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Sarah, che cura la depressione nei giovani: il (nuovo) metodo, dagli Usa a Palermo

La dottoressa "siculo-americana" ci racconta la sua storia e il metodo messo a punto in anni di studi negli Stati Uniti. Ha tenuto un seminario al Maria Adelaide

Stefania Brusca
Giornalista
  • 13 febbraio 2025

La dottoressa Sarah Collica

Vive negli Usa ma è a Palermo, dove è nata e cresciuta, che scopre la sua passione per la medicina. Stiamo parlando della dottoressa Sarah Collica, docente di Psichiatria presso la Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora.

Sarah torna spesso a Palermo per motivi familiari e adesso anche per prendersi cura di una delle cose che le sta più a cuore: il benessere degli adolescenti. Infatti è specializzata, tra le altre cose, nei disturbi dell’umore. Qui, dal 3 al 7 febbraio, tiene un corso di formazione su come riconoscere l'insorgere della depressione in questa fascia d'età, molto delicata e complessa.

«Frequentavo il Benedetto Croce - racconta - e facevo volontariato con i migranti in ospedale al Policlinico (in quanto madrelingua inglese). Fin da adolescente ho subito capito che la medicina era la mia passione e da allora mi sono impegnata per diventare medico».

Dopo il liceo si trasferisce negli Usa: «Ho avuto l'opportunità di andare all'università a Yale (per 4 anni) dove mi sono laureata in biologia e ho fatto i corsi necessari per entrare in medicina (negli Usa prima si fa l'università, poi la medicina e poi la specializzazione ndr). Ho fatto un anno di ricerca all'NIH e poi sono entrata nella scuola di medicina (altri 4 anni) alla Johns Hopkins».
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Anche se lontana dalla Sicilia, il rapporto con (metà) delle sue radici non si è mai interrotto. «Mia madre è americana, mio padre è italiano. Torno sempre in vacanza per venire a trovare la mia famiglia e per assicurarmi che i miei figli abbiano un contatto con le loro radici.

Anche se il loro papà è americano anche loro sono metà italiani. E adesso ho anche questo legame professionale che mi dà la possibilità di usare le mie "expertise" per dare il mio contributo anche a casa mia».

Una passione, quella per la medicina, che la assorbe completamente e la porta a esplorare tutti gli aspetti e gli ambiti di questa disciplina così complessa.

«Durante la scuola di medicina - continua - come tutti gli studenti in America, ho approfondito e fatto esperienza pratica in medicina generale, pediatria, neurologia, psichiatria, chirurgia generale, ostetricia e cosi via. Mi sono piaciute tutte, ma la psichiatria in modo particolare perché amo conoscere a fondo i miei pazienti a passare tanto tempo a parlare con loro».

Il metodo di intervento che ha messo a punto è un approccio terapeutico estremamente individualizzato «che introduce una complessità che mi stimola molto. In più la soddisfazione di vedere una persona che vuole lasciare il partner, odia il lavoro, si crede un fallimento e vede il mondo come un posto grigio e senza speranza ritrovare l'amore, la passione e la felicità è ineguagliabile».

E così sceglie la specializzazione in psichiatria (altri 4 anni) sempre alla Hopkins che negli Usa si chiama "residency".

Infine fa «una fellowship di 2 anni a Hopkins con Dr. Karen Swartz per specializzarmi nei disturbi dell’umore come la depressione e il disturbo bipolare. Adesso lavoro alla Hopkins come Assistant professor e dirigente clinico. Faccio ricerca, insegno agli specializzandi e ho varie responsabilità amministrative e cliniche».

Sarah, tra le altre cose, offre consulenza a pazienti che vengono da tutti gli Stati Uniti (e a volte da altre parti del globo) e dirige un reparto dove vengono ricoverati giovani adulti dai 18 ai 30 anni con disturbi dell'umore e altre comorbidità come l'ansia e il disturbo ossessivo compulsivo.

Grazie a questa esperienza sul campo, mette a punto l'ADAP (Adolescent Depression Awareness Program ndr) ovvero un programma d'informazione sulla depressione nell’adolescenza che nasce all Hopkins grazie alla dottoressa Swartz, sviluppato nel corso di ben 20 anni. Negli States è stato già proposto a oltre 100 mila studenti con ottimi risultati.

Esiste un corso di formazione gratuito online per docenti cosi possono imparare i concetti fondamentali sulla depressione e insegnarli ai loro studenti.

Il corso a Palermo si è tenuto al liceo Maria Adelaide: «Il mio obiettivo è introdurlo a studenti italiani, vedere come viene recepito e cosa imparano i ragazzi. Il passo successivo sarà tradurre e adattare il corso per docenti in modo tale da poter raggiungere il più numero possibile di ragazzi possibilmente in tutta Italia».

La madre di Sarah, Nancy Triolo «è stata professoressa al Maria Adelaide per 20 anni ed è lei il filo conduttore tra me e questa favolosa scuola. Anche se lei adesso è in pensione, il suo amico e stimatissimo collega Domenico Quaranta (Primo Collaboratore della Dirigente) ha coordinato tutto in modo egregio, senza contare il supporto indispensabile della dirigente Virginia Filippone per l'approvazione e implementazione del programma».

I punti focali di ADAP Italia sono, prima di tutto, destigmatizzare la depressione, insegnare ai ragazzi come riconoscere i sintomi, che si tratta di una malattia medica che si può curare.

In particolare anche che «il pensiero del suicidio è un sintomo della depressione e una vera e propria emergenza da affrontare immediatamente, che è importante chiedere aiuto ad un adulto per se stessi o per un amico che soffre di depressione al più presto possibile. In poche parole è un messaggio di speranza: con l'aiuto e le terapie giuste i sintomi della depressione si possono risolvere».

Ma come riconoscere la depressione in un adolescente? Quali sono i segnali che devono allarmare?

«I sintomi della depressione includono il cambiamento dell'umore che si può manifestare con tristezza o irascibilità. E negli adolescenti più comunemente la depressione si manifesta con quest'ultima. La perdita di interesse o capacità di provare piacere, che in un adolscente si può manifestare con l'abbandono degli hobby, isolamento dagli amici e dalla famiglia, o un calo della performance scolastica.

Altri sintomi sono la perdita dell'appetito e il cambiamento di peso (c'e chi lo perde e chi lo prende), difficoltà ad addormentarsi, si sveglia spesso e presto (insonnia). C'è invece chi dorme più del solito e passa molto tempo a letto e nonostante ciò si sente stanco. Il senso di agitazione sia fisica che mentale (sentire i nervi a fior di pelle, sentirsi nervosi) o sentirsi rallentati sia mentalmente che fisicamente (alcuni lo descrivono come cercare di camminare sott'aqua o come muoversi con un peso sulla testa).

Tra questi c'è da annoverare la fatica o mancanza di energia (astenia) che rende anche le attività più semplici come il farsi la doccia o lavarsi i denti, veramente onerose. E ancora difficoltà nel concentrarsi il che si può manifestare in classe, durante una conversazione e nello studio (possibilmente con un calo dei voti ma non sempre, c’è chi compensa passando più tempo a studiare a scapito di altre attività).

E poi ancora senso di colpa, di inutilità e perdita di speranza nel futuro. Quest'ultimo è un sintomo pericoloso che può portare i ragazzi a pensare di essere un peso per la propria famiglia e cominciare a dubitare del motivo stesso della propria esistenza.

Infine il sintomo più pericoloso è il pensiero del suicidio. Questo è un sintomo che può essere fatale, che è una vera e propria emergenza che deve essere affrontata immediatamente da un professionista».

I segnali d'allarme in generale, spiega la dottoressa, sono cambiamenti del comportamento che risultano dai sintomi su elencati. In più, a volte i ragazzi (come gli adulti) per cercare sollievo da questi sintomi possono assumere droghe e alcol. Purtroppo queste sostanze a lungo andare peggiorano i disturbi dell'umore.

La depressione comincia ad emergere negli adolescenti «e affligge il 5 per cento di questa fascia d'età. Nei ragazzini delle medie invece vediamo più comunemente l'ansia che a volte precede un disturbo depressivo. Infatti con le dottoresse Claire Zachik e Karen Swartz negli States stiamo sviluppando ADAP Jr per ragazzi delle medie dove educhiamo i giovani sull’ansia».

Per la dottoressa un genitore deve intervenire il prima possibile. «Il sostegno dei genitori o di un adulto è fondamentale. Prima di tutto i genitori devono essere aperti e pronti a parlare con i propri figli di questi problemi. Secondo, se ci si riscontrano i sintomi della depressione, è importante cercare l'aiuto di un esperto (come una psichiatra) che può effettuare una diagnosi. E se viene diagnosticata la depressione, occorre accompagnare i propri figli verso le necessarie terapie psicoteraputiche e farmacologiche».

Un altro aspetto importante in questo senso è che «i genitori devono impegnarsi a educarsi su questa malattia medica, così da poter capire meglio cosa stanno affrontando i loro figli e poter dar loro il necessario sostegno. Prima interveniamo prima possiamo mettere i nostri figli sulla giusta strada e assicurarci che abbiano una vita sana e produttiva».

Sarah ricorda tutti i suoi pazienti, chi per un motivo, chi per un altro. «Ciò che posso dire è che anche i casi più difficili migliorano».
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