STORIE
Rinuncia alla carriera universitaria e torna in Sicilia: Jessica ora fa il lavoro dei suoi sogni
Un incontro con un esemplare sulle coste della sua amata isola. Un animale ferito bisognoso di cure. Un episodio che ha cambiato radicalmente la vita della giovane
La biologa marina Jessica Alessi
Tutto è cominciato dieci anni fa quando Jessica Alessi, una giovane biologa marina, 39 anni, dopo aver studiato all'università di Genova, ad una promettente carriera in qualche università italiana, ha preferito per amore del proprio territorio e del proprio mare fondare l’associazione MeRiS (Mediterraneo Ricerca e Sviluppo), un ente no profit di ricerca sulla conservazione dei mammiferi marini.
Ma nel 2019 ha fatto un passo ancora più importante per realizzare al meglio i suoi obiettivi: è tornata ad Agrigento ed ha avviato il progetto “I Delfini del Mar d'Akragas”.
Jessica ha molto chiare le ragioni della sua scelta di tornare in Sicilia: «Il mio pensiero andava spesso al mio mare di Agrigento, dove era nato il mio sogno. Era diventato un pensiero fisso, mi faceva rabbia lo stato di abbandono scientifico di quella zona, per ciò che riguardava le ricerche sui cetacei.
Un intervento molto articolato per la protezione dei tursiopi nelle acque della provincia di Agrigento, nel Canale di Sicilia. «Non sono stata io a scegliere i delfini: in qualche modo sono stati loro a scegliere me. Due, in particolare, mi colpirono in una giornata d’estate del 2015, arrivando a ridosso dell’arenile di Agrigento, dove stavo trascorrendo la vacanza: uno dei due aveva una ferita sanguinante alla testa.
Già imbattersi in un delfino lungo le coste italiane è un segno, ma se è un esemplare ferito alla ricerca di sollievo diventa una predestinazione: fui io a mettere in atto il protocollo richiesto in quei casi, che prevede in primo luogo di proteggerlo dalla folla che, sempre, si accalca intorno a questi eventi e fare intervenire la Capitaneria di porto.
Con qualche sforzo riuscimmo a fargli riprendere il mare assieme all’altro delfino, che era pazientemente rimasto in acqua senza staccarsi un attimo dal compagno» ha raccontato in una intervista.
Incontrare un gruppo di delfini quando si naviga in mare è sempre una sorpresa e una gioia, ma potremmo perdere molto presto questa occasione, navigando per le acque che bagnano le coste del territorio agrigentino, se non corriamo ai ripari, cambiando stile di vita. Il motivo è presto detto: il tursiope è una specie di delfino che vive sottocosta, per tale motivo subisce gli impatti di molte attività condotte dall'uomo.
«La vita dei tursiopi che vivono nel Mediterraneo è minacciata dall’inquinamento, soprattutto dalle microplastiche. Questo li espone a infezioni di vario genere e bisogna salvaguardare la loro salute», sottolinea la giovane biologa. All’inquinamento bisogna aggiungere le catture accidentali con attrezzi da pesca, sia piccola che a strascico, la riduzione generale delle prede, gli sport nautici a motore.
Così una ventina di giovani e meno giovani agrigentini spesso lasciano Porto Empedocle e con una imbarcazione semi cabinata di 6.5m, per la raccolta dei dati di presenza, distribuzione e abbondanza dei delfini, e altre specie marine protette (tartarughe marine, avifauna, tonni, pesci spada, ecc. ). Inoltre vengono monitorate le potenziali minacce per le specie (presenza e distribuzione dei rifiuti, inquinamento acustico, attività di pesca, ecc.) che si inoltrano nel canale di Sicilia. «Abbiamo individuato e censito un centinaio di delfini, appartenenti alla specie dei tursiopi».
Questa popolazione non era mai stata monitorata prima del 2016 (anno di inizio dei monitoraggi di MeRiS) e ancora oggi non gode di nessuna protezione. «Attualmente siamo impegnati a chiedere alla Regione siciliana di riconoscere che il nostro mare è un hotspot di biodiversità e quindi è necessario istituire al più presto un’area marina protetta.
Abbiamo individuato siti di alimentazione, riproduzione e crescita dei cuccioli della popolazione di tursiopi, ma un elevato traffico nautico e svariate forme di inquinamento, tra cui la presenza di plastica che costituisce il 90% dei rifiuti che galleggiano nelle acque agrigentine ne minacciano l’esistenza», aggiunge Jessica, che vanta numerose pubblicazioni sulle più importanti riviste del settore, con cui ha richiamato l’attenzione degli studiosi sulle campagne di ricerca scientifica in mare aperto che MeRiS ha condotto in dieci anni.
Nel 2021 è stata tra le tre vincitrici del premio Terre de Femmes, che da vent’anni celebra donne coraggiose e appassionate che portano avanti progetti straordinari per la salvaguardia della biodiversità e la protezione del Pianeta. Un altro settore in cui questa organizzazione è impegnata è quello della formazione: «Dal 2016 promuoviamo corsi estivi che si propongono di formare figure qualificate.
Siamo convenzionati con numerose università italiane per lo svolgimento di tirocini e tesi universitarie». Non ricevono alcuna sovvenzione da parte di enti pubblici o privati, così «Diamo la possibilità alle persone di venire a bordo con noi, con l'attività che abbiamo denominato "un giorno da ricercatore": oltre che vedere i delfini nel loro habitat naturale e vivere quindi una emozione indimenticabile, per noi è un’ottima opportunità di sensibilizzazione dei cittadini ed un supporto economico per coprire alcune delle spese che dobbiamo affrontare per monitorare il mare».
MeRiS spera nel sostegno anche economico da parte della società civile. Sul sito web merisresearch.com si offrono le indicazioni per sostenere i progetti.
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