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Quei petali di Rosa che sono patrimonio Unesco: musica e storie della Balistreri

Nel 2020 il trentennale della sua scomparsa: l'attivista, poetessa, cantante siciliana Rosa Balistreri che diceva "Si può fare politica e protestare in mille modi, io canto"

Balarm
La redazione
  • 4 dicembre 2018

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Una donna che ha imparato a leggere dopo i trent'anni e che oggi è iscritta infatti nel registro delle "Eredità immateriali della Sicilia", al capitolo "Libro delle pratiche espressive e dei repertori orali": la storia di Rosa Balistreri, figlia di una famiglia poverissima di Licata diventata simbolo di forza.

"Si può fare politica e protestare in mille modi - diceva - e io canto". Tra le sue canzoni di maggior successo ci sono "Cu ti lu dissi" (nel video) cantata e ricantata da cantautori contemporane.

Ma facciamo un passo indietro per capire da dove nasce il fervore di Rosa Balisteri: viene data in sposa, soltanto sedicenne, a Gioacchino Torregrossa e dall'unione nasce Angela.

Rosa scoprirà che il marito perde al gioco il corredo della figlia e lo aggredisce con una lima credendo di averlo ucciso: trascorre ben sei mesi in galera dopo essersi costituita ai carabinieri.

Lavora in una vetreria, come raccoglitrice e venditrice di lumache, capperi, fichi d’india, sarde e come donna di servizio: qui, trentaduenne, impara a leggere e scrivere.
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Si innamora del figlio del padrone di casa e rimane incinta: costretta a fuggire, passa altri sei mesi in carcere perché accusata di furto.

Una volta fuori trova lavoro come sagrestana e custode della chiesa degli Agonizzanti a Palermo vivendo in un sottoscala con suo fratello Vincenzo, invalido. Non avendo ceduto alle molestie del prete viene mandata via e con Vincenzo partono per Firenze.

Apre un banchetto di frutta e verdura al mercato di San Lorenzo e negli anni Sessanta incontra il pittore fiorentino Manfredi Lombardi con cui vivrà per dodici anni.

Nel 1966 partecipa allo spettacolo di canzoni popolari portato sulle scene da Dario Fo portando sul palco una presenza drammatica tra i ricordi di una vita intensa e cruda e le canzoni popolari siciliane.

Nel 1971 torna a Palermo dove frequenta cerchie di intellettuali tra cui Renato Guttuso o Ignazio Buttitta (il poeta scrive per lei diverse liriche).

Chi voli diri amuri si lu senti d’un cori cummattutu cu la menti comu lu Mungibeddu sempri vivi dintra c’hai lu focu, fora la nivi": "Che vuol dire amore se lo senti da un cuore che combatte con la mente? Che lo vivi come l'Etna: dentro hai il fuoco, fuori sei neve" ("Amuri senza amuri").

Rosa oggi è sinonimo dei tormenti e della storia dell'Isola ed è anche per questo che l'idea di iscriverla nel registro dell’Eredità Immateriali (Reis) è arrivata come un meritato riconoscimento, come una ricompensa del lascito che segna e graffia i cuori di chi ascolta.

Una donna che si è ribellata alla vita che le hanno imposto: per chiunque venga a conoscenza della sua storia, è una donna che ha creato la propria strada non arrendendosi alle difficoltà della vita.
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