STORIE
Resta incinta e perde il lavoro, si reinventa in Sicilia: Valeria rende i dolci opere d'arte
Un mondo dolcissimo da interpretare. Dove trovare arte, talento e magia. Un mondo di opere, realizzate solo con lo zucchero e dedicate anche alle donne
Valeria Cusimano
Un'esperienza straordinaria quella della Biennale Internazione di Sugar Art, che si è svolta a Torino, dal 23 al 27 novembre scorsi, e che ha lasciato grandi emozioni in Valeria Cusimano, cake design marsalese, che vi ha preso parte, assieme ad altri 79 sugar artist provenienti da tutto il mondo, grazie all'organizzazione delle sorelle Mary e Nuni Cocciolo, con il sostegno del consiglio regionale del Piemonte e dell'Accademia Albertina di Torino.
«La manifestazione si era già svolta nel 2011 e poi ancora nel 2015, ma mai con tanto clamore e in una galleria d'arte. In questo modo è stata la prima volta. C'erano australiani, tailandesi – dice Valeria - ed era presente David Close, il giudice internazionale che fa capo a tutti i giudici della competizione di Birmingham, la culla del cake design in Europa».
E in realtà lo era, ma realizzata con lo zucchero come medium. L'intento dell'evento era dimostrare che i decoratori cake design non sono solo quelli che si occupano del compleanno dei bambini, ma che, se lasciati liberi di esprimersi, creano delle vere e proprie opere d'arte esattamente come chi plasma la creta per realizzare una scultura.
«Sono stata selezionata per partecipare dopo aver preso parte nel mese di settembre al Crasy Sugar Team di Gabriella Iannella, in Puglia, a sostegno dell'AIL, hosted by Massimiliano Colla e Filomena Tavano, dove abbiamo esposto delle opere sempre dedicate alle donne, sviluppando un'idea e rappresentandola secondo quello che volevamo comunicare.
L'anno scorso avevo vinto un argento assoluto, e prima avevo partecipato a un contest a Roma, il Cake&Dream, alla fiera Abilmente. Questa è la mia vita da dieci anni; sono una decoratrice cake design e il mio obiettivo è arrivare a Birmingham e esporre un'opera.
Che è l'aspirazione di ogni cake designer: poter arrivare lì, dove ci sono artisti di tutto il mondo, tra cui uno che ha riprodotto re Carlo a dimensione umana... È come vincere l'Oscar, insomma». Quando comincia questo viaggio affascinante nell'arte culinaria in modo creativo e artistico per Valeria Cusimano?
«Ho iniziato 10 anni fa, quando ho perso il lavoro dopo aver avuto il secondo bimbo. Prima era una progettista d'arredi, facevo tutt'altro in un settore diverso. Ho studiato con vari maestri riconosciuti in Italia, con dei corsi sia on line che in presenza, tra cui Silvia Mancini, nota anche in America, Massimiliano Colla, il mio primissimo tutor e maestro cioccolatiere che ha vinto anche degli ori a Birmingham, e Molly Coppini.
Ho seguito con loro dei corsi di specializzazione, e continuo a farne: corsi di pittura su frolla, pittura su pasta di zucchero, modelling artistico, costruzioni di figura in 3D.
Non lavoro la ghiaccia perché con le nostre temperature è difficile. Ci si evolve sempre, ci sono sempre nuovi materiali ed è un campo in continuo sviluppo. Non ci si può fermare».
Molto apprezzata l'opera di Valeria alla Biennale di Torino, che lei ha chiamato 'LIBERAmente donna'. «Il titolo è un chiaro gioco di parole: liberamente come avverbio e come condizione desiderata, e libera come imperativo, come esortazione alla donna a liberare la mente, il viso.
Che è un viso di donna senza colore della pelle, senza connotazione geografica: possono essere le donne di tutto il mondo, con gli occhi chiusi perché volevo rappresentare la leggerezza di essere donna; essere in quanto persona e anima, ma anche per l'amara riflessione sulla sua, nostra, condizione sociale.
Senza la bocca, perché in alcuni paesi le donne non hanno diritto di espressione. La mia opera voleva essere una denuncia contro la scarsa emancipazione sociale, un grido silente per tutte le donne ingabbiate in stereotipi duri da scardinare.
L'ho realizzata così pensando a quella ragazza musulmana che è stata picchiata dopo essere scesa dalla metropolitana perché non indossava il velo. E la gabbia sulla testa per le costrizioni psicologiche.
Volevo che venisse fuori la volontà di noi donne di affermarci e ottenere pari diritti degli uomini. L'ho costruita con una struttura interna di alluminio, cioccolato plastico, pasta scultura e pasta model.
Appoggiata su un cake board con effetto marmo nero e delle striature bianche e rosa. Inizialmente doveva essere senza una forma precisa, poi l'opera stessa mi parlava, mi ha trascinata nella creazione e mentre lavoravo ho aggiunto i vari elementi.
Partecipare alla Sugar Art è stato un traguardo importante, un momento significativo per chi come me ha iniziato da autodidatta. Un'esperienza bellissima, soprattutto aver ricevuto i complimenti dal giudice internazionale che, guardandola, mi ha detto: 'arriva tutto quello che vuoi dire'. Ecco, questa per me è la cosa più bella».
La Sugar Art ha chiamato a raccolta talenti capaci di esprimere una forma d’arte che nasce in pasticceria e che, forse per questo motivo, non era mai stata considerata all’altezza di un museo, mentre nel corso degli ultimi anni, ha raggiunto un livello altissimo sia per le tecniche usate che per la forza del messaggio manifestato in una narrazione che ha contrapposto la dolcezza dello zucchero con l’amaro di una realtà che, ad oggi, conta oltre cento femminicidi dall'inizio dell'anno.
Un omaggio all’espressione artistica che trova le sue radici nel cake design commestibile, trasformando dolci e pasticceria in autentiche opere d’arte.
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