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Qui estraevano blocchi per costruire templi: una cavea in Sicilia diventa teatro naturale

Dal mese di agosto verranno rappresentati testi del teatro classico e del mito nella cava di tufo a pochi passi dal tempio di Giunone. Come venivano costruiti i templi

  • 30 luglio 2023

La cavea di Agrigento (foto delle Vie dei Tesori)

Nasce un teatro all’aperto nella cavea di tufo dove vennero estratti i materiali per la costruzione dei templi greci di Agrigento.

Dal mese di agosto verranno rappresentati testi del teatro classico e del mito. La cavea dove venivano estratti i blocchi per la costruzione dei templi di Agrigento è stata individuata in un’area dove da un secolo sorge l’Orto Botanico della città. Si trova quindi a pochi passi dal tempio di Giunone nella Valle dei Templi, in una contrada chiamata Bonamorone.

I luoghi di estrazione dei materiali da costruzione pertanto erano nei pressi dei templi agrigentini che si dovevano costruire e furono realizzati con pietra locale, una calcarenite molto "tenera", facilmente lavorabile.

Nel V secolo a.C. Akragas era un enorme cantiere dove le maestranze specializzate lavoravano alacremente per la costruzione dei templi. Ora la cavea dove venivano estratti i blocchi per simili capolavori diventa sede di teatro naturale, che viene denominato teatro dell’Efebo, perché in questa area è stato rinvenuto l’Efebo che ammiriamo nel Museo archeologico.
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"Cinquecento spettori subito e nel prossimo anno ben settecento potranno seguire comodamente gli eventi in cartellone", dichiara Achille Contino, dirigente del Settore Turismo e del Giardino botanico del Libero Consorzio comunale di Agrigento.

"È nostra intenzione che l’Orto Botanico diventi uno dei luoghi protagonisti di Agrigento Capitale italiana della Cultura 2025", ha dichiarato il commissario straordinario del Libero Consorzio Raffaele Sanzo.

Ma come funzionava il cantiere della cavea agrigentina e come venivano costruiti i templi? Ricordiamo la testimonianza di Empedocle che disse che gli agrigentini “costruivano come se dovessero vivere in eterno".

La mostra “Costruire per gli dei”, allestita nel 1919, ha ben descritto tali cantieri, i processi che furono compiuti anticamente per erigere i templi della Valle e le macchine usate. I templi di Agrigento erano un capolavoro di ingegneria e architettura e sono un esempio straordinario della civiltà greca classica.

La costruzione di un tempio poteva richiedere molti anni e il lavoro veniva svolto da squadre di architetti, ingegneri e operai. I templi erano costruiti con blocchi di pietra calcarea locale che venivano tagliati con grande precisione, ma bisognava innanzitutto individuare una cava di pietra e iniziare a tagliare i pezzi necessari.

I blocchi di pietra venivano estratti da cave locali, tagliati con grande precisione, utilizzando strumenti di pietra e metallo dagli schiavi, che con i loro strumenti (scalpelli, martelli, picozze, asce) eseguivano il taglio interamente a mano.

Moltissime utili informazioni su questa attività le ricaviamo dall’osservazione dei segni rimasti nelle cave. I blocchi poi venivano trasportati al sito di costruzione su carri trainati da buoi, assemblati senza l'uso di malta e fissati insieme con perni di ferro. I mezzi di trasporto erano in legno, alcuni semplici come una slitta ma altri erano macchine studiate e realizzate per il trasporto delle colonne o dell’architrave.

I blocchi venivano sollevati da gru con un sistema di carrucole. «La grande gru non veniva utilizzata fissandola direttamente al terreno come avveniva per le più macchine piccole, ma era collocata su grossi tronchi, che avevano la funzione di veri e propri binari, su cui la macchina poteva scorrere, in modo tale da non dover essere smontata continuamente.

Il sistema di sollevamento utilizzava un argano che era collocato in orizzontale tra le travi principali della gru, ed era azionato da lunghe leve (manovelle)», leggiamo in uno dei pannelli didattici della mostra.

Ancora oggi chi visita l’area dove si trovano i resti del tempio di Giove vede nei blocchi alcuni vuoti, dalla forma di enormi U, creati per l’incasso delle corde o di altri elementi per agganciare il blocco durante le operazioni di sollevamento.

Tra i resti del tempio di Ercole, invece, si vede l’incastro per il perno ligneo che serviva a collegare i diversi rocchi di colonna e tenerli fermi durante la successiva scanalatura.

Le colonne, infatti, venivano trasportate ancora non finite e le scanalature erano effettuate in situ. La struttura dei templi era basata su un piano a croce greca.

Il corpo principale del tempio era costituito da una cella, che ospitava la statua della divinità a cui il tempio era dedicato, e da un portico, che era sorretto da colonne. Il portico era spesso circondato da un colonnato.

I templi erano decorati con statue scolpite in marmo o pietra calcare e rappresentavano divinità, eroi e personaggi. Vi erano inoltre rilievi scolpiti sui blocchi di pietra che formavano le pareti del tempio e raffiguravano scene di battaglia, caccia o vita quotidiana e ornamenti, realizzati in bronzo o marmo e venivano utilizzati per decorare il tetto del tempio, le colonne e il portico.

I templi di Agrigento erano un importante centro religioso e culturale per la città di Akragas (l'antica Agrigento) ed erano anche un simbolo del potere e della ricchezza della città.

Oggi, i templi di Agrigento sono uno dei siti turistici più importanti della Sicilia e sono un patrimonio mondiale dell'UNESCO.
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