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Scopre il suo talento da bambina (e ce la fa): da Palermo Rosalinda "trova" l'America

Palermitana, classe 1969, sin da piccola si appassiona a un'arte dell'antica tradizione siciliana e la fa rivivere tra le famiglie emigrate negli Stati Uniti

Valentina Frinchi
Freelance in comunicazione e spettacolo
  • 9 ottobre 2024

Rosalinda Anello

È poco più di una bambina Rosalinda Anello, palermitana classe 1969, quando si incuriosisce nel vedere ricamare una vicina di casa. E quindi, anzichè le bambole, il suo gioco preferito diventa l'ago e l'uncinetto. Ricama al "cinquecento", con ago e telaio, per abbellire i contorni di lenzuoli e tende, tessuti preziosi di un corredo.

«Compravo il telo in lino, sfilavo il bordo, ricamavo il famoso "quadratino", ricamavo il "filè" realizzando i putti per le camere da letto e le damine per i saloni», così inizia a raccontare Rosalinda Anello la sua innata manualità. All'uncinetto, invece, realizza quelle bordure che oggi si trovano anche nelle mensole di alcune credenze in arte povera arredate "alla nonna".

«L'uncinetto era molto rilassante - racconta -. Ricordo che mi isolavo con i miei lavori che crescevano ogni giorno. I miei primi lavori all'uncinetto sono stati i "centrini" per prendere confidenza con la manuaità fino a ingrandire la trama e fare dei centrotavola».
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All'età di 20 anni, Rosalinda decide di mettere queste passioni in un cassetto perchè frequentando l'istituto artistico scopre un'altra virtù: dipingere stoffe. «Sant'Agostino era il luogo gettonato dove potere acquistare facilmente la seta. Oggi è rimasta solo una piccola bottega che vende velluto di seta dove regolarmente faccio le mie compere» racconta l'artista siciliana.

«Dipingevo fiori, rose, e petali con varie sfumature. Mi piaceva scegliere immangini delicate». Rosalinda Anello dichiara di non avere mai amato lo stile "Kitsch".

«Durante la pandemia, un giorno, andai in soffitta, presi delle scatole conservate che non prendevo da tempo ma che hanno sempre camminato con me. Trovai uncinetti e fili, pensai : "Ma io qualcosa devo fare". Iniziai così a ricamare delle roselline in filo di scozia"». E quindi mentre nelle altre case si sperimentano torte e pizze, Rosalinda riapre i cassetti dei ricordi.

«L'anno prima avevo fatto una cena a tema "Dolce & Gabbana". Misi in quella tavola delle "coffettine in paglia" come cestini del pane. Ne ritrovai una e cominciai a rivestirla ed abbellirla con le roselline ricamate all'uncinetto, qualche "cipollina" in tessuto che avevo in casa, del pizzo sangallo che mi piace tanto, la foderai per bene e venne fuori una "chicchina". A lavoro ultimato pubblicai una foto su Facebook. Con la foto di questa "coffetta" si è aperto un mondo».

Tutte le amiche di Rosalinda volevano quella coffetta ma il desiderio era avere una coffa vera e grande.

«La coffa nell'antichità era un buon auspicio come per dire ti auguro quella cosa "a coffa china". Un modo per augurare tante cose, pienezza insomma» racconta così l'origine di queste borse.

In origine la "coffa" serviva per contenere il concime dei cavalli: erano infatti borse che stavano ai lati della monta del cavallo.

Rosalinda si reca quindi a Catania per acquistare coffe (grandi) grezze di origine marocchina di ogni misura. Le borse sono originariamente di colore verde e si scuriscono nel tempo. La coffa viene lavorata quando è "matura". «In una coffa verde è impossibile cucire a mano come in quella scura, ammorbidita e maturata» spiega l'artista palermitana.

Rosalinda viene notata sui social da cugine americane residenti tra New York e la Florida. Donne e ragazze appartenenti a famiglie emigrate negli Stati Uniti da almeno tre generazioni.

«Un'estate una di queste cugine americane (che non conoscevo) è venuta in vacanza a Palermo e con l'occasione ha voluto una coffa per sè» racconta Rosalinda. Quel passaparola è arrivato anche in America.

«Le donne americane tengono molto allo stile siciliano, sono grandi conservatrici, soprattutto di stili e tradizioni che non hanno vissuto ma di cui hanno sempre sentito parlare dalle parenti più anziane. Le coffe siciliane in America vengono usate tutti i giorni, anche per andare a Messa».

C'è un desiderio in un'America al femminile: conoscere le proprie radici e viverle nel proprio Paese. Spesso sono donne nate in America ma cresciute con i racconti di nonne e bisnonne italiane emigrate. Questi "racconti" vengono oggi tramandati alle nuove generazioni.

C'è del bello che resiste ancora in una società del tutto dominata da Internet. E c'è una donna di 55 anni che da Palermo all'America fa viaggiare la Sicilia di un tempo.
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