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Niente più magliette col padrino in città: un Comune della Sicilia dice "no" agli stereotipi

Statuette con "i mafiusi" e calamite con la faccia del padrino. Gadget in vendita che richiamano la mafia. Una città della nostra isola non ci sta più. La nuova norma

Anna Brisciano
Collaboratrice
  • 22 agosto 2024

Quante volte ci è capitato di andare all'estero, presentarci affermando che veniamo da Palermo per poi sentirci dire: quindi sei mafioso? Un'etichetta che noi siciliani non apprezziamo ma di cui è difficile liberarsi. Eppure ci sono delle iniziative, portate avanti da alcuni enti o anche dalle istituzioni, che cercano di sdoganare questi luoghi comuni.

Un esempio è il Comune di Agrigento, che ha emanato su tutto il territorio il divieto di vendita di qualsiasi tipo di oggetto, souvenir, gadget che inneggi o semplicemente richiami “in termini positivi”, in qualunque modo e forme alla mafia e alla criminalità organizzata.

Il sindaco di Agrigento, Francesco Miccichè, ha dichiarato a proposito: «Mi sembra mortificante per tutto il popolo siciliano vendere questa immagine della nostra terra. Per chi trasgredisce la norma ci saranno anche delle multe».

Difatti, spesso siamo noi i primi promotori di questo cliché. Vendiamo gadget che ricordano la subcultura mafiosa come fosse un nostro elemento identificativo. L'esempio più tipico sono le statuette con "u mafiusu" e "a mafiusa" e le magliette, le tazze e le calamite rappresentanti la faccia del padrino, prodotti tutt'oggi molto venduti ai turisti.
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Non è un caso che all'estero ci associno ancora oggi a quell'immaginario lì. Un modo di fare ritenuto tipicamente "siculo" e riprodotto anche sui grandi schermi ogni qual volta si voglia dare forma a un qualsiasi personaggio che abbia origini siciliane, facendo come si suol dire "di tutta l'erba un fascio".

L'ultima novità che richiama questo fenomeno è il nuovo capitolo di una famosa saga videoludica chiamata "Mafia". Il noto videogioco è sempre stato ambientato in delle città immaginarie, che ricalcavano le vere metropoli degli U.S.A in cui la Mafia italo americana si contendeva i quartieri con la polizia e altri criminali organizzati.

Questa volta però il nuovo capitolo sarà ambientato in Sicilia e narrerà le vicende inventate di una cosa nostra d’inizio Novecento. Inoltre, in questo caso la serie verrà doppiata direttamente in siciliano invece che in italiano.

Nonostante il Comune di Agrigento stia lottando per eliminare dal commercio qualunque cosa che possa continuare ad alimentare questa forma di pensiero e che richiami in termini positivi il concetto di mafia, fortunatamente non è la prima volta che accade.

Nel 2021, a Cinisi, il paese di Peppino Impastato, è stato emanato il divieto di vendita di oggetti, souvenir e gadget che richiamano o inneggiano alla mafia, proprio per evitare, all'interno di di un paese che ha lottato anni e anni contro questa forma di criminalità, la commercializzazione di prodotti che possano "strizzare l'occhio" a certi comportamenti.
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