Scoperto in Sicilia, può combattere la crisi climatica: perché si chiama "chonkus"
È naturalmente abituato ad assorbire anidride carbonica e in teoria potrebbe essere utilizzato per limitare le concentrazioni di questo gas. Ecco cosa sappiamo

Affrontarle queste minacce è molto difficile, ma grazie ad uno studio effettuato in Sicilia da diversi scienziati internazionali la comunità scientifica potrebbe aver trovato un’arma in grado di limitarne l’impatto e fermare la crisi climatica.
Questo studio è connesso alla scoperta di un particolare microrganismo nelle acque situate nei pressi dell’isola di Vulcano, nelle Eolie, in grado di assorbire grandi quantità di anidride carbonica, uno dei principali gas serra che contribuiscono a scaldare l’atmosfera.
Il microrganismo è un cianobatterio che è stato trovato al largo della costa di Baia di Levante, il cui nome scientifico è Synechococcus elongatus – Chonkus per gli amici.
Vivendo a stretto contatto con un vulcano che rilascia ingenti quantità di gas serra, il S. elongatus è naturalmente abituato ad assorbire anidride carbonica e in teoria potrebbe essere utilizzato per limitare le concentrazioni di questo gas anche in altre aree del mondo, limitando così la minaccia del surriscaldamento globale.
I suoi ceppi sono in grado di crescere rapidamente e di assorbire molti più gas rispetto le altre specie di batteri che vengono studiato per lo stesso scopo. Il suo nomignolo "Chonkus" deriverebbe invece dal termine slang inglese "chonk”, che indica la forma rotonda e tozza delle sue colonie, generalmente più grandi rispetto alle colonie dei batteri che si possono comunemente trovare nei laboratori (un esempio fra tutti Escherichia coli).
Gli scienziati stanno anche pensando di poter usare il suo codice genetico per creare dei potenziali ibridi in grado di assorbire ancora più gas serra rispetto i cianobatteri naturali.
I risultati di questa ricerca devono tuttavia essere ancora dibattuti dagli ecologi e dai biologi ambientali, mentre per ottenere le prime applicazioni tecnologiche bisognerà probabilmente ancora aspettare qualche anno.
Ciò però non deve farci disperare, visto che altri scienziati stanno lavorando parallelamente per usare altri organismi – come l’alga spirulina – per raggiungere lo stesso scopo.
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