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Quando si mangiava "minuzzagghia" alla Tonnarazza: Sant'Erasmo e i suoi pescatori

Con il video, realizzato a Palermo da The Sicilian Wanderer, conosciamo insieme le storie di vita dei pescatori di Casa Caldaia, nel porticciolo di Sant'Erasmo

Balarm
La redazione
  • 27 febbraio 2022

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Sant'Erasmo è un porticcolo sul lungomare di Palermo, fra il Foro Italico e il quartiere Settecannoli. Una zona che, dopo anni di abbandono e degrado, è al centro di diversi progetti di riqualificazione, tra il nuovo molo turistico, ristoranti, locali e palazzi in costruzione. Al nuovo che avanza (lentamente), c'è chi continua a condurre una vita ben salda con le radici del passato, portando avanti la propria attività con i mezzi di sempre. Sono i pescatori di "Casa Caldaia", un tempo sede della Cooperativa di Pescatori.

Li conosciamo insieme grazie al documentario realizzato da "The Sicilian Wanderer", nome d'arte di Dario Cascio, palermitano trasferitosi in Irlanda anni fa, ma che non ha mai dimenticato la sua città, di cui continua a raccontare storie e personaggi facendoli conoscere in tutto il mondo.

"Leader" - in senso affettuoso - dei pescatori di Casa Caldaia è l'anziano Antonio, classe 1954. Nel video racconta la Palermo degli anni Cinquanta. Una città fatta di povertà e stenti. "La mia vita? - dice Antonio - Della mia gioventù ricordo fame, zecche, pidocchi e cimici". Costretto a lavorare già da adolescente: "A 14 anni ero capitano di piccola pesca".

Quando i pranzi e le cene erano fatti di "minuzzagghia", ovvero rimasugli di pasta frantumata. La pesca era l'unica fonte di sostentamento. La sua vita è trascorsa così, fra il mare (a cui dà del "tu"), la sua barca ("che mi ha portato fino in Calabria") e gli amici pescatori di Casa Caldaia.

"Di materiale non ho nulla", dice Antonio. "Solo ciò che indosso". E la sua storia accomuna quelle di tanti pescatori siciliani, che vanno avanti con forza resistendo ai cambiamenti della società: testimoni di un passato che oggi sembra dimenticato.
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