SPORT
Per tutti era (ed è) "Montesamba": il campione che a Palermo ha "imparato a vivere"
Giampaolo Montesano, ha fatto sognare generazioni di tifosi durante il suo periodo con la maglia del Palermo. Il campione si racconta a Balarm e dice "non ho mai smesso di tifare rosanero"
Gianpaolo Montesano
Di origini toscane ma cresciuto in Lombardia, Montesamba inizia a giocare nel Palermo nel 1979, «La mia carriera è iniziata nella città di Palermo - mi racconta -. Arrivavo da una piccola società, il Varese Calcio, poi fui ceduto al Palermo nel ’79, quello fu il mio primo contratto importante. Mi trasferii con mia moglie, milanese di nascita, e il primo impatto con la città non fu proprio positivo. Eravamo abituati alla vita in Lombardia, che è molto diversa da quella che si vive qui. Quando arrivammo eravamo abbastanza spaesati, ci trasferimmo a Partanna Mondello e i primi 4-5 mesi sono stati molto duri, non ci ambientammo benissimo all’inizio.
Con il senno di poi, posso dire che Palermo è stata la città che tra tutte, mi ha dato di più. Dopo qualche tempo, io e mia moglie ci siamo perdutamente innamorati della città e dei siciliani, abbiamo fatto cinque anni straordinari e conosciuto persone splendide, che difficilmente si incontrano al Nord, proprio da un punto di vista umano e di rapporti interpersonali. Le persone sono sempre allegre e disponibili, si prodigano per farti stare bene nonostante i problemi, al Nord è più difficile creare rapporti umani di un certo spessore. Noi siamo laboriosi, lavoratori nati, ma non sappiamo vivere; fatichiamo a stringere rapporti umani e, se ci si pensa, la vita è fatta di questo. A Palermo devo tanto, è la città in cui ho avuto la possibilità di esprimermi come calciatore, ma non solo: ho imparato anche come vivere la vita. Il regalo più grande che mi ha fatto la Sicilia, e Palermo in particolare, è stato l’imparare a sapermi rapportare agli altri con umanità».
Montesano, ha fatto sognare generazioni di tifosi rosanero durante il suo periodo con la maglia della città, e non ci mise molto tempo a farsi amare del pubblico della Favorita, con i suoi dribbling, le sue serpentine e i gol impossibili. «La mia esperienza come calciatore nel Palermo mi ha dato grandi gratificazioni, ma anche qualche delusione, l'ultimo anno che ho giocato con la maglia del Palermo siamo retrocessi, dalla serie B siamo finiti in serie C. Negli anni precedenti abbiamo sfiorato la serie A ma non ce l'abbiamo fatta, purtroppo. Poi nel 1984 fui chiamato dall’Udinese. La mia esperienza calcistica al nord è stata straordinaria, mi hanno dato l'opportunità di andare a giocare in serie A e sono cresciuto tantissimo come calciatore, ma a Palermo sono cresciuto come uomo.
Durante il suo periodo a Palermo, Montesano ha anche conosciuto Il Presidente Barbera «durante la mia carriera - racconta ancora il campione -, ho avuto il privilegio di conoscere il grande Renzo Barbera, una persona veramente unica. Una volta mi fece anche fare la pubblicità del Latte Barbera, era una delle prime pubblicità con i testimonial, la feci insieme a mio figlio Mattia su Monte Pellegrino, questa è una cosa che ricordo con tanto affetto. Non ho guadagnato tanti soldi a Palermo, anzi pochissimi, cominciai a guadagnare giocando per le squadre del nord, Udine, Cagliari a Modena, ma è grazie al Palermo che mi sono affermato, nonostante la delusione della retrocessione, e il merito è stato anche del Presidente Barbera.
Con lui ho avuto un rapporto profondamente umano e continuammo a vederci anche quando smisi di giocare nel Palermo. Ricordo il suo modo di venire allo stadio, si metteva seduto contro il muretto attacco alla curva e guardava la partita da lì. Si metteva proprio dentro il campo, ma a quei tempi si poteva fare tutto. Quando mi vedeva triste per una sconfitta mi ripeteva ‘nella vita bisogna saper perdere’. Aveva sempre una parola buona se stavi male e sapeva sempre come metterti tuo agio. Era una persona veramente eccezionale, e della sua generosità feci un insegnamento di vita.
Vidi come si comportava con i tifosi, con la gente che veniva allo stadio e che si metteva fuori ad aspettare un biglietto, ha sempre aiutato le persone in difficoltà. Spesso donava i biglietti per vedere le partite, all’epoca c’era tanta gente che desiderava venire allo stadio ma non poteva permetterselo, così lui pur di permettere ai palermitani di tifare la loro squadra regalava i biglietti. Per me è stato un onore conoscerlo e conserverò per sempre il ricordo della sua splendida persona. Lui mi ha insegnato ad essere generoso con gli altri. Mi diceva spesso che eravamo simili, ma lui era davvero fuori concorso. Da lui ho imparato a fare del bene ogni volta che ne ho la possibilità».
Da quando ha smesso di giocare Montesano ha lavorato tanti anni al Milan come responsabile dello scouting e osservatore della prima squadra, gestisce camp e società sportive in ogni parte del mondo per conto di società calcistiche molto importanti. Ha organizzato manifestazioni e tornei con successo facendo calcio per i giovani.
Poco tempo fa, ha conosciuto un ragazzo palermitano e insieme hanno creato qualcosa che per tanti giovani siciliani è molto più di un’opportunità. «Un giorno sono stato contattato da Nino Terruso, un ragazzo con valori, voglia di fare, tanta buona volontà e tanto cuore; e quando c'è il cuore c'è tutto, non si deve avere paura di niente e di nessuno. Insieme a lui tramite la mia associazione, la Montesano Promotion, abbiamo dato vita al Palermo Summer Football Campus, per portare i giovani talenti siciliani nel calcio professionistico. La Sicilia da questo punto di vista ha un potenziale enorme, ha tutto per crescere e il calcio può essere un veicolo importante per la crescita della regione e della città.
L'anno scorso abbiamo inaugurato la prima edizione del Camp ed è andata abbastanza bene. Quando sono venuto in Sicilia, ho visto ragazzi che hanno tanta voglia di giocare a calcio, di imparare e crescere. Ci sono anche delle buone strutture, ma tante persone che lavorano in questo settore lo fanno principalmente per il business. In tanti illudono i ragazzi, gli raccontano che faranno grandi cose ma spesso non hanno il coraggio di essere diretti, purtroppo in Sicilia spesso si fatica a raccontare la verità.
Il mio è un lavoro basato sul trovare giovani di animo e con voglia di imparare, e con il Palermo Summer Football Campus cerchiamo talenti che possano affrontare il mondo del calcio professionistico, che non è semplice. A volte devo essere duro e diretto e dire loro che il loro futuro non è nel cacio, ma credo che sia meglio di dare false speranze. Guadagnare soldi sui sogni dei ragazzini non mi interessa, vogliamo dare loro un’opportunità. Da questo punto di vista al nord si lavora con più serietà e senza illudere le persone, purtroppo ci sono delle differenze abissali, ma è proprio per questo che vengo in Sicilia e organizzo questo Camp con Terruso. Con lui facciamo un lavoro mirato, per trovare giocatori che possano giocare in squadre professionistiche e lo facciamo con immenso piacere. Il mio sogno è riuscire a portare nel calcio più ragazzi, i giovani ci sono ma purtroppo non sempre li fanno giocare, c’è un problema da risolvere ma non è facile. Il nostro compito, e di chi fa questo lavoro, è aiutare i ragazzi a diventare dei calciatori, ma senza illuderli».
Gli anni sono passati ma Montesano non ha mai smesso di tifare rosanero e si dice anche contento della presidenza Mirri «Sinceramente sono felice per il presidente Mirri, è una persona che apprezzo e che ammiro per quello che ha fatto. Penso sia una fortuna averlo, tanta gente l'ha criticato e adesso sale sul carro del vincitore, ne criticavano l'operato e intanto, piano piano, la squadra è arrivata in finale. Speriamo quest'anno il Palermo salga, non voglio essere di malaugurio, il calcio è strano. Bisogna stare all’erta, si fa bene a sperare per la vittoria ma la partita dura 90 minuti. Il Palermo merita la serie B, anche se con squadre come Parma e Cagliari, più che una Serie B sarà un campionato di A2».
Giampaolo Montesano è ancora un idolo nella sua amata Sicilia e il legame con questa terra è profondo e indissolubile «oggi ho una bella famiglia e non mi manca nulla. Se ho tutto questo lo devo anche e soprattutto alla città di Palermo che mi ha fatto diventare qualcuno e mi ha dato la possibilità di giocare a certi livelli, ha creduto in me e mi ha gratificato. Grazie ai palermitani la mia vita è cambiata e oggi, anche se non faccio più parte del Palermo Calcio, tifo sempre Palermo. É la mia squadra del cuore».
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