MOBILITÀ
Panorami mozzafiato, pietra lavica e verde: la pista ciclabile mai inaugurata in Sicilia
Uno spettacolare percorso tra Castiglione di Sicilia e Linguaglossa tra lampioni artistici, vista sulle gole dell'Alcantara e natura: circa 15 milioni di euro spesi e ora è in crollo
Una galleria della pista ciclabile Castiglione - Linguaglossa (foto Lucio Russo)
Stiamo parlando della pista ciclabile Castiglione di Sicilia – Linguaglossa o Strada Costa (nomen omen): uno spettacolare percorso per biciclette voluto dal comune di Castiglione nel 2000 al posto del progetto per una camionabile tra i due paesi etnei, sfruttando un vecchio tracciato ferroviario.
Vent’anni per completare un iter fatto di appalti, modifiche progettuali e ricorsi al Tar, costato praticamente la bellezza di circa 2.200 euro a metro.
Una ciclabile tra l’altro che, su carta, doveva essere super-accessoriata grazie all’illuminazione bassa con accensione tramite sensori di movimento, lampioni artistici e parte del fondo in basolato di pietra lavica dell’Etna, of course.
I circa 7 chilometri della ciclabile "più cara al mondo" dovevano essere inaugurati nel 2006, ma a causa di «molti problemi nell’esecuzione dei lavori di collaudo» come ha ricordato l’ex assessore allo Spor Giuseppe Lupo intervistato da "Striscia La Notizia" nel 2015, la struttura è rimasta abbandonata e alla completa mercé di intemperie e fenomeni naturali.
Una situazione paradossale, visto che non si può chiederne lo stato di calamità, a causa dei mancati collaudi tecnici sulla struttura.
Cordoli di protezione ormai snervati, sede stradale allagata o invasa da terra e sabbia vulcanica, gallerie pericolanti con grandi porzioni di intonaco rimosse dall’umidità e con conseguente caduta di calcinacci, ormai la Strada Costa è diventato uno dei tanti simboli di spreco di denaro pubblico.
Come dimostrano però foto e video caricati sul web, sono ancora tanti gli utenti (anche stranieri) che abusivamente percorrono la pista dovendosi ovviamente fermare in prossimità di una grossa frana che ha completamente distrutto un tratto dell’opera. Una situazione piuttosto pericolosa a causa della totale assenza di manutenzione della strada: semplicemente è come se non esistesse.
L’itinerario, caratterizzato da numerose gallerie, ponti e spettacolari vedute sulla valle dell’Alcantara, (un bel parco fluviale di cui parliamo qui) avrebbe permesso di godere appieno della campagna etnea tra alberi di ulivo, vigneti e boschetti naturali, percorrendo con la propria due ruote un itinerario sicuro e lontano dal caos di macchine e mezzi a motore.
Oggi invece è la natura a riappropriarsi dell’opera: un panorama che ricorda i paesaggi del bellissimo libro “Il Mondo Senza di Noi” in cui Alan Weisman prova ad immagine come reagirebbe la natura se all’improvviso l’uomo sparisse dalla Terra. Prendiamola con filosofia, che è meglio.
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