STORIA E TRADIZIONI
Se tuo figlio non dorme la devi provare: 'a siminizina, un'antica ninna nanna siciliana
Un’antica ninna nanna siciliana composta da Lionardo Vigo Calanna, poeta, filologo e politico di Acireale, tra i maggiori studiosi delle tradizioni e costumi della Sicilia
Un’antica ninna nanna siciliana composta da Lionardo Vigo Calanna, poeta, filologo e politico di Acireale, tra i maggiori studiosi delle tradizioni e costumi dell’Isola e inserita nei Canti popolari del 1857.
Un canto che genitori e nonni hanno reiterato ai piccoli di casa, con tanto di annacata fra le braccia, che in preda a emozioni forti o momenti di liscìa non volevano saperne di far incedere i sogni. La fama di questa canzone popolare interpretata pure da Rosa Balistreri e i suoi effetti prodigiosi per il sonno dei piccoli sono tali, da essere tramandati ancora oggi.
L’intro ha due versioni: ‘Vò e l’arivò” oppure “Bò e l’aribò”, entrambe con l’accezione di “Ninna, nanna”.
Doni che soddisfano due dei cinque sensi: gusto e olfatto. Il primo è la simenza, immancabile con la calia nelle celebrazioni rionali o processioni religiose siciliane; si tratta di semi di zucca, tostati e salati. Il secondo e il terzo regalo, invece, sono il rosmarino e il basilico.
Piante aromatiche che nascondono dei benefici: il profumo intenso di entrambe, infatti, è in grado di conciliare il riposo in caso d’insonnia ed essere alleato contro i disturbi del sonno.
Casualità? Forse, ma il tema di questa canzone pare avvalorare un uso intenzionale. Poco dopo l’elenco dei doni, lo scenario cambia e sembra quasi virare verso una probabile festa religiosa in atto o una visita miracolosa a madre e figlia.
Un santo, dal nome sconosciuto “passau - è passato” (in processione o direttamente in visita a casa, non è dato saperlo) e chiede alla madre di poter vedere la bimba, che già dormiente non può rispondere. Il santo così, si allontana o svanisce dal mondo terreno, mentre la mamma riprende i versi in rima che consegnano l’amore dell’anima sua, finalmente, ad avventure e scenari onirici.
Da ripetere due o tre volte se si è fortunati, quattro o più se il piccolo non vuole cedere alla vivacità, quest’antica cantilena racchiude ancora oggi un mondo rassicurante fatto di tradizioni.
E un periodo, dove forse non c’erano balocchi costosi, ma probabilmente aveva un peso maggiore donare e ricevere con profonda gratitudine e senza riserve.
A Siminzina:
Vò e l’arivò
Ora veni lu patri tò
E ti porta la siminzina
La rosamarina e lu basilicò,
E ti porta la siminzina
La rosamarina e lu basilicò.
Oh figghia mia lu santu passau
E di la bedda mi nni spiau
E ju ci dissi la bedda durmia
E dormi figghia di l’arma mia
E ju ci dissi la bedda durmia
E dormi figghia di l’arma mia
Vò, vò, vò dormi figghia e fai la vò,
Vò, vò, vò dormi figghia e fai la vò
La Semenza:
Ninna nanna, ora arriva tuo padre,
e ti porta la semenza,
il rosmarino e il basilico.
e ti porta la semenza,
il rosmarino e il basilico.
O figlia mia, il santo è passato
e della bella mi ha chiesto,
ed io gli ho detto che la bella dormiva,
e dormi, figlia dell’anima mia.
ed io gli ho detto che la bella dormiva,
e dormi, figlia dell’anima mia.
Ninna nanna, dormi figlia e fai la nanna.
Ninna nanna, dormi figlia e fai la nanna.
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