AMBIENTE

HomeNewsAttualitàAmbiente

Siccità in Sicilia, a che punto siamo: dal Lago di Pergusa a Palermo, la situazione (reale)

Per il nuovo anno arrivano notizie incoraggianti (anche se incomplete) per quanto riguarda la situazione idrica. Cosa succede nell'Isola nel dettaglio

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 8 gennaio 2025

Il Lago di Pergusa

Sebbene sia ancora presto per capire se il nuovo anno si rivelerà simile o peggiore al 2024, dal punto di vista climatico, sono giunte notizie incoraggianti (anche se incomplete) per quanto riguarda la situazione idrica dell’entroterra siciliano.

Nel corso degli ultimi giorni le nevicate e le piogge che si sono riversate in diverse aree della nostra regione hanno infatti consentito ad alcuni bacini naturali, come il Lago di Pergusa, nell’ennese, di ricevere per la prima volta da mesi dell’acqua dai terreni circostanti, migliorando leggermente la situazione idrica di un territorio che ha sofferto notevolmente la siccità nell’anno appena trascorso.

Ovviamente i tecnici che stanno effettuando in queste ore le misurazioni pluviometriche asseriscono che non si può ancora parlare di un vero e proprio trend positivo, vista la necessità di accumulare ulteriori piogge da parte della totalità delle dighe siciliane e considerando soprattutto la mancata messa in funzione di diverse centraline meteo, che impedisce di valutare correttamente la situazione pluviometrica di grandi porzioni del nostro territorio.
Adv
Sebbene però il pericolo non sia ancora passato, le previsioni metereologiche dei prossimi mesi fanno ben sperare, con la speranza che le future piogge possano portare alla ripresa (per quanto parziale) di alcuni ecosistemi idrici che sono praticamente al collasso. Un esempio di ecosistema moribondo è dato proprio dal lago di Pergusa, che nel corso dell’ultimo anno ha perso in pratica la sua intera superficie lacustre, per colpa della siccità.

Invero, a partire dalla vigilia di Capodanno, il lago ha anche visto ritornare un piccolo gruppo di uccelli migratori, come anatre e qualche fenicottero.

Ben poca cosa però rispetto a quello che era possibile trovare negli inverni passati e a quello che ci si potrebbe aspettare per l’unico bacino naturale della Sicilia.

Secondo gli esperti, infatti, a causa della prolungata siccità, non sembra esserci alcuna ripresa delle comunità di anfibi e di uccelli limicoli, attorno al lago, mentre le sue popolazioni algali e vegetali sono ormai poco presenti, come dimostra l’inquietante caso della Chara canescens. Una delle piante acquatiche più importanti della regione, di cui s’ignora lo stato di salute della sua popolazione.

Mentre i biologi e gli ecologi cercano di monitorare la biodiversità delle varie comunità lacustri, i tecnici dell’autorità di bacino auspicano invece che le nuove piogge possano aumentare le scorte idriche di tutti i grandi invasi della nostra regione, in particolare degli invasi presenti nelle provincie meridionali e centrali dell’isola, da cui dipende la sopravvivenza di buona parte dell’agricoltura regionale, oltre che di diverse comunità.

Tra i bacini che presentano le condizioni idriche peggiori possiamo segnalare la Diga Leone e la Diga Fanaco in provincia di Palermo, che dispongono entrambi meno di 1 milione di metri cubi di acqua.

Per capire la situazione critica in cui riversa attualmente l’isola basta ricordare che proprio il 19 dicembre scorso il governo regionale aveva approvato l’aggiornamento proposto dall’autorità di bacino, inerente alle azioni da intraprendere per il risparmio dell’acqua potabile. Proposta che prevedeva turni di erogazione dell’acqua per decine di comuni dell’entroterra siciliano.

La task force voluta dal governatore Schifani per contrastare la siccità ha infine già ribadito, a seguito del parziale riempimento di alcune dighe, dovuto alle recenti piogge, che il pericolo rappresentato dalla mancanza d’acqua non è svanito, permanendo in tutta l’isola. Secondo il governo, occorre procedere con cautela, prima di aumentare il livello delle erogazioni ai comuni, proprio per non pregiudicare ulteriormente le scarse riserve idriche e non mettere a repentaglio la stagione estiva.

Probabilmente, per capire se quest’anno andremo incontro ad un’estate meno arida e a una situazione idrica meno grave, bisognerà quindi attendere lo scioglimento della neve dalle principali catene montuose (Nebrodi, Madonie ed Etna in primis) e le precipitazioni primaverili, confidando sempre che quest’inverno piova molto e che le amministrazioni pubbliche riescano a far rispettare il piano atto a contrastare gli incendi e la siccità.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI