STORIE
Palermo e quelle case che sono musei: libri, quadri e monili preziosi per gli occhi di pochi
Vi portiamo a casa-museo di Tommaso Romano, poeta, filosofo, editore, nonché fondatore della casa editrice Thule, che quest'anno celebra il suo cinquantesimo anno di attività
Interno della casa di Tommaso Romano (foto concessa dal proprietario)
Ogni Anfitrione che si rispetti, non ospita in maniera incondizionata, essere ricevuti può presupporre l’aiuto di un Pigmalione: il mio, per due dimore, ha avuto le fattezze di una musa bionda colta e raffinata. Luoghi inaspettati e privati non per tutti, che bisogna cogliere come un privilegio. La prima soglia varcata è quella della casa-museo del Poeta Filosofo Editore, Tommaso Romano.
Aveva 14 anni quando pubblicò Il suo primo volume di poesie “Rime Sparse” e 16 anni quando realizzò la Casa Editrice Thule, che quest'anno celebra il suo cinquantesimo anno di attività. L’emozione inizia quando chiuse le porte dell’antico ascensore di legno, come in un percorso iniziatico, lentamente salgo fino al terzo piano. Entrare nelle “Stanze di Thule”, vuol dire compiere un viaggio alla ricerca dell’isola “ estrema”, iperborea, leggendaria, perfetta; varcare quella soglia è in un certo senso giungere alla fine del mondo conosciuto, quello di rara bruttezza, massificazione, improvvisazione, per entrare nello stupore sublime.
L’Archivio storico di questa dimora, sede della fondazione, raccoglie non solo una biblioteca di oltre 15.000 libri, ma un’emeroteca, collezioni private ed epistolari. In una conversazione su un canale televisivo, la mia guida ebbe modo di chiedere al “padrone di casa” se avesse letto tutti quei libri, la risposta fu. “Ne ho letti molti di più”, tratto distintivo di quella “bibliofollia” come da lui stesso definita.
Cultore e collezionista d’arte, ha reso questa casa-museo unica, inserita sul sito di “ Italialiberty” è consigliata come una delle tappe irrinunciabili per gli appassionati di questo stile, da molti considerato come espressione di civiltà. Tommaso Romano, persona autentica, e come giustamente ha detto in un’intervista il Professor Lo Bue, “ mai personaggio”, è consapevole dello stupore che provoca il suo “ Mosaicosmo”; osserva il visitatore con un sorriso accennato di compiacimento e colta ironia.
Annichilita sul divano, nel salone Primavera, cerco di intavolare una conversazione che non sembri banale e ovvia, così sfoglio il libro sul '50 della sua Casa Editrice. Il catalogo ha oltre un migliaio di volumi, di grandi scrittori e opere prime di autori che diventeranno poi famosi. Thule è una operazione culturale di straordinaria qualità, vitalità e vivacità. Chiedo notizie su autori e libri, sulle foto che lo ritraggono con artisti, scrittori, politici, studiosi, pittori.
Una fra tutti mi coglie impreparata e mi commuove è la foto con il grande storico delle religioni, Mircea Eliade. Impossibile nascondere l’emozione, il padrone di casa abituato a cimentarsi con i moti dell’anima, la coglie immediatamente. Eliade è stato il mio “faro” sia per gli studi universitari in Storia delle Religioni, ma anche per quesiti esistenziali.
Trovata una corrispondenza seppur piccola, iniziamo una conversazione, parliamo del suo maestro Julius Evola, e dei saggi che il filoso aveva consentito che fossero pubblicati da Thule. Discutiamo di Religione, Arte, Storia, Antropologia, Filosofia, ci confrontiamo sull’apporto della cultura araba in Sicilia, convinta del lascito, mi lascio sedurre da una posizione completamente diversa; il Professore Romano, infatti, la ridimensiona e ridefinisce, vedendo nel suo massimo fautore, Michele Amari, una profonda matrice anticlericale che potrebbe aver condizionato il pensiero.
Mentre discutiamo noto pregevolissimi acquarelli, tecnica che amo, che non ammette ripensamenti e non permette errori. Mi parla di alcuni pezzi, una veduta dell’Isola di San Giorgio, un piccolo acquarello del Principe Mago Raniero Alliata di Pietratagliata a lui donato quando era ancora in vita, mi mostra delle cartoline patriottiche di Giuseppe Amorelli realizzate con la stessa tecnica del 1917.
Impossibile inventariare memonicamente quanto ho visto, dovrei parlare dell’acquerello di Filippina Lanza di Sangiuliano, figlia di Angelina Lanza Damiani, autrice di uno dei libri a me più cari “ La casa sulla montagna”, o dell’opera di Kiyohara O’Tama, pittrice che realizzò uno stupendo affresco al Villino Caruso-Valenti e di innumerevoli altri; e come dimenticare il portale dal quale si accede a una Cappella Privata con statue, ex voto e reliquari. Ritratti, quadri, disegni mobili (alcuni dell’importante ditta Ducrot), oggetti, lampadari, arazzi, autografi, ritratti del Professore Romano, preziosi epistolari con decine di nomi illustri, pezzi da collezione che portano i nomi di D’Annunzio, Capuana, Gentile, Victor Hugo e tanti,tanti altri.
Mentre lascio l’abitazione, penso che vorrei rimanere chiusa qui, potrei nascondermi agevolmente, ma è un desiderio irrealizzabile. Esco accompagnata dal dono di due libri, da una preziosa dedica e dal quel sorriso ironico e magnetico. Ho la netta sensazione di aver varcato i limiti per approdare per un tempo, purtroppo limitato, nell’assoluta bellezza e conoscenza. È sera ringrazio l’amica Antonella Lupo, per questa opportunità, ma Lei ha un altro regalo di Natale per me, una nuova “casa” da visitare, domani.
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