali, le arti liberali, le meraviglie del mondo, i sapienti dell’antichità greca, i re di Roma, le virtù e vizi capitali, i libri della Bibbia e i Sacramenti, i bracci della Menorah ebraica etc. Per annullare la maledizione sarà allora necessario gettare i frammenti in un corso d’acqua purificatore, lasciarli dove sono per 7 ore per poi liberarsene il più lontano possibile da casa o seppellirli per evitare che continuino a riflettere la nostra immagine scomposta.


SALE E OLIO, PANE E LENTICCHIE
Nell’antichità il sale e l’olio erano più rari di oggi: per questa ragione sono diventati elementi preziosi e magici, con proprietà sia benefiche che malefiche. Per i Romani gettare sale sulle rovine di una città sconfitta significava impedirne la rinascita e renderne la terra sterile e infeconda. Probabilmente questa è la pratica all’origine della sfortuna e della povertà che si abbatterebbe sul malcapitato a cui cade il sale, a tavola o per terra.

Bisogna allora lanciarsi alle spalle altri tre pizzichi di sale. Lo stesso gesto si fa quando si rovescia l’olio. In alternativa si orina sopra la macchia recitando preghiere alla Vergine Maria. Per proteggere il proprio bambino dalle donni di fora si appende dietro la porta della sua stanza un sacco di sale: le streghe – come prassi comune – saranno così costrette a contare ogni singolo grano di sale prima di poter entrare.

Il sale veniva usato anche come ingrediente fondamentale per liberare la casa da presenze ostili, inviate per esempio tramite una fattura. Il vecchio rituale di controfattura alla casa era praticato dalle donne che, in un primo momento, spargevano acqua e sale sulle mura e sui pavimenti, e, poi, scoprendo il seno e sciogliendo i capelli, battevano per tre volte le ginocchia a terra recitando questo scunciuru: Acqua e Sali, mè Signura, pi’ livari la fattura / Acqua e sali, San Giuvanni, pi’ astutari stu focu ranni / Acqua e Sali, pi’ li magari, va’ fattura e nun turnari! Il sale, infine, viene spesso gettato per terra, insieme al grano, nella nuova casa in segno propiziatorio.

A tavola il pane non va mai poggiato o passato al commensale capovolto: è segno di malaugurio e disprezzo. Per la religione cristiana è simbolo del corpo di Cristo e, dunque, rovesciarlo equivarrebbe a bestemmiare, a evocare l’Anticristo. Nella Francia del Quattrocento, inoltre, il sovrano Carlo VIII il Vittorioso inaugurò una rigida politica repressiva interna con tanto di pena di morte. Fu durante il suo regno che Giovanna d’Arco finirà arsa al rogo. Si narra che i fornai, in segno di disprezzo, davano ai boia soltanto pane di pessima qualità e capovolto. Il re allora emanò un decreto affinché tutti i boia fossero incappucciati per non essere riconosciuti e dunque disprezzati.

Le lenticchie – i primi legumi tra l’altro coltivati dall’uomo – portano prosperità, specialmente se mangiate a Capodanno, come già facevano gli antichi Romani. Hanno infatti una forma simile alle monetine e, allorché cucinate, s’ingrossano e raddoppiano la loro consistenza, alludendo così all’abbondanza e alla ricchezza. Il loro alto contenuto proteico le rende inoltre un valido sostituto della carne, sicuramente più costosa.


TOCCARSI I GENITALI E… IL POTERE DELLA GOBBA
Per proteggerci dal malaugurio e da una persona iettatrice oppure dinanzi a un carro funebre vuoto, possiamo fare il gesto delle corna, oppure quello di toccarci "i gioielli di famiglia". Si tratta, ancora una volta, di una pratica scaramantica che allude alla fertilità sessuale e dunque all’abbondanza e alla vita.

Molti sonagli, scoperti dagli archeologi in numerose culture non solo mediterranee, sono miniature, spesso metalliche, che rappresentano grandi e grossi peni augurali. Il gesto maschile di toccarsi le palle viene sostituito tra le donne del mondo contadino con il sedere, e non con il seno, come molti credono. Una menzione a parte infine spetta al gobbo, all’immurutu.

Nella Sicilia arcaica la gobba, come qualunque altra anomalia fisica, veniva considerata una disarmonia destabilizzante, un peso che opprimeva l’individuo su cui gravava, e, pertanto, manifestazione di cattivo auspicio. Un gobbo non poteva neanche essere nominato o addirittura guardato.

Si sono diffusi modi di dire proverbiali come questo che mette in guarda dall’azione corrosiva del pregiudizio: u’ immurutu 'nmienzu a via, u sò immu ‘un su talia (‘un gobbo giudica la gobba degli altri invece di guardare la sua’). Col tempo, invece, toccare la gobba è diventato un gesto che attira a sé fortuna.

La ragione del cambiamento di direzione va ricercata nell’idea di appropriarsi dell’anomalia fisica, di quella forza del male che ha preso una forma terrena, dominandola e asservendola alla propria volontà e al proprio desiderio. Questa credenza, che in qualche modo ha divinizzato l’immurutu, gli ha anche consentito di essere riaccolto e reintegrato nella collettività d’appartenenza.

A Napoli, infine, l’amuleto con corno rosso è spesso arricchito con lo scartellato, gobbo vestito con papillion rosso, cilindro e giacca neri: una figura propiziatoria, di antica origine greca, curva sotto il peso della sua cesta/gobba (lo scartello) ricca di cose preziose. La scartellata, invece, porta sfortuna perché medievalmente associata alla strega, la cui deformità fisica è segno del suo rapporto col diavolo.
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