CURIOSITÀ
Se vai a Palermo non toccare i fiori e "vestiti bene": le cinque regole del turista perfetto
Cosa significa "turismo responsabile": quali sono le buone e sane pratiche che i turisti devono conoscere (e seguire) per rispettare le comunità ospitanti
A spiegarlo alla perfezione è Maurizio Davolio, presidente dell'Associazione Italiana Turismo Responsabile, nonché vice presidente dell'Organizzazione internazionale del turismo sociale, che ha dedicato tutta la sua vita professionale in particolare al turismo cooperativo, e che tiene tuttora conferenze e corsi in varie università italiane, da autore di libri e saggi.
Il termine turismo responsabile, ormai in uso in tutte le economie avanzate, ha assunto un significato globale con l’obiettivo di accompagnare ogni agire umano, perché la sostenibilità è una strategia di sviluppo che ha lo scopo di tutelare il patrimonio umano, artistico, ambientale e culturale. Si tratta, insomma, di una forma di turismo attuata secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture.
«Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio – spiega Davolio -. Opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori. E sviluppo turistico sostenibile significa non solo migliorare l’esperienza dei turisti che visitano una destinazione, portando ricchezza economica e culturale, ma anche migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini e i rapporti che questi ultimi hanno con il proprio territorio».
Ci sono delle regole da conoscere, e applicare, per essere turisti ‘perfetti’.
Davolio ne spiega cinque: «Intanto il rispetto ambientale per la natura e il patrimonio storico, culturale e artistico, che vuol dire, ad esempio, non raccogliere fiori, non fare graffiti, tenendo sempre a bada l’assoluto rispetto della popolazione locale, e quindi essere vestiti in modo consono, non fare delle foto senza aver chiesto il permesso, e considerando la cultura e le tradizioni di quel posto.
Poi essere disponibili agli incontri con esponenti di comunità locali, che possono essere intellettuali, storici ma anche sacerdoti, delle varie religioni, o anche pescatori, contadini, artigiani… Insomma esponenti del luogo specifico.
Poi un generale adeguamento alla vita locale che vuol dire anche gustare i cibi locali: per 350 giorni all’anno si mangi ciò che si vuole a casa propria, ma almeno per 15 giorni ci si prefigga di essere disponibili a provare le tipicità locali.
Infine bisogna saper vivere la vita del posto, non chiudersi dentro un villaggio o un albergo e ignorare il tutto intorno. Interagire per onorare il posto in cui ci si trova».
Questa è, di fatto, la filosofia che anima un festival di nome "Itaca", composto da tappe, nell’ambito del quale ogni città sceglie i giorni in cui organizzarlo, generalmente nei fine settimana, con delle escursioni a piedi o in bicicletta, convegni e conferenze, ma anche presentazioni di libri, mostre e vari eventi. Le associazioni che partecipano sono circa 600, coordinate da un comitato centrale che si occupa della promozione nazionale.
Il Festival arriverà a Palermo dal 20 al 22 settembre e poi si sposterà alle Isole Eolie nel mese di ottobre, dal 18 al 20.
Il tour operator che se ne occupa è Palma Nana, che ha un rapporto di collaborazione con Libera Terra Mediterranea, e con il WWF, così come un’altra associazione vicina è Addiopizzo Travel.
IT.A.CÀ è un invito a scoprire luoghi e culture in maniera responsabile e inclusiva, coniugando la sostenibilità del turismo con il benessere dei cittadini. Non solo il recupero delle proprie radici, per chi discende da esperienze familiari migratorie, ma anche saper accogliere nuove radici sul territorio in cui si risiede, riscrivendo continuamente gli equilibri dei nostri ecosistemi.
La rete IT.A.CÀ ritorna sui territori per la 16esima edizione in questo 2024, già da maggio e fino a novembre, con eventi dal Nord al Sud d’Italia. A Palermo, città che affonda le radici nella sua realtà multiculturale e mediterranea, nel tessuto relazionale delle comunità umane che l’hanno composta nei secoli, ci sarà un ascolto particolare.
Alle Isole Eolie, che custodiscono, da sempre, antiche tradizioni che mostrano il radicato attaccamento degli isolani alla propria terra e alle proprie storie, si proporrà di accompagnare i visitatori alla scoperta del filo che conduce alle origini di questa terra. Un filo con cui sono intrecciate le reti delle donne pescatrici eoliane, che richiama la potenza della figura femminile con quella di un sapere antico da custodire.
Un filo che potrebbe essere il gambo che lega il frutto del cappero - rappresentativo della cultura gastronomica delle isole - alla pianta e che permette il passaggio di ‘vita’. Infine, il filo sacro e indissolubile che lega il Patrono San Bartolomeo a Lipari, anche dopo lo spostamento delle sue reliquie fuori dall’Isola.
Una serie di pratiche sinergiche e integrate per dar vita a una vetrina promozionale del territorio, capace di far emergere gli innumerevoli progetti legati al turismo sostenibile.
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