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Scampata all'ira dei nemici fu sventrata da una bomba anni dopo: è lo "Spasimo" di Termini

Situata nel centro storico di Termini Imerese nel quartiere San Pietro, la Chiesa di San Giacomo Apostolo rimane un luogo pieno di fascino che nemmeno la guerra ha intaccato

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 18 giugno 2021

La Chiesa di San Giacomo Apostolo a Termini Imerese

La chiesa di San Giacomo Apostolo di Termini Imerese, le cui origini risalgono con molta probabilità all'epoca paleocristiana, fu cattedrale e sede dell'antico vescovado bizantino, mantenendo tale titolo fino al nuovo ordinamento territoriale deciso da Ruggero II, che ne riorganizzò le competenze delle sedi vescovili sotto il suo regno.

Situata nel centro storico e più precisamente nel quartiere San Pietro, la chiesa è posta su un pendio urbano attraversabile da ripide scalinate e stretti vicoli ed è posizionata tra il piano della Matrice e quello dei bagni Termali.

Sull'origine della fabbrica lo storico locale Solito, nel suo libro dal titolo Termini Himerense città della Sicilia posta in teatro, dato alle stampa nel 1669, così affermava: «(…) nei medesimi tempi del Re Ruggero, credo io essere fatta la fabbrica nella Città di Termini Imerese l'antichissima Chiesa sotto il titolo di San Giacomo Apostolo, che nei tempi antichissimi era Matrice (…)».
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La Chiesa ha una pianta a tre navate, divise da colonne con archi a tutto sesto e abside. Sembra che l'edifico venne risparmiato dalla distruzione ad opera degli angioini nel 1338, guidati da Carlo d'Artois. In questa occasione l’esercito francese distrusse l'acquedotto di epoca Romana, a quel tempo ancora funzionante, costringendo gli abitanti della città a non poter attingere nessuna risorse idrica. Soltanto qualche monumento venne risparmiato dall'ira del nemico e in particolare alcune chiese, tra queste quella di San Giacomo Apostolo e il Castello che non venne espugnato grazie alla tenacia dei termitani.

Durante tutti questi secoli l'edificio ha subito una serie di trasformazioni ancora oggi visibili. Infatti nel 1650 il corpo di fabbrica subì le modifiche più determinanti. In quell’anno l'ingresso principale venne riorientato, sicché quello che una volta era l’altare maggiore, divenne il lato dell’attuale facciata principale.

Quando nel 1901 morì l'ultimo confrate, inizia da quel momento l'uso saltuario della chiesa che proseguì fino al 1943, quando una bomba sfondò il tetto provocando danni irreparabili da determinare l'abbandono definitivo della struttura. Da allora l'edificio è privo della copertura, condizione questa che attribuisce al luogo sacro un particolare fascino a chi per la prima volta accede.

Tutt'oggi sono evidenti i segni delle molteplici trasformazioni avvenute nei secoli: elementi di architettura normanna, quali archi e capitelli, affiorano tra le strutture dell'impianto quattrocentesco, modificato a sua volta, dagli interventi effettuati successivamente.

La facciata principale, chiusa all’interno da un cortile, e raggiungibile da una scalinata piuttosto ripida, è composto da elementi eterogenei. Sul lato sinistro è possibile intravedere una piccola abside appartenente al precedente orientamento. Sull’angolo opposto è presente una torre di origine medievale che ha sempre svolto la funzione di campanile. All'estremità dell'elemento campanario sono visibili delle merlature utili anche per il controllo del territorio.

L'importanza di questo edificio, ed il suo ruolo di "Chiesa Madre", sono attestati da una serie di documenti notarile del XV secolo. Il primo documento storico risale al 1439 che ne testimonia la presenza della struttura in quell’epoca. Altri documenti notarili, di epoche successive, evidenziano ancora una volta l’importanza dell’edificio. Tra questi l’atto di una committenza di un crocifisso a Pietro Ruzzolone, da parte "dell'Archipresbitero majoris Ecclesiae Termarum" del XV secolo.

Questo crocifisso ligneo, dipinto in ambedue le facciate, è possibile oggi ammirarlo nell'abside principale di quella che in epoca successiva è diventata la Chiesa madre di Termini, la chiesa dedicata a San Nicola Di Bari.

Tra le curiosità, secondo quando riferisce ancora lo storico locale Solito, l'edificio venne consacrato dal pontefice Innocenzo III, tutore di Federico II, che si fermò nella città delle Terme durante un suo viaggio di ritorno da Palermo verso Roma. Tale affermazione è determinata dal fatto che durante i lavori del XVII secolo, sotto l’altare vennero rinvenute due chiavi pontificie, una sopra l'altra e posizionate a modo di croce.

A questo proposito il Solito, nel già citato libro, così scriveva: "(…) Innocenzo terzo Sommo Pontefice, partendo da Palermo per andare a Messina, e di là a Roma per strada onorasse con la sua presenza la Città di Termini, egli volle lasciare questa degna memoria, e beneficio di consacrare la detta Chiesa di San Giacomo, la quale per l'antichità, che ha tre navate e colonne, opera che in questi tempi era degna di stima: onde i Termitani devono molt'obligationi a questo gran Pontefice per detto benificio ricevuti (…)."
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