ITINERARI E LUOGHI
Qui sono passate "femme fatale", uomini potenti e persino spie: il Grand'Hotel Sole
A raccontarci la storia del grande albergo nel cuore di Palermo sono proprio i familiari. Una storia travagliata che l’ha visto per un lungo periodo chiuso e abbandonato
Qui sono passate femme fatale, uomini potenti e persino spie. Sono nella bella casa a Carini di Antonella Lupo e Vincenzo Sole. La sua cena, per me, ha il tratto biblico del "ritorno del figliol prodigo" innumerevoli piatti della cucina siciliana, che amo.
È l’occasione per ascoltare la storia dell’albergo di famiglia: il Grand'Hotel Sole.
Cuore, nel cuore strategico di Palermo, a Piazza Pretoria, tra Albergheria e Kalsa, aveva a pochipassi i luoghi più belli della città: Cattedrale, le Catacombe dei Cappuccini, Palazzo dei Normanni, Teatro Massimo. La sua è una storia travagliata che l’ha visto per un lungo periodo chiuso e abbandonato, è ora riaperto con una nuova proprietà.
Vincenzo Sole mi racconta: ”Il Grande Albergo Sole nasce a Palermo intorno l’anno 1934 per volontà del Capostipite della famiglia, Vincenzo Sole (mio nonno) e dei suoi tre figli Giuseppe, Vittorio e Francesco, che decisero di acquistare prima una porzione di un antico palazzo ubicato in Corso Vittorio Emanuele 291 e in seguito il palazzo di prospetto a Corso Vittorio e altri corpi di fabbrica retrostanti sino ad arrivare in lunghezza, negli anni '50, a “Piazzetta delle Vergini”.
Come ogni Hotel che si rispetti, c’era un "guardiano di soglia", il portiere Nino Grotta, pronto a soddisfare ogni richiesta anche la più “ improbabile”. Nato in un periodo di grande fermento economico e politico, vicino alla sede dell'Assemblea della Regione Siciliana, era il punto di riferimento per gli incontri dei politici.
Molti dei governi regionali nacquero su quelle poltrone Ducrot (bellissime, ancora presenti nel 2005), in quegli eleganti saloni e cabine telefoniche. Durante la seconda guerra mondiale l’Hotel fu sede del Comando Tedesco, e dopo del Comando Alleato.
In quel periodo si poteva incontrare Don Calogero Vizzini, uomo potente in Sicilia. Tra il '50 e il '60 fu inaugurato nell'Hotel il primo locale notturno della città, ritrovo della borghesia. A lume di candela alla "Tavernetta, si cenava con piatti alla fiamma, bevendo Champagne, ascoltando musica e sorseggiando cognac o whisky di puro malto lungamente invecchiato".
Fu un grande successo. Con la fine degli anni '60, il centro storico cittadino subì gli effetti della speculazione edilizia che inglobò nella città le zone periferiche diventate, il nuovo centro economico e imprenditoriale.
Nuovi alberghi sorsero in questa nuova area, relegando a un periodo oscuro il centro storico della città. Con il rinnovato interesse dei privati, che videro in questi magnifici palazzi e zone un potenziale economico, la famiglia Sole ricevette una manifestazione d’interesse per l’acquisto del grande albergo. Fu accettata, tranneche da Vincenzo che mantenne le sue quote sociali, mi dice con trasporto che l’albergo era nel suo DNA.
Cosi il “Sole” nel 1996 ritornò a essere il punto di ritrovo della borghesia palermitana con nuovi arredi di lusso, ristrutturato e con una meravigliosa terrazza che prendeva tutta la lunghezza dell’albergo, con una vista a 360° che andava dal porto alla Cattedrale. Fu un'operazione che richiese 8 anni tra lavori e autorizzazioni.
Da quest'albergo sono passati artisti, attori (grazie alla vicinanza al Teatro Biondo) uomini politici e di Stato come l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, ospite del bar, dopo aver acquistato diverse cravatte "Regimental", nel negozio di abbigliamento inglese "Pustorino", zio di Vincenzo Sole.
L’albergo in seguito fu venduto e poi chiuso, riaperto da poco, grazie a un gruppo francese. Ma Hotel Sole conserva anche uno dei più grandi misteri, quello sulla scomparsa di Ettore Majorana. Fu qui che il fisico si registrò dopo il suo arrivo a Palermo il 26 marzo 1938, per poi ripartire la sera stessa (forse), per Napoli. Qui scrisse due telegrammi e la lettera all’amico Carrelli, dove diceva che «il mare l’aveva rifiutato, e che sarebbe tornato a Napoli lasciando l’insegnamento».
I dipendenti di allora lo descrissero come un ospite molto riservato e schivo con una piccola valigia, paragonabile alla nostra "24 ore" e con una grande "borsa da lavoro" che non volle lasciare neanche un minuto nelle mani del facchino e che portò con sé in camera.
La scelta dell’Hotel Sole, allora considerato uno dei grandi alberghi della città ha prodotto una serie d’ipotesi e suggestioni.
La spiegazione più semplice era la centralità e vicinanza alle poste, dove Majorana andò quella giornata per spedire i due telegrammi e "l'espresso" (scritto su carta intestata dell’Hotel che recava in alto l’astro, il nome di Vincenzo Sole, con due recapiti telefonici).
Bizzarro l’utilizzo della posta, considerando che vi erano in Hotel cabine telefoniche e telefono in camera; il fisico avrebbe potuto direttamente chiamare la famiglia e l’amico. Ma qualcuno ha suggerito anche un’altra motivazione per la scelta dell’albergo.
È stato ipotizzato che la parola “Sole” facesse parte di un codice cifrato, costruito da Majorana, nel quale annunciava all’amico, la scelta di raggiungere la Germania di Hitler.
È uno dei tanti misteri degli alberghi, quei luoghi, dove stanze, poltroncine e saloni sono intrisi delle nostre storie e dove segreti e misteri sono gelosamente custoditi.
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