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Se fosse vero sarebbe una scoperta epocale: nel cuore di Palermo c'è un altro "Raffaello"

Quando si parla di Raffaello Sanzio in Sicilia, subito torna alla mente "Lo spasimo di Sicilia", il famoso dipinto riprodotto da tanti autori diversi. Ma forse non è l'unico

Antonino Prestigiacomo
Appassionato di storia, arte e folklore di Palermo
  • 10 febbraio 2024

Quando si parla di Raffaello Sanzio in Sicilia, subito torna alla mente un ormai stranoto dipinto che è stato riprodotto un'infinità di volte da tanti autori diversi.

Parliamo de "Lo spasimo di Sicilia", di cui già scrissi in un precedente articolo dal titolo "Gli omaggi del Serpotta a Raffaello nei monumenti di Palermo". Tolto Lo spasimo di Sicilia, l'opera del pittore urbinate nell'isola pare svanire nel buio più totale, ovvero non abbiamo più nessuna testimonianza che ci riconduca a lui, forse.

E se vi dicessi che potrebbe esserci “lo zampino” di Raffaello in un altro dipinto nel cuore di Palermo? Sarebbe una scoperta epocale. Magari fosse vero, però proviamo a ragionarci su.

Già Agostino Gallo in una sua opera aveva intuito che vi fosse un dipinto del Sanzio nella cappella dedicata a San Giovanni Battista in Sant'Ignazio all'Olivella.

Ciò è riportato anche in una nota che Gioacchino Di Marzo inserisce nella guida di Gaspare Palermo per correggere quest'ultimo, il quale attribuisce l'opera alla “scuola di Raffaello di Urbino, forse di Pietro Bonaccorsi, detto Perin de la Vega”.
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Dice invece Agostino Gallo: «Questo quadro che decora il magnifico tempio dell'olivella, ed anzi è l'ornamento precipuo di Palermo, è reputato lavoro della seconda maniera di Raffaello Sanzio di Urbino». Inoltre, un altro illustre artista della nostra terra confermò le parole di Agostino Gallo, ovvero Valerio Villareale, al quale era stato affidato il restauro del dipinto.

Ma veniamo al dunque.

Queste due precedenti storiche attribuzioni sono piuttosto note, meno lo è, o meglio non so neanche se lo sia mai stata, l'attribuzione a Raffaello o alla sua scuola o a qualcuno che lo avrebbe semplicemente imitato, di un dipinto che si trova in uno dei magnifici saloni della sede della Città Metropolitana di Palermo, il palazzo dell'ex Provincia, ovvero Palazzo Comitini o Palazzo Gravina, in via Maqueda.

Infatti nella cosiddetta Camera da letto dei principi, oggi ufficio del sindaco metropolitano, proprio alle spalle della sua scrivania è appeso un dipinto con Madonna e bambino di autore ignoto.

Lo stesso dipinto si trovava prima come edicola votiva nel cortile del palazzo. Sembrerebbe non esserci nulla che rimandi a Raffaello, tranne forse un piccolo particolare dal quale si potrebbe partire per effettuare ricerche parallele.

È noto che il dipinto originale de "Lo Spasimo di Sicilia" di Raffaello (1517) si trovi al Museo del Prado di Madrid sotto il titolo di "Caída en el camino del Calvario", ma non è l'unico quadro attribuibile a Raffaello presente nel museo spagnolo.

Nel museo Capodimonte di Napoli esiste un dipinto di Giulio Romano chiamato "La Madonna della gatta" e datato tra il 1523-24. Una copia del dipinto della Madonna della gatta, ma di qualche anno precedente (1518-20), si trova pure al Museo del Prado di Madrid, re Filippo IV lo definì “La Perla” perché pensava fosse il più prezioso della sua collezione.

Il disegno di questo dipinto pare che sia stato realizzato da Raffaello. Cosa ha a che fare tutto questo con Palermo? Come dicevo prima, solo un piccolo particolare.

Se si confrontano questi due dipinti, cioè "La Madonna della gatta" e "La Perla" con il dipinto di Palazzo Comitini, ci si rende conto che il bambino è letteralmente identico nella posa in tutti e tre i dipinti, specialmente rispetto alla Perla di Filippo IV.

Che il disegno del dipinto di Palazzo Comitini sia di matrice Raffaellesca? Agli esperti l'ardua sentenza.
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