STORIA E TRADIZIONI
Qui davano la licenza di povertà: l'edificio che dà il nome a un "quartiere" di Palermo
La sua origine risale al XVI secolo. Nel mezzo è incastonata un'aquila reale in marmo. Sopra il timpano nel 1684 fu collocato un orologio a campana
L'edificio del Monte di Pietà
La sua origine risale al XVI secolo. Il palazzo si trova nell'antico "piano della Panneria", tra la via Panneria e la via delle Sedie volanti, dirimpetto la chiesa di Santo Stefano protomartire.
Anticamente questa contrada era chiamata Aynrome, dal nome di una fonte che Tommaso Fazello interpreta come "Fons Christianorum”: la fonte dei cristiani. Nei pressi di questa contrada esisteva sino al XVI secolo la porta degli Schiavoni, attraverso la quale si accedeva al quartiere degli schiavoni, intesi come soldati mercenari.
La Panneria era una fabbrica in cui si producevano panni, fu costruita in prossimità delle acque stagnanti del Papireto. L'edificio venne demolito per la costruzione del nuovo Monte di Pietà: «Fra le grazie richieste a Carlo V in nome della città di Palermo nel 1526, fu un prestito di quindici mila fiorini a causa di introdurre l'arte della lana in questa felice città, ossia per la fabbricazione dei panni.
Fino al 1591 il quartiere del Capo era percorso dal sinuoso letto del Papireto, uno dei due fiumi cittadini che percorrevano la città sino al mare.
Secondo la concezione topografica della città di Palermo in uso sino al XVIII secolo, il mare penetrava nella città sia a Sud che a nord dell'antica città punica di Palermo, una penisola che gli storici chiamano piede fenicio e che si può pressappoco identificare con l'odierno Cassaro.
Secondo alcuni storiografi del passato questi due bracci di mare erano considerati dei porti naturali. Essi proprio in mezzo al porto settentrionale avevano rintracciato una fortificazione: la torre rotonda.
Agostino Inveges nei suoi Annali collocava la detta torre proprio nel mezzo del piano della Panneria, dalla quale secondo altri storici la torre era stata inglobata.
Sulle fondamenta di questo edificio della Panneria sorgerà il successivo Monte di Pietà: «Nel 1550 si fabbricò il palazzo della Panneria, per tenersi panni di lana. E al presente parte di esso serve per l'opera del Monte della Pietà, conservandosi le robbe e le gioie dell'imprestito. E ci sta con sua famiglia uno de' sei governatori di detto Monte».
Il gentiluomo Vincenzo Di Giovanni ci dà una precisa descrizione della Panneria che vale la pena riportare: «Questo edificio è in forma di un gran palagio, fatto con bella architettura, e di due ordini di stanze, con spesse finestre d'intaglio. Ha tre porte, e finisce il terzo ordine con una sala, che tiene tutto l'edificio, tutta coperta ma girata di archi e colonne per entrarvi il sole per tutto, ove si solevano parare i panni. Finisce con un'altra cornice con quattro gran palle sopra e molti camini.
È ricco di assai commode stanze per i fabricatori di panni e suoi ufficiali. Aveva un fiume innante per il suo esercizio: ma oggi non serve più per i panni e il fiume è coperto. Aveva una fonte che spandeva quantità d'acque: ma ora ne versa assai poca, essendosi dismesso l'esercizio dei panni per poca cura delli ufficiali».
Come abbiamo già detto il primo Monte di Pietà di Palermo fu istituito nel 1541 e inizialmente ebbe sede in due piccole stanze del palazzo senatorio «per delibera del Senato Civico che sancì la donazione di 50 onze annuali e dei frutti della gabella del molo».
L'istituto nacque sulla scia «della promozione e diffusione, italiana ed europea, di istituzioni volte a combattere l'usura».
Inizialmente il Monte svolse attività caritativa, alla quale a partire dal 1571 si associò quella di prestito su pegno. «La funzione creditizia svolta si rivelò fondamentale per la cittadinanza come dimostra l'alto numero di domande presentate ogni anno, ciononostante, in diversi momenti il Monte dovette sospendere temporaneamente la sua attività per mancanze nell'amministrazione o carenze di liquidità».
A risolvere la questione furono i numerosi lasciti testamentari e le donazioni.
Per svolgere la funzione caritativa del Monte furono designati due deputati per ogni quartiere della città i quali, oltre a soccorrere i poveri con alimenti, medicine, indumenti, aiutavano orfani, fanciulle povere e carcerati per debiti civili. Il Monte svolgeva inoltre «un servizio sanitario molto ben organizzato, almeno sulla carta, ; per ogni quartiere venivano assegnati due o tre medici, pagati dal Monte che svolgevano assistenza medica ai bisognosi».
Curioso il fatto che il Monte rilasciasse una "bolletta" ai mendicanti, un vero e proprio certificato di povertà con il quale i poveri erano autorizzati a chiedere elemosine. Chi non possedeva tale certificato e chiedeva l'elemosina rischiava la galera. La struttura del Monte ha subito varie trasformazioni e aggiunte nel corso dei secoli.
Si presenta come un grande edificio rettangolare con molte finestre nei vari livelli. L'ingresso settecentesco è quello di un tempio con 4 colonne doriche che sorreggono la trabeazione sulla quale si erge il timpano.
Nel mezzo di questo è incastonata un'aquila reale in marmo. Sopra il timpano nel 1684 fu collocato un orologio a campana. Sulla sommità dell'edificio, invece, ove un tempo vi era un loggiato aperto ma oggi interamente chiuso, si nota una scultura dell'Ecce Homo simbolo del Monte: Cristo dolorante è seduto su un trono e fiancheggiato da due aquile senatorie.
Nell'Ottocento «il Monte risulta operante e in particolare crescita grazie ad alcune riforme della fine del Settecento e un'apertura all'evoluzione in senso bancario dell'istituto. Il Monte di Palermo riuscì infatti a sopravvivere fino alla sua incorporazione nella Cassa di Risparmio nel 1929». Come abbiamo detto all'inizio, oggi l'ex Monte è una sede della banca BPER.
(Per approfondimenti confronta Biblioteca storica e letteraria vol. I e II; Palermo restaurato di Vincenzo di Giovanni; Descrizione di Palermo antica di Salvatore Morso; Archivio del Monte di Pietà di Palermo di Giuseppina Giordano)
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