AMBIENTE
Si moltiplicano gli avvistamenti di squali in Sicilia: perché si avvicinano alle nostre coste
L’estate è iniziata con numerosi avvistamenti di questi grandi animali, a Messina che a Catania o a Palermo, e tanti si chiedono se i nostri mari siano ancora sicuri
Uno squalo azzurro
A preoccupare infatti i bagnanti sono prevalentemente le meduse e l’eventuale presenza degli squali nella battigia, con particolare riferimento al grande squalo bianco (Carcharodon carcharias) che è entrato così prepotentemente all’interno dell’immaginario collettivo per via del successo dei film della saga "Lo squalo".
Per quanto però queste pellicole abbiano influenzato il comportamento umano, suscitando il timore nei bagnanti anche in quelle regioni del mondo in cui gli attacchi degli squali sono rarissimi, questi animali continuano a nuotare nei pressi delle nostre spiagge in maniera estremamente pacifica e spesso vengono anche filmati dai bagnanti stessi, prima che qualche d’uno cominci a gridare stupidamente l’allarme, tentando di scacciare l’animale con gli arpioni, come è successo pochi giorni fa presso la costa di Casteldaccia.
La risposta a questa domanda dei biologi marini e dei vari naturalisti che da giorni cercano di tranquillizzare i frequentatori delle spiagge non poteva essere che una - sì, i nostri mari sono sicuri e l’elevato numero di squali che sono stati osservati in questi giorni fa buon sperare sull’elevata qualità delle nostre acque – ma dopo tanto trambusto è lecito chiedersi perché questi grossi pesci predatori si avvicinano alle coste e quali sono le specie principali, che sono presenti nel Mediterraneo.
Le ragioni per cui si avvicinano le coste sono molteplici.
In primo luogo, l’acqua calda superficiale spinge questi animali durante i mesi più caldi a nuotare nei pressi delle spiagge durante le prime ore del mattino, poiché così riescono a intercettare quei piccoli pesci e i calamari che, di seguito alla loro migrazione notturna verso la superficie, cercano di ritornare in profondità sul fondale con le prime luci dell’alba.
Inoltre spingersi verso la riva può essere molto utile per questi predatori, poiché di seguito alla comparsa dei bagnanti i chilometri di mare immediatamente consecutivi alla spiaggia vengono arricchiti dagli scarti alimentari che vengono portati dai turisti, che il più delle volte, soprattutto quando si trovano in barca, si lasciano sfuggire piccoli frammenti di pane, prosciutto o pesce, che attirano rapidamente i predatori.
Il fatto poi che l’elevate temperature delle acque ed eventuali inquinanti presenti sulla superficie del mare (per non parlare dell’impatto con gli scafi delle barche e delle eliche) possono portare gli squali a rimanere storditi e a perdersi, non fa altro che incentivare il numero di questi animali vicino la superficie, incentivando gli avvistamenti soprattutto delle specie più mansuete, come la Verdesca (Prionace glauca) avvistata a Casteldaccia.
Quali sono comunque le specie più comuni intorno ai mari siciliani? Chiarendo sin da subito che all’interno dei mari italiani vivono circa 50 specie di squali e che dunque è impossibile fornire un elenco completo delle specie osservabili della Sicilia, fornirò la descrizione delle specie più caratteristiche che è possibile incontrare nell’acque della nostra regione.
Una delle specie più comuni è proprio la Verdesca, o squalo azzurro, che si nutre di piccole prede ed è considerato una delle specie più docili presenti in natura.
Questo non deve indurre a pensare che sia equiparabile ad un animale domestico, ma sono diversi i casi in cui i biologi marini e i sommozzatori si sono messi a nuotare insieme ad esemplari di questa specie, mentre essi cercavano di ottenere un paio di carezze. Sembra infatti che questi animali amino il contatto con le mute dei sommozzatori, in quanto gli stimola una sensazione simile al solletico.
Un’altra specie molto presente in Sicilia e comune in tutto il Mediterraneo è il più grosso Carcharhinus plumbeus noto come squalo grigio, che si alimenta di prede sicuramente più grosse e che è facilmente visibile presso l’isolotto di Lampione, dove talvolta si radunano grandi gruppi.
Lo squalo bianco è presente nel Mediterraneo, ma si avvista difficilmente vicino alle coste siciliane, poiché la sua notevole dimensione impedisce all’animale di raggiungere la battigia. È però tal volta osservabile durante i viaggi in aliscafo o in traghetto, mentre sta nuotando nei pressi della superficie per cacciare qualche pesce di medie dimensioni.
A Lampedusa invece sono facili da incontrare con una certa frequenza, soprattutto se si effettua dello shark diving, diverse specie di squalo martello, che è considerato potenzialmente poco pericoloso per l’uomo. L’origine della strana forma della testa di questa specie è ancora fonte di dibattito per gli scienziati, ma quello che dovete rammentare nella vostra mente – qualora vi avvicinaste ad un esemplare – è proprio quella di non toccargli la superficie. Essa infatti è piena di diversi sensori termoelettrici che l’animale usa per localizzare una preda.
Nel caso in cui lo toccaste senza preavviso, lo squalo martello potrebbe agire male al vostro tocco, dunque meglio prevenire eventuali punti di sutura.
Gli squali elefante e gli squali balena sono altre specie di quali che è possibile trovare nel Mediterraneo ma sono talmente rari e talmente grandi che è difficile osservali dalla costa. I biologi marini infatti si spingono a largo per studiarli ed entrambi sono delle specie assolutamente innocue per l’uomo.
Gli squali mako (Isurus oxyrinchus) sono invece due delle specie più pericolose di squali presenti nel mediterraneo e sono i responsabili della maggioranza dei decessi avvenuti negli ultimi anni. Fortunatamente sono rarissimi al largo della Sicilia e si trovano invece prevalentemente all’altezza della Tunisia, di Gibilterra, della costa egiziana e israelopalestinese.
Sono grossi predatori, che hanno ispirato Spielberg per la locandina e la forma del protagonista del film "Lo Squalo". Lo Squalo toro (Carcharias taurus) per quanto abbiano una faccia cattiva e bizzarra sono molto più docili di tanti altri squali che riempiono gli incubi dei bagnanti.
Essi infatti risultano più socievoli degli squali bianchi, hanno solo tre attacchi mortali al loro attivo nel corso degli ultimi 100 anni e sono dei predatori di media taglia, che raggiungono circa i tre metri di lunghezza. Spesso amano persino lasciarsi nutrire dai turisti in barca, afferrando i pesci che gli capitano a tiro.
Lo Squalo bronzo (Carcharhinus brachyurus) e Squalo volpe (Alopias vulpinus) sono altre due specie di 3 metri che è possibile trovare nelle nostre acque e sono famosi per sapersi difendere adeguatamente se molestati. Non attaccano però frequentemente l’uomo e si limitano a nuotare vicino alla costa, per pattugliare il territorio, più che a spingersi ad attaccare pedalò, barche e surfisti.
Lo squalo più diffuso del Mediterraneo e quello che più facilmente si tende a sottovalutare è il Gattuccio (Scyliorhinus canicula), che raggiunge al massimo 100 centimetri. Questa specie in apparenza non ricorda neppure uno squalo, agli osservatori inesperti, poiché è molto piccolo, sottile e presenta un muso appuntito che non ricorda quello dei classici “pesce cane”.
È una specie molto pescata in tutta Europa per finalità alimentari, ma è anche molto presente nei nostri acquari ed è responsabile di molteplici piccoli incidenti. Essendo infatti uno squalo in apparenza innocuo, spesso i bagnanti cercano di afferrarlo a mani nude, quando questi si trova stanco – dopo una nottata a rimpinzarsi di prede – nei pressi della battigia a riposare.
Per tutta risposta, lo squalo è abituato a difendersi istintivamente e a provocare delle lacerazioni con dei morsi, che ricordano molto i segni lasciati sulla pelle dai gatti inferociti. Da questa tipologia di comportamento, deriva il suo nome. Un vero piccolo “gatto dispettoso di mare”.
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