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Si chiama Palermo ma è oltreoceano: perché a Buenos Aires esiste il (nostro) "barrio"

Il barrio Palermo è una città nella città che si estende dalle rive del Rio de la Plata fino al cuore pulsante di Buonos Aires, con viali alberati e case eleganti, che attira sempre più creativi e artisti

Balarm
La redazione
  • 1 dicembre 2020

Il barrio Palermo a Buenos Aires

Palermo Hollywood, piena di caffetterie, Palermo Soho e i suoi negozi, Palermo Chico e Palermo Viejo, la parte più antica caratterizzata da elementi architettonici del vecchio stile spagnolo contaminati dalla modernità.

Sono i sotto-quartieri di una delle Palermo che esistono nel mondo oltre alla nostra, al di là dell’oceano, in Argentina. Il barrio Palermo è un grande rione che si estende dalle rive del Rio de la Plata fino al cuore pulsante di questa affascinante e popolosa metropoli.

Una città nella città, con viali alberati e case eleganti, che attira sempre più creativi e artisti, anche per via del numero di canali televisivi che lì sono sorti. È lì che si trovano lo stadio del Polo, il Planetario Galileo Galilei, Parque Tres de Febrero conosciuto anche come Bosque de Palermo (il bosco di Palermo), l’immenso parco di 370 ettari che è il polmone verde della città e il giardino botanico. E anche l’Universidad de Palermo.
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Sì perché Palermo si legge ovunque, sui frontoni dei teatri e delle case del tango, nelle insegne dei cinema e musei, atelier e negozi di antiquariato, ristoranti e hotel. Sul perché questo quartiere si chiami proprio Palermo, ci sono in giro diverse spiegazioni.

Inizialmente - come spiegato in diversi articoli dal giornalista Agostino Spataro, direttore di Informedi.it - si è pensato, erroneamente, che il nome di Palermo fosse un omaggio al capoluogo siciliano da cui proveniva una numerosa colonia di emigrati siciliani e palermitani che cominciarono a popolare quella zona di Buenos Aires a partire dalla seconda metà del XIX secolo.

In realtà invece poi si scoprì che il nome era preesistente all'arrivo degli emigrati siciliani e risale addirittura all'epoca della seconda fondazione di Buenos Aires del 1580. Un'altra interpretazione era quella che il nome derivasse dalla cappella interna al palazzo di campagna di un ricco proprietario, Manuel de Rosas, dedicata al "santo negro Benito de Palermo”, ma pare che neanche questa origine abbia resistito agli approfondimenti storici successivi.

L’ipotesi più accreditata invece è che derivi da Juan Dominguez di Palermo che era nato nel 1560 in Sicilia, quando la regione apparteneva al Regno d'Aragona, e giunto a Buenos Aires intorno al 1582. A Buenos Aires sposò Isabel Goméz de la Puerta y Seravia, discendente di un fondatore del quale ereditò un appezzamento di terreno nel Monte Grande e trasformò quei terreni paludosi in fiorenti giardini di vigne e frutteti.

Anche Jorge Luis Borges, che del quartiere Palermo era totalmente innamorato, attribuisce la genesi del nome al "Dominguez di Palermo d'Italia". Fu lì che lo scrittore visse la sua adolescenza agli inizi del XX secolo, a contatto con i figli di emigrati siciliani e calabresi, con i quali giocava per le vie polverose, come egli stesso ricordò quando venne nella nostra di Palermo.

A quel tempo, il barrìo era povero, sovrappopolato e violento. Solo negli anni Trenta e Quaranta cominciò a splendere, quando l'economia argentina divenne un punto di riferimento per il commercio mondiale e di forte attrazione per milioni di emigrati europei (soprattutto italiani, spagnoli, francesi e tedeschi).

Buenos Aires si trasformò in una moderna metropoli che gareggiava con New York, Parigi, Londra e oggi la sua Palermo pare sia in gran fermento.
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