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"Noi barricati in casa stile Far West": come (non) si vive nel suk di via Maqueda

Una situazione insostenibile quella vissuta da chi abita e lavora nel centro storico. Cittadini e imprenditori corrono ai ripari. Quali sono le azioni del Comune

Sonia Sabatino
Giornalista
  • 18 ottobre 2024

Via Maqueda

Aggressioni, spaccio e furti a tutte le ore del giorno e della notte. Residenti barricati in casa e spazzatura a ogni angolo di strada. Una situazione insostenibile quella che, ormai da anni, vive chi abita o lavora in via Maqueda "bassa", nel tratto che va dai Quattro Canti a porta di Vicari, nei pressi della stazione centrale.

«Noi siamo preoccupati e spaventati – raccontano i residenti del Comitato Uniti per il Quartiere –, letteralmente barricati nei nostri appartamenti. Dopo le 18.00 non usciamo neanche per buttare la spazzatura né tantomeno possiamo invitare persone a casa, perché questo è un tratto isolato e pericoloso. Una terra di nessuno, anche perché essendo zona pedonale non passano macchine e, a differenza della parte alta di via Maqueda, non ci sono locali».

Problemi che i residenti hanno denunciato pubblicamente con una manifestazione lo scorso dicembre, quando oltre cinquecento persone hanno dato vita a una fiaccolata con l’obiettivo di chiedere maggiore sicurezza per la città ed in particolare per questa zona.
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Dopo i ripetuti episodi di violenza si registra un rafforzamento dei controlli da parte delle forze dell’ordine. «Un plauso deve andare certamente alla polizia e ai carabinieri, ma ancora c’è moltissimo da fare - dicono dal Comitato -. Purtroppo da parte dell’amministrazione comunale non abbiamo avuto ancora nessun riscontro.

Noi non chiediamo di riempire tutto con attività commerciali, come è stato fatto nel primo tratto di via Maqueda, ma non vogliamo neanche essere completamente abbandonati e lasciati alla deriva e al degrado. Questo è un tratto importante della nostra città, perché è la porta d’ingresso dei turisti che arrivano con il treno e vanno in centro storico».

Il Comune di Palermo, dal canto suo, sta procedendo con interventi che mirano alla riqualificazione di via Maqueda, ma si tratta di processi lunghi, lenti e costosi, motivo per cui nasce nella cittadinanza una percezione di immobilismo totale anche se qualcosa si muove, come spiega Giuliano Forzinetti, assessore comunale alle Attività Produttive:

«Su via Maqueda stiamo intervenendo sulla scorta del Ddl Concorrenza, per regolamentare le licenze e le nuove aperture delle attività commerciali. Abbiamo stilato un bando che prevede dei contributi alle imprese, in modo tale da incentivare l’apertura di attività nel secondo tratto di via Maqueda, in cui daremo precedenza alle attività “no food”.

Pertanto, daremo delle premialità a chi aprirà attività in settori diversi dal food and beverage, ma se non dovessimo ricevere richieste d’apertura di questo tipo, chiaramente procederemo in ordine e daremo spazio anche al settore della somministrazione».

Ma non sono soltanto i residenti a lamentarsi, ma anche la Prima circoscrizione che non si sente abbastanza coinvolta in termini decisionali: «Chiediamo più attenzione sul tratto che parte da via del Bosco e arriva fino a piazza Sant’Antonino – riferisce Antonio Nicolao, vice presidente della Prima Circoscrizione – Lo abbiamo chiesto più volte al sindaco e agli assessori, ma la circoscrizione ha avuto un maggiore declino dal punto di vista dell’istituzionalità, perché le delibere che facciamo non hanno alcun valore.

Anche quando chiediamo di essere presenti ai tavoli in cui si discute di qualsiasi discorso che ci riguarda, siamo totalmente ignorati. Ci tengo a precisare, che il Consiglio di Circoscrizione ha un costo per l'amministrazione comunale e, quindi, per i contribuenti. Per ogni seduta al consigliere spetta un cosiddetto gettone di 99 euro lordi.

Quindi ogni circoscrizione costa più di 1000 euro a seduta, per presentare mozioni e funzioni propositive. Se però non ci ascoltano, perdiamo la nostra funzione di collante tra amministrazione e cittadinanza».

Intanto, i privati corrono ai ripari e si attrezzano in vari modi per riqualificare questo tratto di via Maqueda. Da quest’estate infatti un gruppo di imprenditori organizza eventi, tra cui “Rinasce via Maqueda” in programma dal 23 ottobre al 3 novembre.

«Noi accogliamo tutte le manifestazioni che ci propongono e confidiamo sul fatto che vengano estese, in funzione del successo, delle criticità e dell’adesione di altri soggetti – precisa l’assessore comunale al Centro Storico, Maurizio Carta – Questo è l’inizio di una strategia per tornare a lavorare su via Maqueda e non escludo che a breve ci possano essere altre iniziative. È un segnale che quella strada non è più derelitta e abbandonata, ma comincia a diventare interessante.

Inoltre, adesso stiamo intervenendo con una serie di iniziative che riguardano il restauro degli edifici, infatti, a breve partirà il cantiere a Palazzo Marchese e c’è un progetto di riqualificazione degli spazi antistanti alla Fondazione Sant’Elia.

Per quanto riguarda invece la sicurezza, questo è un tema che riguarda tutti e interverremo come stiamo facendo all’Albergheria e a Piazza Magione. Sono problemi che vanno affrontati in maniera sistemica e come tale lo saranno, con tutte le criticità di un'amministrazione pubblica in piano di riequilibrio».

Proprio perché si tratta di problemi comuni a diverse zone della città, in questi giorni sta nascendo un nuovo comitato formato da cittadini e commercianti di alcune aree critiche, tra cui via Isidoro La Lumia. Risulta, però, irrealistico pensare che la giunta Lagalla possa risolvere da sola dei problemi atavici in città e cronici in tutta Italia.

Chiaramente andrebbe incrementato il numero delle forze dell’ordine in campo, per cui è necessario un intervento statale.

Un altro aspetto sul quale intervenire, sul fronte sociale, è la presenza di marginalità estreme come senza dimora e tossicodipendenti. «Da due mesi e mezzo ho ereditato la delega alla Povertà Estrema e alla Marginalità – ricorda l’assessore comunale alle Politiche Sociali, Rosi Pennino - Mi sto impegnando in tutte le direzioni per restituire ordine all’intervento di presa in carico delle persone senza fissa dimora e lo sto facendo lavorando a stretto contatto con il Dipartimento di Salute Mentale.

Stiamo tentando di partecipare ad un fondo ministeriale che si chiama "Integra" e che serve proprio per le equipe multidiscipliari su strada. Il vero problema, infatti, è che quando noi interveniamo portiamo queste persone nei dormitori spesso poi scappano, perché alle spalle ci sono storie di dipendenza, di doppia diagnosi, di disagio psichico. In questa direzione sono intervenuta per far sì che i dormitori, prima aperti solo di notte, di giorno possano restare aperti per occuparsi della presa in carico dei senza tetto».
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