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Profumi che sbloccano ricordi: la pasticceria Sacchiero, tappa fissa della Palermo anni '50
A volte i social fanno anche qualcosa di buono come nel caso di questo "fiume" di aneddoti pubblicato in un gruppo Facebook che ci fa rivivere un luogo storico della città
La vetrina della Pasticceria Sacchiero a Palermo (foto d'archivio di Luigi Militello / Palermo di una volta)
E ciò accade anche con gli eventi più lontani nel tempo che col passare dei giorni, diventano pallidi ed evanescenti. Li sostituiamo con altri più recenti, è vero, dandoci l’illusione di averli dimenticati ma in realtà non li cancelliamo mai del tutto.
Quegli attimi finiscono in una parte del nostro cervello e restano dormienti finché qualcosa (come ad esempio un profumo) li fa riaffiorare. A volte, anche prepotentemente.
Un meccanismo del tutto involontario e fuori dalla nostra capacità di controllo in quanto avviene attraverso delle memorie particolari che appartengono alla sfera sensoriale. Tra esse, la più importante, è quella legata alla memoria olfattiva.
Ed è proprio da uno di questi "ricordi olfattivi" che è tornato a galla, nella memoria di tanti palermitani, uno dei luoghi storici di Palermo. Un luogo che le giovani generazioni non hanno nemmeno conosciuto e che vale la pena far rivivere perché, in fondo, qualcosa di buono i social qualche volta lo fanno.
La storica pasticceria - meta delle famiglie degli anni Cinquanta - sorgeva ai Quattro Canti di campagna, all'angolo tra via Ruggero Settimo e via Mariano Stabile. Qui ci lavoravano le sorelle Sacchiero, Bianca e Lucia, che tutti ricordano con grande affetto per la loro gentilezza e professionalità.
Ed è qui che Michele Garofalo, insieme a Rosalia Prestigiacomo, fondatore del Mistral (altra storica pasticceria palermitana dal 1959) iniziò la sua carriera di pasticcere alla tenera età di 8 anni.
«É cambiato il mondo - scrivono sulla loro pagina Facebook - ma le ricette di Sacchiero resteranno per sempre negli appunti del nonno Michele e nella nostra pasticceria, una passione di famiglia».
Ad innescare la macchina dei ricordi è stata una foto dell'epoca pubblicata da Giuliana Zanasi sul gruppo Facebook Palermo Storica e corredata da un lungo e piacevole racconto.
«Penso spesso alla nostra adolescenza alla giovinezza, di noi ragazzi del dopo guerra della metà del secolo scorso, alla nostra vita semplice, sana, era il tempo in cui il paese si stava rialzando, dopo la fine della guerra, era il tempo in cui si acquistava al negozio di alimentari la pasta "sfusa", quella che serviva, era il tempo in cui dal tabaccaio potevi comprare anche due sigarette. A quel tempo non si sprecava si pensava alle ristrettezze in cui ci si era trovati durante la guerra.
Poi cominciammo a vivere il tempo del boom economico. La maggior parte di noi giovani ci accontentavamo di poco, ed eravamo felici quando organizzavamo e ci davamo appuntamento con i nostri amici per fare una passeggiata al centro della città. La bella signorile via Liberta' era la meta preferita che accoglieva processioni di giovani.
Il vocìo superava il rumore delle poche automobili in circolazione. Si respirava aria pulita, passeggiando si allacciavano nuove amicizie e poi c'era l'immancabile fermata al bar, conosciuto per i suoi buonissimi gelati, e per le magnifiche brioche con il tuppo farcite con la panna.
Superata la piazza Politeama si proseguiva per via Ruggero Settimo per guardare le vetrine e poi ai quattro canti di campagna ad angolo con la via Mariano Stabile si veniva investiti da un intenso e sublime profumo di vaniglia e di un forte aroma di mandorle con cui si facevano i dolcetti di pasta reale o come la chiamano qui martorana.
La vetrina della pasticceria delle sorelle Sacchiero ad angolo con via Mariano Stabile, era un indimenticabile tripudio di colori e di profumi inebrianti».
Un racconto che ha "sbloccato" il ricordo di tanti seguaci, accendendo la memoria e regalandoci così la fotografia di quell'epoca con decine e decine di commenti.
«Profumi inebrianti dei tempi che furono - scrive Pippo -. Quando si sentiva per le strade l'odore delle iris fritte, quando si ammirava il connubbio del gelsomino e citronella, confezionati in tubi di canna da ambulanti (che strillavano "citronella"), per essere venduto a coloro che passeggiavano per le vie principali del centro città. Quando in via Libertà si assisteva alla sfilata dei carri dei fiori».
«Anch'io sono figlia del dopoguerra (anno 1932) - gli fa eco Rosalia, una rispettabilissima signora di 89 anni - e ricordo benissimo questo periodo che, pur essendo difficile, permetteva di viveva felici e liberi di potere recuperare la spensieratezza e la gioia di vivere».
Dai frammenti di ricordi che si susseguono tra i commenti, sembra quasi di rivivere quel periodo storico e di entrare virtualmente in quella pasticceria, meta obbligata di tante famiglie con bimbi piccoli.
C'è chi ne ricorda gli "incantevoli panzerotti caldi", chi invece ha stampato nella memoria la passeggiata con la mamma e i fratellini fino alla pasticceria dove, «seduti davanti ai tavolini di ghisa e marmo, era d'obbligo il gelato».
Ma più di tutto, è il profumo il vero filo conduttore che accomuna tutti gli aneddoti legati a questo posto magico.
«Il profumo che sentivi era prodotto ad arte per attirare clienti - svela Domenico -. Infatti bastava gettare due manciate di vaniglia nel forno ed ecco quel caratteristico odore che ricordo anche io quando si passava davanti la pasticceria Sacchiero».
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