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Quell'addio improvviso dell’estate del ‘78: il libro-confessione di Roberto Alajmo

Palermo, Mondello, la gioventù e la famiglia in un'estate cruciale per lo scrittore, allora adolescente, che si scontra con l'abbandono, la morte e la vita: "L’estate del ‘78"

Balarm
La redazione
  • 30 marzo 2018

Roberto Alajmo

La storia di un abbandono, quello più radicale e doloroso. A raccontarlo in prima persona è Roberto Alajmo nel suo ultimo libro "L’estate del ‘78", edito da Sellerio.

Un anno cruciale per lo scrittore palermitano, che segna l’addio dalla madre, che lasciò la casa di famiglia per poi morire soltanto pochi mesi dopo.

Un addio di cui lo scrittore non ha avuto sentore, e adesso s’interroga sul senso nascosto di quel commiato inatteso, del progressivo allontanarsi della madre dal marito, dai figli, dalla vita stessa.

Nel luglio del 1978 lo scrittore è uno studente in attesa degli orali dell’esame di maturità, studia con i compagni nella casa di Mondello, a Palermo, e a fine giornata esce insieme a loro per riposarsi, per rifiatare, per mangiarsi un gelato.

«Trenta metri, non di più, e si arriva in via Stesicoro – si legge nel libro - Li conoscevo così bene, quei trenta metri, che mai avrei immaginato potessero riservarmi una sorpresa».

Elena, la madre, è seduta lì, sul marciapiede. Alza un braccio, con la mano a coppa si ripara dal sole e lo guarda.

«“Mamma, che ci fai qui?”, “Avevo voglia di vedervi”. Vedervi: me e mio fratello. “E perché non hai bussato?”, “Così…”». Quello è l’ultimo incontro tra Elena e suo figlio Roberto e da lì nasce questo libro, che è un’indagine, un’investigazione familiare, il racconto di un uomo adulto su un evento che ha segnato la sua giovinezza e la sua maturità.
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