IN-POST-AZIONI
Palermo "perde" il Fiume Oreto e Barcarello: e la Sicilia affonda per manifesta incapacità
Il fatto che metà dei progetti presentati siano stati dichiarati inammissibili, invita ad una riflessione più ampia su questi benedetti fondi europei e la loro gestione
La passeggiata in legno sul lungomare di Barcarello (foto facebook Vincenzo Di Stefano)
Il progetto di riqualificazione del fiume Oreto non è stato finanziato. Alla ricerca di un facile consenso potrei puntare il dito contro questo o quel politico inadeguato. Ma ho deciso di congelare il mio rancore e provare ad approfondire questo risultato cosi deludente ed amaro.
I fatti sono che nell’ambito della Azione 6.6.1. del PO-Fesr per oltre 13 milioni di euro è stato presentato e definito irricevibile dall’ente erogante (Assessorato Territorio ed Ambiente) per carenza documentale un progetto di riqualificazione relativo al tratto della Foce dell’Oreto e della costa.
Sempre nella stessa misura è irricevibile il progetto della Città di Palermo di riqualificazione di Barcarello, in questo caso oltre che per carenza documentale anche perché non allineato con le finalità del bando. Palermo riceverà invece un finanziamento di 1.186.000 euro per la qualificazione dell’Addaura.
La misura 6.6.1 nel suo complesso vale circa 16 milioni di euro. Si tratta di fondi destinati al recupero di aree ambientali. Il bando prevedeva progetti dotati di tutte le autorizzazioni necessarie, i due progetti ritenuti inammissibili del comune di Palermo non avevano questi requisiti.
In totale sono stati presentati 96 progetti da enti locali siciliani. Di questi la metà hanno superato l’istruttoria, mentre un’altra metà non sono stati ammessi per le ragioni dette uno su due mi pare una media inaccettabile. Palermo in questa amara classifica non è sola, hanno presentato progetti non ammessi anche Catania, Siracusa, Caltanissetta, Marsala e molti altri comuni minori.
Ho sentito gli uffici regionali. Il bando è stato pubblicato a novembre 2019 e chiuso con varie proroghe il 31 luglio 2020.
Per nove mesi, mi viene confermato anche da amici che lavorano in assessorato, gli uffici regionali si sono attivati per supportare in ogni modo possibile le amministrazioni comunali perché producessero i documenti necessari alla partecipazione al bando. Come ormai sappiamo i soldi non mancano e quindi l’idea era finanziare il più possibile interventi di riqualificazione, in un territorio come quello siciliano che ne ha grande bisogno.
Il fatto che metà dei progetti presentati, nonostante il supporto istruttorio dell’ente erogante, ed oltre nove mesi a disposizione per elaborare i progetti ed ottenere le autorizzazioni, siano stati dichiarati inammissibili, mi pare la questione centrale ed invita ad una riflessione più ampia su questi benedetti fondi europei e la loro gestione.
La struttura dei finanziamenti europei si basa su una logica detta bottom up, ovvero i finanziamenti vengono erogati sulla base delle esigenze dei territori, queste esigenze sono concretizzate in progetti. Questo è l’opposto della struttura di finanziamenti dall’alto, i famosi finanziamenti a pioggia, che tanto hanno contribuito al dispendio inutile di risorse pubbliche.
Ovviamente la logica di finanziamenti bottom-up necessita che chi sta in basso sia in grado di elaborare una progettualità coerente con le proprie esigenze. Il dato è che gli enti locali siciliani non si sono mai attrezzati, e l’assessorato alla programmazione non ha mai fatto si che si attrezzassero, per gestire questa modalità progettuale.
I risultati sono evidenti nello stato di degrado di tutte le infrastrutture primarie e nella quantità di soldi che ad ogni chiusura di ciclo mandiamo indietro verso quei paesi europei meglio attrezzati di noi.
Se da una parte è comprensibile come piccoli comuni non dispongano di risorse tecniche adeguate, (anche se per la verità alcuni comuni virtuosi come nelle Madonie hanno superato il problema con società comuni di progettazione come la So.Svi.Ma. – Società di Sviluppo delle Madonie). Io credo che sia incomprensibile ed incaccettabile che questa incapacità progettuale sia in capo al capoluogo di regione. Che dispone di mezzi economici, strutture organizzative ed esigenze di ben altra consistenza.
Purtroppo io credo che il punto non sia il mancato finanziamento di questo o quell’intervento, ma l’assenza di strutture tecniche in grado di affrontare in modo strutturale la questione fondi e loro gestione mediante progettualità coerente. In questo le responsabilità politiche dell’attuale sindaco sono enormi, e non per questo o quel progetto che per ragioni varie può non essere finanziato.
Ma perché in oltre trenta anni di sindacatura non ha mai messo mano ad una riorganizzazione funzionale della macchina comunale. Però credo che puntare il dito contro un uomo politico ormai al crepuscolo sia del tutto inutile e che serva affrontare in modo responsabile il problema andando oltre la ricerca di colpevoli verso la ricerca di soluzioni.
Da una parte guardo con amarezza l’opportunità perduta di questo ennesimo progetto inadeguato, ma dall’altra mi fa ancora più paura avere chiaro che non è un episodio, ma l’effetto di una inadeguatezza strutturale del nostro sistema, una inadeguatezza della quale nessuno si prende cura.
Ecco, quando sento parlare di elezioni comunali mi piacerebbe piuttosto che leggere girandole di nomi, più o meno credibili, che i vari attori in campo ponessero ipotesi per affrontare e risolvere questo genere di problemi strutturali. Che a mio avviso sono l’essenza su cui è costruita la nostra arretratezza ed il nostro degrado.
Fino ad allora non chiedetemi di raccogliere altre firme per progetti civici. Perché temo sia solo tempo sprecato.
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