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Qui l'aria era "migliore di quella di Mondello": qual era il (vero) mare di Palermo

Tanti i nomi che ebbe questo tratto di terra e mare: Mezzo Palermo, Ze Sciaveria , Mustazzola, per la forma dello scoglio che ricordava il biscotto siciliano. La storia

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 13 dicembre 2024

Il litorale di Romagnolo a Palermo (foto Dario La Rosa)

Mondello è “mon amour”, lo sappiamo tutti, come lo sono le borgate marinare di Acquasanta, Arenella e Vergine Maria, Sferracavallo, nella costa di Ponente, eppure una volta era quella di Levante, la più frequentata, qui nacque la prima valorizzazione di quello che avrebbe dovuto essere l’attrattiva di Palermo, il mare Mediterraneo che l’accarezza da nord a sud.

In generale le Borgate Marinare escluso pochi casi, non decollarono, come se vi fosse una forma di rifiuto da parte dei palermitani e siciliani in genere; tornano a questo proposito le parole di un libro di Alajmo: la vacanza una volta non era al mare ma in campagna, mostrando come fosse forte il radicamento dei siciliani alla terra più che al mare, considerato con sospetto, forse perché mezzo con cui arrivavano nuovi signori e padroni.

Diventa così interessante leggere il libro su una Borgata Marinara come Romagnolo, nel libro di Lo Jacono si scoprono luoghi, storie, leggende a iniziare dal nome. Fu grazie al senatore Corradino Romagnolo de Texeira, che qui costruì la sua villa nel 1790, insieme da altri signori e nobili.
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Il mare in questo tratto una volta aveva acque limpide, l’aria era salubre, migliore di Mondello che si trovava vicino ad una palude che fu poi bonificata.

Un posto di vacanza in cui si poteva accedere come ricorda lo scrittore attraverso la ferroviaria a scartamento ridotto Palermo-Corleone, o nel 1930 con un servizio di vaporetto che "toccando le passerelle a mare degli stabilimenti congiungeva Romagnolo al molo santa Lucia del porto di Palermo".

Romagnolo era il primo tratto seguiva poi Sperone, Bandita, Acqua dei Corsari, nomi che nascondano una loro storia. Vicino alla foce del fiume Oreto: "fu la zona per eccellenza per le vacanze balneari… il vero mare di Palermo prima di Mondello" Abusi edilizi post bellici, scarichi, hanno poi devastato questo tratto di costa insieme a una politica urbanistica scellerata a cui si è aggiunto negli anni '80 vicino a Acqua dei Corsari, il depuratore cittadino, un impianto non ancora completamente funzionante che rappresenta un problema dal punto di vista ambientale. Eppure c’erano stati grandi progetti ad iniziare dal piano urbanistico di Gianrusso, mai realizzato, che avrebbe dovuto valorizzare questo tratto di costa.

Oppure l’idea accarezzata per un certo periodo di costruire qui l’aeroporto della città. Senza dimenticare il progetto di Vincenzo Florio Jr che avrebbe voluto un "Kursal", l’idea non si concretizzò e fu realizzato un edificio a firma Basile, nel 1900, adibito al tiro al Piccione in stile tra il Moresco e il Liberty.

Questo luogo dopo anni di degrado è stato restaurato diventando lo “Stand Florio Contemporary Hub”, luogo di Arte e Cultura. il mare è arretrato nel frattempo, anche per le ville demolite i cui materiali sono stati "versati in mare", decretando la morte degli Stabilimenti e dei tanti ristoranti "Palafitta", come "Renato", di cui fu Direttore del Cantiere lo stesso Lo Jacono, che ricorda i pilastri che affondavano in mare, era un Ristorante “elegante, curato, con una riserva di vini dell’Italia meridionale tra le migliori di Europa”.

Ancora storia, a iniziare dai nomi che ebbe questo tratto di terra e mare: Mezzo Palermo, Mustazzola, Ze Sciaveria, Mustazzola, per la forma dello scoglio che ricordava il biscotto siciliano, Ze Sciaveria, un ritrovo, come racconta Pitrè nel libro "La vita a Palermo cento e più anni fa", con una narrazione mitologica che zia Saveria raccontava di sé: amata da un Gigante, diede alla luce un nano “padrone di questo luogo”. Ancora Pitrè racconta questo caffè -ristorante …"Si balla e canta, Si canta e vivi… si passa tra Balli e tripudi, Sauti a muntuni, Favuli e brinnisi, Soni e canzuni".

Andando a ritroso nel tempo a Levante vi era un Castello arabo conquistato dai Normanni, sulle cui rovine costruirono la chiesa di San Giovanni Battista, poi diventata dei Lebbrosi per il trasferimento dei contagiati in un ospedale annesso all’edificio di culto.

C’era anche una Chiesetta del 1400, quella di Sant’Erasmo che identificherà un porticciolo, poi inglobata nella villa dei Filangeri Cutrò, diventata poi nel 1800 “Casa lavoro e preghiera” per l’infanzia abbandonata di Padre Messina.

Ad Acqua dei Corsari è ancora presente "il Baglio la Rosa" con una Chiesetta, la Parrocchia Maria SS del Rosario Bandita. Sono tante le storie raccontate nel volume arrivando inevitabilmente a ricordare gli stabilimenti balneari di inizi Novecento che divennero una valida scelta per la villeggiatura, la signora Giusy racconta nel libro: "Signore con cappelli di paglia e frange arrivavano in carrozza con i Gnuri … Gli uomini con pantaloncini corti si legavano al costume sacchetti di plastica e andavano a cercare accedde che la sera a casa poi avrebbero gustato" era pasta con le vongole.

Gli Stabilimenti furono in funzione fino alla fine degli anni '80 dello scorso secolo, dotati di passarella che portava fin dentro il mare. Erano Il Mustazzola, Il Bagno per i Militari, lo stabilimento Pirandello, Risorgimento Italiano, lo stabilimento Elena, Margherita, lo stabilimento Trieste, e quello di Paolo Virzì tra i più famosi.

Tutto questo è sparito, dimenticato, "Percorrendo la strada via Messina Marine, non ho trovato il mare, i miei occhi hanno incrociato costruzioni fatiscenti, stazioni di servizio chiuse e abbandonate, recinzioni arrugginite e divelte, spazzatura … " scrive Lo Jacono, in un’immagine impietosa che riporta ad una ordinaria incuria e immiserimento, senza recupero e rinascita.

Tornano così in mente le parole di Sciascia "Palermo ha voltato la schiena al suo mare" al suo golfo al suo panorama da Levante a Ponente, una scelta che mostra quanto poco si è in grado di riconoscere e valorizzare i propri tesori.
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