ATTUALITÀ
Quel "no" che si udì in tutta l'Italia: Franca, il punto di non ritorno che ha scosso il Paese
Rapita, stuprata e denigrata dalla stampa e dall'opinione pubblica Franca Viola ha rifiutato il "matrimonio riparatore" che avrebbe evitato la galera al suo aguzzino
Franca Viola (Alcamo, 1948) in una foto d'archivio
Nasce ad Alcamo (Trapani) il 9 Gennaio 1948, da una modesta famiglia di mezzadri. In quegli anni, la riforma agraria provocò gravi disordini in Sicilia, i grandi latifondi, ufficialmente aboliti, erano acquistati da piccoli proprietari terrieri collusi con la mafia.
Franca Viola aveva appena quindici anni e con il consenso dei familiari si fidanza con Filippo Melodia, un giovane benestante e nipote di un noto mafioso. Dopo che il Melodia fu accusato di furto e di appartenenza alla mafia, il padre di Franca decise di rompere il fidanzamento.
Dopo un periodo vissuto in Germania ed una breve reclusione, il Melodia cercò di riallacciare i rapporti con la famiglia Viola ma non vi riuscì. Incominciò a minacce il padre della ragazza, dapprima gli bruciò la casetta di campagna, poi gli distrusse il vigneto, infine, condusse un gregge di pecore a pascolare nel campo di pomodori dell'uomo che fu anche minacciato con una pistola, ma niente lo spaventò.
Franca aveva 17 anni e 11 mesi. Li portarono in un casolare in campagna. Dopo due giorni lasciarono andare il bambino, dopo sei portarono Franca a casa della sorella di Melodia, ad Alcamo.
In seguito la ragazza raccontò: «Rimasi digiuna per giorni e giorni. Lui mi dileggiava e provocava. Dopo una settimana abusò di me. Ero a letto, in stato di semi-incoscienza».
Il 6 Gennaio 1966 la polizia rintracciò il rifugio e riuscì a liberarla. Il Melodia ed i suoi complici furono arrestati.
Il processo fu lungo e si svolse a Trapani, Franca fu trasportata da Alcamo a Trapani da una camionetta della polizia e partecipò con grande coraggio a tutte le udienze. Il padre, Bernardo, decise di costituirsi Parte Civile nonostante le pressioni esercitate per dissuaderlo.
Filippo Melodia chiese il matrimonio riparatore: era l’unico modo per evitare il carcere. L’articolo 544 del Codice Penale, infatti, diceva che il matrimonio avrebbe estinto il reato di sequestro di persona e violenza carnale. Reato estinto per la legge, onore riparato per la società. Franca rifiutò.
Fu la prima donna in Italia a dire di no alla "paciata" (la pacificazione fra famiglie) ed al matrimonio riparatore.
La stampa nazionale e locale mise in risalto questa notizia: era la prima volta che una donna siciliana, sfidando le antiche regole d’onore tramandate da secoli ed accettando persino il la nomea di "svergognata", rifiutasse il matrimonio riparatore.
Anziché apprezzare questa decisione, l’opinione pubblica fu ostile. La famiglia, infatti, subì ricatti, minacce, persino certi quotidiani si schierarono contro. La polizia sostava giorno e notte fuori la casa della famiglia Viola, il padre non poteva andare a lavorare.
Durante un’intervista Franca dichiarò «Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce».
Fu anche costretta a cambiare legale perché proprio in quello studio aveva visto il parente di uno dei rapitori. Ciò le sembrò un tradimento.
Il Melodia raccontò che aveva avuto rapporti sessuali durante il periodo del loro fidanzamento che si erano consumati all’interno della casa dei Viola approfittando delle momentanee assenze dei genitori della ragazza.
I legali del Melodia, ebbero anche il coraggio di chiedere una perizia per accertare il periodo della deflorazione a loro dire nel luglio del ’63. La richiesta fu respinta dai giudici. Alla fine del processo, il Melodia ed i complici furono condannati ad 11 anni ci carcere.
Franca dichiarò: «Non ho mai avuto paura, non ho mai camminato voltandomi indietro a guardarmi le spalle. È una grazia vera, perché se non hai paura di morire muori una volta sola».
L’attesa vendetta delle famiglie dei condannati, per fortuna, non arrivò. Franca si sposò il 4 Dicembre del 1968 con Giuseppe Ruisi.
Franca Viola riuscì persino a superare le minacce di morte che il Melodia aveva lanciato nei confronti del futuro sposo e quelle dello stesso arciprete di Alcamo che aveva profetizzato il suo perenne stato di zitella.
Il rito religioso fu annunciato per le 10 e numerosi curiosi e molti fotografi si trovarono sul sagrato della chiesa, ma il matrimonio fu anticipato alle 7.
In chiesa c’erano soltanto i familiari degli sposi ed i testimoni. Pervennero gli auguri del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, del Presidente del Consiglio Giovanni Leone.
Il Ministro dei Trasporti Scalfaro, regalò un biglietto ferroviario valido per un mese su tutta la rete ferroviaria italiana. Persino il Papa Paolo VI la ricevette in udienza. Questa storia fu talmente eclatante che fu persino girato un film: "La moglie più bella".
Franca continuò a vivere ad Alcamo. Filippo Melodia fu ucciso anni dopo. Alcuni dei suoi complici vivono ancora ad Alcamo. A tal proposito Franca un giorno dichiarò: «Li incontro ogni tanto. Preferisco evitarli, ma se non riesco li saluto e loro mi salutano, quasi sempre abbassano gli occhi. Magari anche loro sono stati ingannati, magari quello lì gli aveva detto quello che poi ha detto al processo, che io ero d’accordo a sposarlo ma mio padre no».
Nonostante questo clamore, il matrimonio riparatore, insieme con il delitto d’onore, furono aboliti soltanto parecchi anni dopo: nel 1981.
L’8 marzo del 2014, festa della donna, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, la insignì del titolo di Grande ufficiale: "Per il coraggioso gesto di rifiuto del matrimonio riparatore che ha segnato una tappa fondamentale nella storia dell’emancipazione delle donne nel nostro Paese".
Ma il più grande riconoscimento fu quello che Franca Viola divenne simbolo della crescita civile dell’Italia nel secondo dopoguerra e dell’emancipazione delle donne italiane.
Franca Viola ha avuto tre figli, alcuni nipoti e vive ad Alcamo. Questa vicenda accadde ad Alcamo. In Sicilia. Il 26 dicembre 1965, data del rapimento, Franca Viola aveva di 17 anni. Sembrano passati pochi anni ma in quel periodo non c’era ancora la coscienza civile d’oggi.
(Tratto dal libro "Donne di Sicilia", di Santi Gnoffo. Edizione Qanat, Palermo)
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