Notti senza vento e luci africane: l'ode magica di García Márquez a Pantelleria
L'estate di 50 anni fa, due anni dopo l'uscita di "Cent'anni di solitudine": il 1969 vede Gabriel Garcia Marquez passare l'estate a Pantelleria e innamorarsi delle sue notti

Il profilo della costa di Pantelleria illuminato dalla luna (foto di Kemaul J.C Harrigan)
Era il luglio del 1969 e Gabriel José de la Concordia García Márquez, noto semplicemente come Gabriel García Márquez (1927 – 2014) è arrivato a Pantelleria con la moglie Mercedes, i figli e un domestico "che non sapeva nuotare e un giorno rischiò di annegare".
Era venuto a trovare la persona che aveva tradotto il suo capolavoro "Cent'anni di solitudine", in italiano, Enrico Cicogna. Gabo (così era soprannominato lo scrittore colombiano) ha sviluppato con l'isola nera un legame singolare.
«Per un anno intero avevamo atteso con ansia quell’estate libera sull’isola di Pantelleria, all’estremità meridionale della Sicilia, ed era andata proprio così durante il primo mese, finché i nostri genitori erano rimasti con noi - scrive Garcia Marquez - Ricordo ancora come un sogno la pianura solare di rocce vulcaniche, il mare eterno, la casa dipinta di calce viva fino ai gradini di ingresso, dalle cui finestre si vedevano nelle notti senza vento le croci luminose dei fari d’Africa».
Il "maestro del realismo magico" (filone attribuito a determinate opere di letteratura in cui gli elementi magici appaiono in un contesto altrimenti realistico) era innamorato.
Due anni dopo la pubblicazione di "Cent’anni" si è lasciato abbagliare dall'isola vulcanica, lunare, stirata tra due continenti e contaminata da entrambi.
Da questo amore, dopo quasi vent'anni di gestazione, nel 1992 nasce poi "Dodici racconti raminghi", racconti di luoghi scoperti viaggiando che vefono "L’estate felice della signora Forbes", ambientato sull’isola siciliana.
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