ITINERARI E LUOGHI
Se ci entri fai un viaggio nella storia: in Sicilia c'è un gioiello (nascosto) da scoprire
Inizia il "vero" percorso turistico, in un contesto di recupero, colori naturali e “pezzi rari”. I curiosi comprendono sin da subito che si tratta di una chiesa tardo barocca
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La chiesa di Santa Maria della Grotta a Marsala
Nell’estrema Sicilia occidentale, grazie alla proficua collaborazione di un team di archeologi esperti, finalmente è stato reso tutto possibile. Quello che un tempo era tramandato da fonti e documenti scritti, oggi - accompagnati da una guida preparata - diventa realtà.
Bisogna immergersi nei meandri della profondità (circa 32 metri) per accarezzare e sconvolgere la propria emotività. Il passaggio tra esterno e interno è il primo atto che scuote le coscienze degli appassionati. Giunge l’ora di entrare e ammirare - nelle sue trasformazioni - l’edificio religioso.
L’impatto è devastante sin dalle prime battute. Di fronte a noi è presente un ambiente che rispecchia perfettamente i periodi storici. Prima di addentrarci, meritano attenzione le cavità religiose, che sono testimoni delle dominazioni secolari. Dal basso lo sguardo trova "quasi" ostacolo a "inquadrare" la maestosità della struttura.
Operare nel rispetto del passato e modificare parte della stessa fu impresa ardua e riuscita. Oltre ai lavori di taglio e rifinitura, venne costruita una cupola che fosse ulteriore fonte di luce. All’interno della chiesa, oltre all’impianto a unica navata, il rivestimento è con stucco e scandita da quattro archi/cappelle laterali.
Queste sono inquadrate da paraste e modanature a profilo continuo di “ordine gigante”. Nel mentre della visita, il silenzio è intervallato da sibili di vento provenienti dal Mediterraneo. “Lu scrusciu” - unito al tubare di li palummi - spezza il connubio con il luogo.
Tracce di pavimento fanno riferimenti al XV-XVI secolo. Anche parte del rivestimento in mattonella verde è andato perduto. Scatti fotografici arricchiscono il nostro breve viaggio. Dal presente, terminato nel 1968 con il terremoto e successivamente con la chiusura del luogo di culto, inizia il percorso a ritroso. L’area facente parte del periodo punico e romano era integrata nella necropoli di Lilibeo.
Successivamente venne utilizzata come latomia e divenne area catacombale nel periodo paleocristiano, con la costruzione di nicchie e arcosoli nelle pareti abbandonate.
Con il “Diploma” del conte Ruggero, i possedimenti di Marsala vennero affidati ai basiliani. Inoltre venne edificata una torre per segnalare e custodire l’accesso. Una presenza impreziosita da alcuni altari intagliati nella roccia e affreschi di soggetto sacro. Tra i più importanti figurano quello della “Teoria dei Santi”.
A partire dal XII secolo la chiesa rimase senza monaci e venne consegnata all’Ordine dei Gesuiti nel 1555. Il passaggio di consegne (ripetuto nel corso dei secoli) è testimoniato dall’incessante opera d’intervententi. Nell’arco di poche decine di metri sono racchiusi interi secoli di modifiche, contribuendo a rendere l’ambiente “perforato di stili e religioni”.
Gli ingrottati raccontano misteri in parte scoperchiati e altri, ancora da svelare. Ed è proprio Archeofficina, una Società Cooperativa Archeologica - in collaborazione con il Parco Archeologico di Marsala - ad aver assunto l’incarico di ridare un senso e un’anima all’intero sito. Dalla manutenzione straordinaria si è passati a quella ordinaria in breve tempo. Un percorso che ha visto muovere i primi passi un anno e mezzo fa, raggiungendo ottimi risultati.
Marsala ha il bisogno esigente di non lasciarsi scappare parte dell’intero patrimonio culturale, e Santa Maria della Grotta gioca un ruolo da protagonista.
Fatti, avvenimenti e fonti vanno approfondite sul posto, senza lasciarsi scappare nessun particolare. E ancora una volta, come tante del resto, la Sicilia è la regina indiscussa.
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