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Sciascia la chiamò piccola Atene: le bellezze di Caltanissetta che vi lasceranno di stucco

Dipinti, statue, affreschi e mappe storiche: la città di Caltanissetta è piena di bellezze nascoste che oggi scopriamo grazie ai personaggi illustri che in città lasciarono il segno

Roberta Barba
Storico dell'arte
  • 16 giugno 2020

Il centro di Caltanissetta

Caltanissetta, luogo di passaggio dalle bellezze nascoste. Scrigno di tesori che gli appassionati di bellezze siciliane non possono farsi sfuggire. Facciamo allora un tuffo in alcune di queste.

Tante personalità storiche e letterarie hanno sostato, anche idealmente a Caltanissetta, lasciando un'importante impronta.

Il fuggiasco pittore manierista toscano, Filippo Paladini, lasciò a Caltanissetta diversi quadri a soggetto religioso, conservati oggi in diverse chiese della città. Pare che il pittore si sia autoritratto nel quadro della Madonna del Carmelo, conservato nella cappella laterale vicino all’altare maggiore della Cattedrale.

Risale al 1616, infatti, il quadro dell’artista monrealese Pietro Antonio Novelli Madonna della Grazia, dipinto su ardesia, conservato presso l'altare maggiore della chiesa di Santa Maria della Grazia. Attorno al quadro ruota una divertente leggenda che vede protagonista un certo Ippolito da Piazza Armerina, al quale Novelli affidò l’opera da lasciare a Caltanissetta.
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Si narra infatti che Ippolito si innamorò del quadro e decise di portarlo a casa, ma il mulo sul quale viaggiava si fermò sul punto esatto in cui poi sarebbe sorta la chiesa e non volle più ripartire. Ippolito allora colpì il mulo, che cadde a terra facendo rompere il quadro del Novelli.

Soltanto dopo aver confessato la sua colpa, il mulo si alzò improvvisamente. Probabilmente il pittore fiammingo Guglielmo Borremans sostò per un tempo più o meno lungo nel capoluogo nisseno, dove dipinse affreschi e quadri di elevato spessore artistico, come il ciclo di affreschi nella chiesa di Sant’Agata, gli affreschi della volta della Cattedrale e le tele conservate presso il Museo Diocesano “G. Speciale”.

Durante il suo viaggio in Italia, Goethe si fermò a Caltanissetta, il 28 aprile 1787, soggiornandovi per una notte e definì la città "pittoresca e ben costruita" consentendole di entrare nel circuito del Grand Tour.

Nell’agosto del 1862 Giuseppe Garibaldi venne ospitato presso il Palazzo Benintende. Una mattina, Garibaldi pronunciò un discorso patriottico alla città, affacciandosi da uno dei balconi di questo bellissimo palazzo in stile neoclassico palladiano, con conci di arenaria locale e riccamente decorato dalla sovrapposizione di ordini architettonici, medaglioni e lesene.

L’ingegnere e geologo piemontese Sebastiano Mottura, nel 1862 fondò a Caltanissetta una scuola per i tecnici delle miniere, con il nome di Regia Scuola Mineraria, che diresse tra il 1868 ed il 1875. Mottura fu anche direttore del Regio Corpo delle Miniere ed emanò una carta geografica delle aree minerarie, documento di fondamentale importanza per far decollare il settore industriale e minerario siciliano. Oggi, presso l’istituto minerario “Sebastiano Mottura” è possibile visitare il Museo Mineralogico e perdersi tra le migliaia di minerali lì conservati rivivendo la storia delle miniere nissene.

Tra il 1886 e il 1911, Caltanissetta ospitò gli scultori napoletani Vincenzo e Francesco Biangardi, i quali realizzarono la maggior parte delle Vare del Giovedì Santo, oggi conservate presso la Sala Espositiva delle Vare, e altre opere scultoree disseminate nelle chiese nissene, come ad esempio le statue dei santi Pietro, Paolo, Sebastiano e dei due angeli poste lungo la splendida facciata della chiesa di San Sebastiano.

Caltanissetta ospitò anche i palermitani Ernesto Basile e Gino Morici. L’architetto Basile realizzò il basamento della statua al Redentore sul monte San Giuliano. I lavori iniziarono il 13 maggio con la cerimonia della posa della prima pietra che venne benedetta dall’allora vescovo Ignazio Zuccaro.

Gino Morici, invece, realizzò, a partire dal 1937, gli affreschi dedicati alle telecomunicazioni e ai trasporti nei tre ambienti del pianto terra dell’eclettico Palazzo delle Poste.

Nel tempo Caltanissetta si è evoluta, ingrandita, rinnovata. Oggi consta di tante belle chiese, bei palazzi storici, ben cinque musei, un mercato storico, i quartieri storici con le loro caratteristiche chiese, un bel Castello, purtroppo non fruibile, ma da vedere e fotografare dall’esterno, un cimitero definito “Monumentale” per la quantità di cappelle gentilizie e di famiglie nobiliari di grande valore architettonico, le edicolette votive disseminate per le vie della città.

Per non parlare del cibo. Non si può visitare Caltanissetta senza gustare i suoi dolci tipici, quali il torrone e il rollò!
Tante sono le bellezze, artistiche, architettoniche e culinarie di questa città, da riscoprire e far conoscere ai turisti. La "piccola Atene" decantata da Sciascia ha le carte in regola per stare al fianco delle principali mete turistiche siciliane.
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