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Regala la sua arte ai defunti: chi è Tanino, il "Ligabue" di Sicilia che disegna tra le tombe

Persona quieta, dall’aria perennemente assorta, Tanino lo si vede spesso passeggiare da solo per le vie della sua cittadina medievale nel cuore della Sicilia

Roberto Mistretta
Giornalista e scrittore
  • 2 giugno 2024

Tanino Palumbo

Il Ligabue di Sicilia stupisce ancora col suo talento e dopo avere disegnato anche ai piedi del roccioso castello, da qualche tempo disegna per i defunti a cui regala la sua arte sopraffina, senza nulla chiedere in cambio, com’è nel suo stile.

E lo fa adoperando materiale di scarto, che trova tra le tombe, ovvero pezzetti di marmo residui di cappelle gentilizie e loculi in costruzione.

Il nome di questo portentoso artista è Tanino Palumbo e vive da sempre in una dimensione tutta sua.

Persona quieta, dall’aria perennemente assorta, Tanino lo si vede spesso passeggiare da solo per le vie della sua cittadina, la medievale Mussomeli.

E proprio nella sua città natale anche in passato ha dato sfogo alla sua vena artistica, lasciando testimonianze tangibili nei luoghi più disparati e originali, come ad esempio la casa del custode del cimitero, dove dipinse una straordinaria Madonna con Bambino, un rapace in procinto di spiccare il volo e una creatura mitologica che ricorda l’incrocio tra una tigre e un mastino.
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Come sempre il suo approccio con l’arte è silenzioso e discreto, se non profondamente rispettoso di quel mondo che prende forma e contorni dalle sue mani, autentiche opere d’arte che l’artista regala alla fruizione di tutti per il puro piacere di farlo, senza mai chiedere qualcosa in cambio.

A scoprire casualmente questo ultimo omaggio ai defunti è stato Salvatore Russo, fabbro da generazioni, che recandosi al cimitero nella tomba di famiglia a fare visita ai suoi cari, ha trovato sotto la stele di papà Paolino Russo, un pezzetto di marmo su cui era stata disegnata una bellissima Madonna con Bambino.

«Sono rimasto veramente stupito nel trovare quell’opera d’arte davanti la tomba di papà - racconta - , sul vaso dei fiori, e lì per lì non ho capito, ma che fosse un regalo per lui era chiarissimo, visto che c’era anche scritto il suo nome in un altro pezzetto di marmo. Poi, il giorno dopo, ho visto Tanino nel viale del cimitero.

Se ne stava nei pressi di un’altra cappella gentilizia a disegnare coi suoi immancabili pennarelli su un altro pezzetto di marmo, ritrovato poco lontano. E allora ho capito. Mi sono avvicinato per ringraziarlo e lui m'ha detto che gli fa piacere utilizzare quel materiale abbandonato per regalare a persone che ha conosciuto in vita quello che la sua arte gli fa creare.

«E di fatti anche quella sua nuova opera d’arte, anch’essa un volto di Madonna, l’ha collocata nella cappella gentilizia dove riposa un adolescente troppo presto mancato alla vita. Così come altri defunti stanno ricevendo il suo originale omaggio.

L'estate di due anni fa, ad esempio, nessuno era riuscito a convincerlo a far parte del collettivo di artisti che realizzò in città il percorso di "Li porti tingiuti”, ridando vita con la loro arte alle vecchie porte.

Poi ecco che un altro artista, Phil Kay, riuscì dove altri avevano fallito e il Ligabue siciliano si presentò di buon mattino e disegnò una dama d’altri tempi in una vecchia porta in Piazza Firenze, davanti Palazzo Sgadari, sede del museo cittadino, dove si può ammirare tutt’ora.

Alcuni anni addietro soltanto per caso, e grazie a un pastore, si scoprì anche il regale dipinto realizzato sulla pietra viva del castello. All’inizio si pensava che si trattasse di un’opera che era rimasta celata per secoli alla vista, poi si scoprì la verità. Quel dipinto che ritrae una giovane nobildonna in atteggiamento di posa era stato realizzato da Tanino Palumbo.

Come ci confermò a suo tempo Pino Sorce, carpentiere, che aveva visto l’artista all’opera. E ci mostrò anche il falcone che l’artista aveva disegnato in un altro sperone di roccia.

E che dire del dipinto della Madonna al cimitero, nella casa del custode, che venne realizzato in modo quasi compulsivo?

«Io e Tanino passeggiavamo fuori paese, era circa mezzanotte e una grande luna illuminava la notte - racconta un altro testimone -. Tanino sembrava pensieroso, rapito dal fascino della natura attorno a noi. Poi, d’un tratto, disse, voglio dipingere.

Lo seguii incredulo dirigersi verso il cimitero e sfruttando soltanto il chiarore lunare, completò l'opera in brevissimo tempo. Era come se la sua mano seguisse su quella parete delle linee già tracciate, invisibili ai miei occhi.

Era totalmente rapito dall’ispirazione, estraniato dal momento, seguiva soltanto il suo estro creativo. In seguito gli chiesi di farmi un quadro, ma lui mi disse che dipinge soltanto quand’è ispirato e sente l'insopprimibile impulso di creare».

E anche altre testimonianze confermano questo aspetto della personalità del Ligabue siciliano e raccontano che quando dipinge si estrania completamente dal resto del mondo, ma nessuna offerta, per quanto allettante, può convincerlo a mettere mano a pennelli e pennarelli se non ne ha voglia. Originalità proprie degli artisti.

A lui, al Ligabue di Sicilia, si deve anche un originale disegno del castello di Mussomeli col Gran pavese innalzato. Un’opera d'arte davvero unica nel suo genere, gelosamente custodita da privati.
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